Panama: Ripristinati i diritti dei lavoratori

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C'è voluto del tempo ma alla fine il governo panamense ha fatto un passo indietro, e anche se il presidente dello stato centroamericano Ricardi Martinelli ha dichiarato che “ non ci sono stati nè vincitori né vinti” un vincitore forse c'è: il popolo di Panama. A oltre tre mesi dalle numerose manifestazioni di protesta e dallo sciopero generale che ha bloccato Panama il 13 luglio scorso finalmente, i panamensi che chiedevano il ritiro della Legge 30 hanno potuto tirare un sospiro di sollievo.

La famigerata legge - che tra le altre cose limitava fortemente il diritto di sciopero dei lavoratori - è stata abrogata lo scorso 10 ottobre dopo giorni di negoziazione del cosiddetto Tavolo di Dialogo tra il governo e membri della società civile, sindacati, ambientalisti, difensori dei diritti umani. Al suo posto sono state presentate 6 proposte di legge.

Dopo aver ricevuto i documenti dal Tavolo del Dialogo che ha analizzato la Legge 30 del giugno 2010, il Consiglio di Gabinetto in una riunione straordinaria ha approvato i sei progetti di legge che cancellano la precedente legge. Risulta quindi che 19 articoli rimangono invariati, 19 modificati e uno abrogato.

Il presidente Ricardo Martinelli ha affermato che “ il risultato del dialogo dimostra che tutte le volte che mettiamo gli interessi del popolo prima degli interessi personali e politici possiamo realizzare qualunque accordo di cui possa beneficiare il paese”. Dichiarazioni forse inopportune dato che le proteste sono costate la vita a un numero ancora imprecisato di persone e molte soffrono ancora le conseguenze di una brutale repressione.

E' comunque un risultato importante: numerosi rappresentanti dei movimenti sindacali, degli ambientalisti e difensori dei diritti umani sono d'accordo nell'affermare che anche se non si è ottenuto il 100% delle richieste avanzate, gli accordi costituiscono un trionfo per il movimento popolare e onorano la memoria dei morti durante la repressione delle forze dell'ordine di Bocas del Toro.

Le rivendicazioni del popolo nelle strade, la capacità di negoziazione e discussione dei rappresentanti popolari, le posizioni ferme e convinte, la solidarietà internazionale ricevuta da diverse parti del mondo, sono stati i fattori determinanti per ottenere un risultato nel cosiddetto Tavolo di Dialogo sulla legge 30, che gli attivisti impegnati nelle denunce e nel rifiuto della legge considerano un trionfo del popololo.

Secondo Genaro Lopes dirigente sindacale del Sindacato Unico Nazionale dei Lavoratori nelle Costruzioni SUNTRACS “le lezioni imparate sono molte. Il movimento sociale si è mantenuto attivo, generando azioni di mobilitazione e presentando argomentazioni inconfutabili sulle ricadute negative del progetto. La solidarietà internazionale - continua Lopes - è stata un altro punto chiave, centinaia di lettere di condanna della violenza e violazione dei diritti umani inviate al governo, la carovana di solidarietà dal Messico fino a Panama, le manifestazioni davanti alle ambasciate del paese centroamericano in vari paesi del mondo”.

Anche se rimangono altri aspetti da risolvere e importanti obiettivi da raggiungere, “si è riusciti a frenare le politiche del Governo Martinelli, dirette a indebolire e liquidare le organizzazioni sindacali e privarle dei diritti dei lavoratori come il diritto allo sciopero, alla contrattazione collettiva e poter disporre in maniera autonoma delle proprie risorse finanziarie ottenute con la quota di iscrizione al sindacato” si legge nell'editoriale della Voz del SUNTRACS (in.pdf).

Anche se i risultati del Tavolo di Dialogo sono a tratti contraddittori, la soddisfazione dei panamensi è per essere riusciti a eliminare almeno i punti più controversi della legge anche se c'è ancora molto lavoro da fare. I risultati più importanti sono sicuramente il ristabilito diritto di sciopero per i lavoratori, il diritto di poter disporre delle quote sindacali e il ripristino degli studi di impatto ambientale.

Si mantiene però la legge Carcaelazo, che criminalizza le proteste della società civile, “attualmente 149 persone che hanno partecipato alle manifestazioni hanno un procedimento penale in corso - denunciano dall'Unidad de Lucha Integral del Pueblo - e il governo non ha accettato la proposta di incarcerare preventivamente le forze dell'ordine in flagranza di abuso di autorità”, uno degli obiettivi della lotta del popolo delle proteste. Il dirigente Francisco Paz della Confederazione Nazionale dell'Unità Sindacale Indipendente CONUSI, ha dichiarato che “uno degli aspetti centrali era la legge sulla polizia, che dava praticamente alla polizia la licenza di uccidere durante manifestazioni di protesta, senza avere nessuna conseguenza, questo era considerato da molti come un attentato ai diritti umani”.

Solo due giorni prima dell'approvazione dei 6 progetti di legge in sostituzione della legge 30, si era tenuta un'ultima manifestazione, una specie di avvertimento: se la legge non fosse stata abrogata la gente era pronta a nuove mobilitazioni e a un nuovo sciopero generale. Ora il paese centroamericano può stare tranquillo, ma è fondamentale non abbassare la guardia, sindacati e società civile sono pronti a vigilare che gli accordi vengano mantenuti e continueranno a chiedere giustizia per i compagni: “noi lavoratori continueremo a difendere le nostre conquiste e i nostri diritti a qualsiasi prezzo, e non ci fermeremo finché i nostri compagni di Bocas del Toro non avranno giustizia”.

Elvira Corona (inviata Unimondo)

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