Arte, ingegno e collettività: la creatività condivisa salverà il mondo?

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Il nostro Pianeta diventa ogni giorno più caldo. Il decennio 2001-2010 ha visto le più alte temperature dei tempi moderni, e se la tendenza rimane questa presto verrà raggiunto il picco degli ultimi due milioni di anni. Ce lo dice a gran voce Greenpeace, promuovendo la campagna Salviamo il clima. C’è però un’altra temperatura che continua a salire, e che invece, udite udite, fa bene alla Terra. È la temperatura creativa del Pianeta, quella che lavora per scaldare ingegni, cuori e comunità a lavorare nella stessa direzione con un obiettivo preciso: proporre iniziative, comportamenti e strumenti utili a rendere il mondo più vivibile, rispettandone diversità e i ritmi e valorizzando la sostenibilità in molteplici forme. Un magazine internazionale che raccoglie idee e buone prassi in questa direzione è Ubiq. Cool stories about cool people, inserito nel palinsesto di seconda serata del canale Rai 5. Si tratta di una rete di curiosi videomaker iscritti a Userfarm.com in viaggio alla ricerca di storie da ogni angolo del mondo e su ogni tema (non a caso, ubiq), per intercettare i “creativi del fare”, raccogliere stili di vita, esperienze e idee che “fanno tendenza”. E questa volta importa poco se poco ci convince la massificazione dei comportamenti. Quando questi comportamenti sono buoni e ci spingono verso decisioni e scelte più consapevoli o, se anche non così ragionati, ci fanno comunque agire in modo migliore… ben venga che siano diffusi capillarmente e che comincino ad “andare di moda”. Individuare, conoscere e, perché no, prendere spunto e imitare i costruttori di nuove idee fa diventare noi stessi creatori di futuro.

E allora, per sognare un po’ con i piedi ben piantati per terra e renderci conto che la vita che vogliamo e possiamo avere non è poi così distante da dove siamo… vediamo alcune delle schegge raccolte. A partire da Boston per esempio, e da Public Lab, una comunità di scienza e tecnologia libera che sviluppa e applica strumenti open-source all’esplorazione ambientale e all’investigazione. Fondata dall’attivista Jeffrey Warren insieme a un gruppo di makers sensibili ai problemi ambientali, il collettivo autoproduce dispositivi per controllare l’inquinamento. Attraverso la democratizzazione di tecniche fai-da-te, a basso costo e accessibili a tutti, Public Lab crea una rete di collaboratori che attivamente re-immaginano le relazioni uomo-ambiente. Il cuore del programma si focalizza sulla “scienza civica”, che lavora alla ricerca di metodi e programmi hardware e software open source per generare conoscenza e condividere dati, con lo scopo di migliorare l’abilità di comunità meno servite a identificare, porre rimedio e creare consapevolezza e affidabilità riguardo questioni di rilevanza ambientale. Public Lab mette a disposizione online e offline formazione, educazione e supporto, e centra l’attenzione su risultati che siano localmente rilevanti e mettano in luce la capacità e la conoscenza umane. Oltre ai costi contenuti e all’uso creativo della tecnologia, i progetti devono evidenziare facilità di utilizzo, partecipazione pubblica, semplicità nella comunicazione dei dati, alta qualità e rilevanza socio-ambientale dei progetti implementati.

Ma un laboratorio scientifico della e per la collettività non è l’unico esempio tra le tante possibilità di vivere responsabilmente. Interessante è anche l’esperienza di MOVE Latinoamerica, un movimento energetico-educativo nato in Cile in cui educazione, scienza, tecnologia, sport, arte e cultura sono in sinergia con il governo, le università, le imprese e le comunità per perseguire un obiettivo comune che, ancora una volta, è la cura per l’ambiente. Come? Con il contributo di un gruppo di avventurose e poliedriche personalità che percorrono il Cile da nord a sud a bordo di un eco-bus alimentato da scarti di oli vegetali e conosciuto come “Ecomicro“. Ecomicro, mentre incoraggia il riutilizzo dei rifiuti, funge allo stesso tempo da piattaforma mobile per una serie di attività di riciclo e sensibilizzazione sull’uso delle energie rinnovabili, e promuove l’arte e gli sport d’avventura, anche grazie alle professionalità che partecipano (dal professore di ecoturismo dell’Università di San Sebastian, al climber messicano Javier Perez, all’esperto di arti audio video, all’attore Francisco Polla, alla giornalista). Questa “casa su ruote” prevede una serie di laboratori da proporre nelle scuole: tra questi grande successo riscuote “Juanita la Musicleta“: si tratta di una bicicletta musicale, ovvero dello stereo di bordo del bus, alimentato da pannelli solari e funzionante anche grazie a un generatore a pedali. Lo scopo del progetto è quello di completare la prima attraversata del Cile in un anno per creare una rete di contatti che permetta di lavorare, durante il viaggio di ritorno, a un progetto di educazione ambientale patrocinato, tra gli altri, anche dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero delle comunicazioni e dei trasporti cileni.

L’ultima finestra cui vale la pena affacciarsi in questo assaggio di buone prassi è quella su Agua de Niebla de Canarias, un’azienda spagnola dedicata allo sviluppo e all’implementazione di sistemi di produzione di acqua. E cos’ha di speciale un’azienda che imbottiglia acqua? Theo Hernando Olmo e Ricardo Gil, rispettivamente ingegnere e architetto, hanno inventato nell’isola di Gran Canaria degli apparecchi molto speciali: catturando la nebbia e le precipitazioni riescono a imbottigliare acqua direttamente dalle nuvole! Con più di 10 anni di esperienza scientifica e professionale nel settore, l’azienda ha sviluppato e brevettato i “captadores NRP 3.0“, raccoglitori tridimensionali pensati per contribuire allo sviluppo e al perfezionamento di sistemi capaci di ottenere acqua di qualità e in zone isolate senza necessità di strumentazione alimentata tramite energia elettrica. L’acqua catturata dalle nuvole si è rivelata essere una risorsa idrica sostenibile non solo con ampie applicazioni nell’ambito di attività agricole, forestali e di allevamento ma anche come acqua potabile. Pensate che in un giorno si possono raccogliere più di 30.000 litri d’acqua di alta qualità!

Il nostro personale contributo a sostegno di iniziative come queste viene anche dal raccontarle perché diffondere – e fare proprie – buone prassi, ne siamo certi, rappresenta l’unico futuro possibile per il nostro Pianeta. Cosa aspettate? Raccontateci le vostre idee e passate parola… riaggiustando l’affermazione che conclude il film Into the Wild potremmo dire che “la creatività è autentica solo se condivisa”.

Anna Molinari

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