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Che fine ha fatto il Green Deal?
Biologico
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Foto: Associazione CampiAperti
Sembra passato un secolo da quando l’Europa sbandierava il Green Deal per superare il neoliberismo in direzione di una società più ecologica. La corsa alle armi ha messo una pietra tombale su quella enorme riforma. Il fallimento dell’operazione non sta nella sua eccessiva radicalità, ma al contrario nella sua titubanza. Una autentica transizione energetica ed ecologica – scrivono Paolo Cacciari e Aldo Femia nella rivista Quaderni della decrescita – si può affermare solo nel quadro di un superamento delle regole del gioco del mercato, ovvero dei paradigmi sociali capitalistici: modi di produzione, stili di vita, sistemi di valori.
Nel breve arco di una legislatura il Green Deal 1 ha attraversato i cieli d’Europa come una meteora. A provocarne l’inabissamento sono stati, prima, l’emergenza sanitaria generata dalla pandemia da Covid, poi la crisi delle forniture di combustibili fossili, quindi l’inflazione, la recessione produttiva e persino le accise sul diesel dei trattori, infine è arrivata la chiamata generale alle armi contro la nuova “minaccia esistenziale”: la Russia 2. La crisi climatica e – tanto più – quella ecologica sono scese dalla prima all’ultima delle preoccupazioni dei governanti. Questo mutamento di interesse è vero anche per le cittadine e i cittadini europei? Una incognita a cui le prossime elezioni potrebbero fornire qualche risposta e a cui è appeso il futuro del Green Deal.
Eppure sulla sostenibilità le cancellerie europee avevano costruito la loro immagine moderna e progressista mettendo in gioco il prestigio dell’“alleanza Ursula” tra conservatori, liberali, socialdemocratici e (spesso) verdi. La retorica delle “future generazioni” e della “lotta al cambiamento climatico” aveva contrassegnato l’“ambizioso” discorso pubblico della Commissione europea fin dal momento del suo insediamento. La “transizione ecologica” veniva indicata anche in campo economico come leva per superare le austere dottrine neoliberiste (in auge ininterrottamente da trent’anni, dal Trattato di Maastricht) a favore della riscoperta dei criteri keynesiani declinati in chiave green. La “crescita verde”, l’“economia circolare”, il decoupling (la teoria della dissociazione tra aumento del Pil e pressioni e impatti sull’ambiente, che consente di salvare l’obiettivo della crescita infinita), l’efficientizzazione e la decarbonizzazione energetica, gli standard ESG (Environmental and Social Governance) certificati da una “tassonomia” applicata a monte sugli investimenti finanziabili, l’ETS (Emissions Trading System, nient’altro che un mercato delle autorizzazioni all’emissione di gas climalteranti), le tasse ecologiche imposte anche all’importazione delle merci extraUE, lo Zero Net Land Take… ed altri complicati stratagemmi tecnocratici avrebbero posto l’Europa alla guida di un cambiamento epocale, persino morale, oltre che tecnologico, costringendo i recalcitranti Stati Uniti (Trump si era ritirato dall’Accordo di Parigi) e Cina (penosamente soffocata dai gas di scarico) a seguirla verso un mondo più pulito e più giusto: “nessuno sarà lasciato indietro” – si diceva. Insomma, l’European Green Deal (proposto da Ursula von der Leyen nel novembre del 2019) si presentava come un vasto programma capace di implementare le politiche europee in ogni settore economico attraverso una impressionante serie di raccomandazioni, direttive e regolamenti: Regolamento sulla Tassonomia degli investimenti (2020), Legge sul clima (2021), Next Generation Eu (2021), Farm to Fork Strategy (2022), Fit for 55 (2022), REPower Eu (2022), CBAM, Carbon Border Adjustment Mechanism (2023), direttiva sulla estensione dell’applicazione a tutte le società quotate in borsa della Corporate Sustainability Reporting Directive (2022), Nature Restoration Law (proposta nel 2023), Regolamento sulle catene di approvvigionamento a deforestazione zero (2023), Sustainability Due Diligence Directive (2024), estensione del regolamento sui conti ambientali (in attesa dell’approvazione formale). Ma molti di questi provvedimenti, alla fine di estenuanti trattative tra Parlamento, Commissione, Consiglio e stati nazionali si sono via via svuotati di contenuti o arenati del tutto. La loro applicazione e implementazione, poi, è affidata a procedure complesse, a sistemi di controllo farraginosi e richiede la creazione di apparati burocratici costosi e sgraditi sia alle imprese che dovrebbero subirli, sia alle amministrazioni dei singoli stati che dovrebbero attuarli. Non si contano i contenziosi e rimangono aperti ampi margini di elusione (in particolare per le verifiche di impatto ambientale), se non di truffe da parte delle imprese (tanto che si è reso necessario proporre una direttiva contro le pratiche di greenwashing, la Green claims) e di aperto boicottaggio da parte di alcuni stati.
Sempre più lontani dai target
Tra gli ultimi clamorosi voltafaccia c’è il ritiro della proposta di regolamento Sur (Sustainable Use Regulation), in applicazione della strategia Farm to Fork, “dalla fattoria alla forchetta”, lungo tutta la filiera agroalimentare per realizzare un sistema “giusto, sano e rispettoso dell’ambiente”. Il suo obiettivo concreto era dimezzare l’uso dei fitofarmaci e pesticidi chimici più pericolosi entro il 2030. Il Sur è stato l’agnello sacrificale offerto per chetare i bollenti spiriti degli agricoltori scesi nelle strade di mezza Europa con i loro potenti trattori diesel (sussidiati). Per la verità la proposta di regolamento era già stata respinta dal Parlamento europeo nel novembre dello scorso anno, ben prima delle proteste, sotto il tiro incrociato dei Verdi che giudicavano la proposta troppo debole, e del Partito popolare alleato alle destre perché, al contrario, troppo limitante le attività delle grandi imprese dell’industria agrochimica. Ciò a conferma di quanto affermano da tempo la Confédération Paysanne, Via Campesina e le varie reti dei contadini biologici: l’agroindustria megaintensiva, sintetica, digitale, “di precisione”, biotecnologica… non va d’accordo con la preservazione dei cicli vitali del suolo...