Haiti: un Paese da non lasciare solo

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Foto: Zachary Vessels da Pexels

I bisogni umanitari aumentano di giorno in giorno in seguito al sisma di magnitudo 7.2 della scala Richter che ha colpito il sud-ovest di Haiti il 14 agosto 2021. L’impatto del terremoto è aggravato dal passaggio della tempesta Grace, che con le sue forti piogge si è riversata in tre dipartimenti, ma anche dalla moltitudine di scosse minori susseguitesi nei giorni scorsi e che hanno ulteriormente danneggiato le strutture rimaste in piedi. 

Dai rapporti, ancora provvisori, sono più di 2.500 le vittime e più di 12.000 i feriti. Sono migliaia le famiglie rimaste senza riparo e si contano 650.000 persone in uno stato di grave insicurezza alimentare. L’Unicef in una nota sottolinea che le prime valutazioni condotte insieme ai funzionari statali in uno dei tre dipartimenti più duramente colpiti hanno rivelato una vasta distruzione delle scuole, a poche settimane dalla loro riapertura. Più di 115.000 case risultano danneggiate o distrutte.

C’è bisogno urgente di cibo, di ripari, di kit sanitari e soprattutto bisogna intervenire per garantire acqua e condizioni igieniche adeguate – ha dichiarato al Redattore Sociale il direttore di Caritas Italiana Francesco Soddu - perché la popolazione è adesso ancora più a rischio di malattie infettive, come il colera e il covid-19”. Frère Lozama dei Petits Frères Sainte Thérèse, conferma che la situazione è critica soprattutto nelle zone rurali, più difficilmente raggiungibili dagli aiuti ufficiali, e aggiunge: “Riscontriamo una grande solidarietà della popolazione locale che condivide con le famiglie più colpite i pochi viveri di cui dispone”.

L’organizzazione umanitaria Save the Children riporta che dopo il devastante terremoto, i bambini che vivono per le strade di Les Cayes, nell'area ovest dell'Isola, hanno un disperato bisogno di cibo, acqua e riparo. Il forte vento e le piogge della tempesta Grace hanno colpito le persone che vivono all'aperto. Secondo le stime riportate dall’organizzazione, prima del terremoto più di 1,1 milioni di persone ad Haiti era sull'orlo della carestia. Nella zona di Les Cayes, circa 160.000 persone già soffrivano la fame ogni giorno senza cibo a sufficienza.

Haiti, colpita negli ultimi dieci anni da un altro terremoto (nel 2010) e da un altro uragano (nel 2016), subisce questo disastro in un momento di estrema vulnerabilità. Dopo il brutale assassinio del presidente Moise, avvenuto circa un mese fa, il paese è affondato in un caos di violenza e sequestri perpetrato da bande armate che ha causato 19.000 sfollati dall’inizio di giugno. Un caos che, tra le varie conseguenze, ha fortemente ritardato anche la distribuzione dei vaccini contro la pandemia da covid-19.

Le persone disabili rischiano di subire l’impatto peggiore. Il terremoto del gennaio 2010 fece contare circa 222 mila morti, 300 mila feriti e “un significativo aumento del numero di persone con disabilità, inclusi circa 4 mila amputati”riportava Caritas nel dossier del 2018. Il bilancio dell'ultimo sisma è ancora provvisorio ma è probabile che peggioreranno ancora le condizioni soprattutto della popolazione più vulnerabile, come i bambini e gli adulti con disabilità. Come riporta il Redattore Sociale, secondo le stime dell’OMS - Organizzazione mondiale della Sanità, Haiti conta circa 1.041.321 disabili, il 10% della sua popolazione“Le credenze e i pregiudizi – riferisce Caritas - portano la popolazione ad avere un atteggiamento di reticenza e insensibilità verso le persone con disabilità, che di solito le porta all'isolamento”. Caritas ci conferma oggi il dato riferito nel dossier del 2018: “Sulla popolazione totale dei bambini disabili, solo il 7% partecipa a un qualsiasi percorso scolastico contro il tasso medio di scolarizzazione dei bambini senza disabilità che è del 90%. Ad Haiti sono attive circa 23 scuole speciali per bambini con disabilità, di cui tre pubbliche, mentre gli esempi di scuole regolari che praticano l’educazione inclusiva, dalla ricerca effettuata da Caritas Italiana, se ne calcolano meno di cinque”. Dopo il terremoto del 2010, una presenza internazionale, unita all’aumento dei casi di persone rimaste disabili a seguito delle ferite riportate dalla catastrofe, hanno portato all’attenzione il problema, e per la prima volta la disabilità è entrata tra le priorità in agenda, obbligando il governo e le autorità a occuparsene e ad elaborare la prima legge sull’integrazione delle persone disabili. Sono emerse dall’oscurità situazioni diffuse di emarginazione e abbandono, discriminazione e superstizione, a cui le persone con disabilità venivano sottoposte vivendo spesso forme intollerabili di segregazione, tenute nascoste dai familiari tra le mura domestiche. Possibile che il tema torni alla ribalta?

Catastrofi naturali come terremoti ed inondazioni provocano danni più gravi alle popolazioni di paesi fragili come Haiti, dove l’aspettativa di vita è di appena 66 anni (in Italia è di 83 anni), indicatore che in base ai dati elaborati dal The World Factbook della CIA posiziona il paese al 198esimo posto su un totale di 227 paesi, quasi in fondo alla “classifica” mondiale. Altri indicatori rilevano che 1 persona su 4 nel paese, pari a quasi 3 milioni di persone, non ha accesso ad acqua pulita; quasi il 40 per cento della popolazione non ha accesso a servizi igienico-sanitari come i bagni, situazione che aggrava il rischio endemico della diffusione di malattie come il colera, la diarrea, le epatiti A ed E, la febbre tifoide; vi sono in media appena 0,2 medici ogni 1.000 persone (in Italia l’indicatore è di 3,9 medici); il 10 per cento dei bambini sotto i 5 anni sono denutriti.

In molti si stanno mobilitando. Il sito RaiNews24 riporta che un team di esperti, composto da personale sanitario, ingegneri, tecnici e logisti provenienti da sei paesi dell'Unione Europea, raggiungerà Haiti. Nel gruppo, anche un medico italiano specialista in emergenze. Compito degli esperti europei sarà garantire supporto alle autorità haitiane nel coordinamento delle operazioni di soccorso e gestione dell'emergenza. L'Onu ha stanziato 8 milioni di euro che, come ha dichiarato il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, serviranno a fornire assistenza sanitaria essenziale, acqua pulita, alloggi di emergenza e servizi igienici. Anche l’UE ha stanziato i primi 3 milioni di euro per gli aiuti umanitari e la Cei ha stanziato 1 milione di euro dai fondi OttoxMille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, somma che servirà a finanziare, attraverso Caritas Italiana, interventi efficaci per rispondere alle numerose nuove necessità.

Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.

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