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La nostra crescita, per uno sviluppo davvero umano
Biologico
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Renzi all'“Expò delle idee” in preparazione della Carta di Milano: "la decrescita felice è finita e felice non è stata". Gli fa eco sia il Papa che il neo Presidente Mattarella che auspicano un altro modello economico, più inclusivo. Secondo me Renzi ha straragione. Necessitiamo di crescita con il segno (+) positivo. Noi ci aggiungiamo anche quale.
+ redistribuzione di ricchezza. Dall'inizio della crisi – 2008 - le dieci famiglie più ricche d'Italia fanno bingo. E raddoppiano il loro patrimonio. Ne escono “vincenti” i Ferrero, i Perfetti nell'alimentare; nella moda e lusso: Del Vecchio di Luxottica, Giorgio Armani, Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, Renzo Rosso. Nella farmaceutica e nell'industria ad alto contenuto tecnologico Stefano Pessina o i Rocca di Techint. Ma nel mondo le cose stanno ancora peggio. Secondo il rapporto “Grandi disuguaglianze” di Oxfam si rischia di avere pochi “Paperoni” nel pianeta ma sempre più poveri nel mondo e si stima che entro il 2016 un minuscolo gruppo di miliardari, l’1% della popolazione, avrà più ricchezze del restante 99% del mondo.
+ scuola per tutti. Solo i violenti bruciano i libri come sta accadendo tristemente in Iraq ove regnava la cultura del meticciato. Ma sono soprattutto i sud del mondo a soffrire di risorse pubbliche per la scuola e che conoscono tassi di abbandono anche della primaria elevati. Vi sono delle eccezioni come il Rwanda o il Bangladesh.
+ salute. Sono piuttosto contrario ad estendere il nostro modello socio sanitario ovunque nel mondo, come peraltro vorrebbe fare Emergency. Trovo molto più saggio l'approccio della CBR – Riabilitazione su base Comunitaria provenendo da quegli studi. In Venezuela, per esempio, la cooperazione sanitaria cubana ha fatto miracoli. Altro che i primari ed i baroni di casa nostra. Pensiamo alla Mision Barrio Adentro (letteralmente “dentro il quartiere”), dedicata all'assistenza sanitaria nei quartieri popolari, ove sono stati istituiti consultori medici famigliari, centri diagnostici integrati e centri ospedalieri specializzati.
+ finanza etica e meno banche che premono il grilletto. Noi di Unimondo abbiamo sempre avuto una predilezione per questo tema. Ad onor del vero prefiguravamo la crisi ancor prima del 2008 perchè non ci fidavamo della speculazione delle holding bancarie ma molto più dei circuiti di microcredito e microfinanza o dei fondi etici. Ma dopo 15 anni di diffusione della campagna sulle banche armate meritiamo più ascolto. Soprattutto dagli speculatori incalliti che inseguono grandi guadagni in breve tempo e che nascondono sempre traffici poco chiari.
+ commercio equo e – iniquo. Non mi fermo solo al paradigma mondiale ove il comes è maestro creando in decine d'anni ottime produzioni nei sud del mondo ma anche a quello nazionale. Come afferma Becchetti: il cittadino consumatore “può scegliere quelle che smaltiscono correttamente gli scarti, quelle che ripartiscono equamente gli utili tra tutti gli stakeholder, quelle che si adoperano per eliminare ogni condizione di degrado nella vita dei lavoratori, quelle che coinvolgono i lavoratori e li rispettano, quelle che non eludono il fisco, che non corrompono, che non delocalizzano in Paesi con mano d'opera a basso costo e che non si rifugiano nei paradisi fiscali”. Insomma, votano con il portafoglio per dirla con Zanotelli. La campagna “scopri il marchio” ci può aiutare a discernere.
+ bio e – ogm. La crociata salutista di Michelle Obama, avversata dai fast food, ha aiutato la crescita dell'organic food negli Stati Uniti che sono comunque i consumatori del 50% del bio mondiale. E l'Italia ove il bio sta crescendo con un lusinghiero 59% dei consumatori che hanno acquistato naturale si presenterà all'expo 2015 con un no agli OGM. Non male come biglietto da visita.
+ diplomazia. Istituzionale, popolare, parallela ma qui se vogliamo fermare la corsa agli armamenti prodotta dai 36 conflitti in atto non possiamo che aumentare le relazioni, gli incontri, i network, i flussi perchè nessuno Stato è canaglia. Certo; a disincentivare il dialogo sono i fabbricanti di morte ma non dobbiamo cessare di creare ponti. La cooperazione internazionale, il servizio civile sono solo alcune modalità ma la diplomazia deve favorire la scomparsa di costosissimi eserciti nazionali per adire a forze internazionali di pace più ampie. Come per noi potrebbe essere l'Europa. Come mondo non possiamo più permetterci di buttare dalla finestra 5 miliardi di euro al giorno per armarci anziché amarci.
+ comunità. E qui non mi riferisco ai sud ma ai tristi nord che sono individualisti ove le relazioni si sono rinsecchite. Eppure la risposta a minori risorse finanziarie sono più relazioni; più comunità. Un tempo ci si aiutava era il leit motiv. Un tempo è l'oggi.
Ecco, questo tipo di crescita ci convince.
Fabio Pipinato

Sono un fisioterapista laureato in scienze politiche. Ho cooperato in Rwanda e Kenya. Sono stato parte della segreteria organizzativa dell'Unip di Rovereto. Come primo direttore di Unimondo ho seguito la comunicazione della campagna Sdebitarsi e coniato il marchio “World Social Forum”. Già presidente di Mandacarù, di Ipsia del trentino (Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli) e CTA Trentino (Centro Turistico Acli) sono l'attuale presidente di AcliViaggi. Curo relazioni e piante.