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Honduras: ad un anno dal golpe “senza verità non potrà esserci giustizia”
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A poco più di un anno dal colpo di Stato che ha spodestato Manuel Zelaya Rosales dalla presidenza dell'Honduras, le organizzazioni per i diritti umani denunciano che il piccolo stato centroamericano continua a vivere sotto un regime. Continuano le violazioni dei diritti umani, gli assassini politici, le limitazioni della libertà di stampa e delle libertà fondamentali, e la criminalizzazione delle organizzazioni della società civile che si oppone al governo, e anche se è stata istituita una Commissione per accertare la verità dei fatti accaduti un anno fa, la società civile costituitasi in Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP) non la riconosce come legittima.
Nonostante i tentativi degli Stati Uniti e di buona parte della comunità internazionale di ridare una parvenza democratica alla vita del paese, appoggiando le elezioni tenutesi il 29 novembre scorso che hanno portato Porfirio Lobo Sosa alla presidenza, il FNRP non riconosce la validità delle elezioni - disertate peraltro dal 70% della popolazione - così come non riconosce l'istituzione della Commissione per la Verità e Riconciliazione. Secondo la Piattaforma per i Diritti Umani “la Commissione Ufficiale per la Verità è stata nominata dalle stesse forze politiche che hanno negato l'esistenza di un golpe militare, che hanno violato la Costituzione della Repubblica ed espulso il Presidente Zelaya la sua famiglia. Di conseguenza chiunque siano i suoi componenti, non può essere una Commissione per la Verità dato che nasce sulla menzogna”.
Una continuità con il governo golpista di Roberto Micheletti che continua a mietere vittime. Durante il governo de facto di Micheletti, in Honduras si registrarono più di 160 morti classificati come "extralegali" dal rapporto del Comitato per la difesa dei Diritti Umani e consegnato alla Corte Interamericana de Derechos Humanos (CIDH). Maestri, militanti dei movimenti sociali, sindacalisti, contadini ribelli sono alcune delle categorie più colpite. Ma anche i sequestri e le torture contro i membri del FNRP e contro i giornalisti completano il quadro tracciato dal Comitato.
Ma gli assassini non si limitano al periodo Micheletti, Lídice Ortega, rappresentante de Feministas en Resistencia, movimento che fa parte del FNRP afferma che “durante il governo di Porfirio Lobo, sono state assassinate più di 150 persone sono state chiuse radio alternative e comunitarie, e si continua a utilizzare le forze armate per fare sgombrare i contadini dalle proprie terre, così come continua il clima di violenza in un ambiente di repressione”. Ortega ha aggiunto che in realtà la repressione contro il popolo hondureño non è mai finita, dall'inizio dell'anno a oggi sono stati assassinati 10 giornalisti e continuano a essere perseguitati leader dell'opposizione, così come contadini e ambientalisti”.
Nel comunicato pubblicato il giorno dell'anniversario del golpe, avvenuto il 28 giugno 2009, il FNRP non ha voluto solo ricordare i tragici fatti, ma ha voluto celebrare il primo anniversario della sua costituzione e la nascita di un cammino verso una democrazia popolare che ha come obiettivo la rifondazione dello Stato. Una serie di attività che vogliono ristabilire la democrazia, innanzitutto con l'elezione di una Assemblea Nazionale Costituente che sia davvero rappresentativa di tutti gli strati della società del Paese, ma anche con la istituzione di una Commissione alternativa per la Verità, perché come insegnano le tristi esperienze di altri paesi, non ci può essere né giustizia né riconciliazione senza verità.
E la Commissione per la Verità e Riconciliazione ufficiale, istituita proprio da Porfirio Lobo con il plauso dei settori nazionali e internazionali che hanno avuto un ruolo attivo nel pianificare il golpe - e per questo criticata dalla società civile - non sembra garantire nessuna verità. La Commissione Ufficiale è composta da 5 membri, due hondureñi e 3 stranieri, la ex rettrice dell'Universidad Nacional Autónoma de Honduras(UNAH) Julieta Castellanos e l'attuale rettore Jorge Omar Casco, l'ex vicepresidente del Guatemala Eduardo Stein, l' ex ambasciatore del Canada negli Usa e Cuba, Michael Kergin e la ex ministra della Giustizia del Perú, María Amadilia Zavala. L'obiettivo dichiarato della Commissione ufficiale è quello di: chiarire i fatti accaduti prima e dopo il 28 giugno 2009 al fine di identificare gli atti che hanno portato alla situazione di crisi e quello di dare al popolo dell'Honduras gli elementi per evitare che fatti simili si ripetano in futuro”. Viene contestato a questa commissione di non soddisfare il diritto alla verità, alla giustizia, né alla riparazione delle persone colpite. Nel mandato si parla vagamente di fatti, non viene mai citata la parola golpe, o golpe militare, e nemmeno vengono considerate le vittime di violazione di diritti umani, o una eventuale investigazione che porti i responsabili a giudizio penale.
Per queste ragioni si è resa necessaria anche l'iniziativa della Commissione alternativa, creata dalla Piattaforma per i Diritti Umani e con l'approvazione di tutta la società civile hondureña che non si vedeva rappresentata in quella governativa. Bertha Oliva, coordinatrice nazionale del Comitato Familiari di Detenuti e Desaparecidos in Honduras (COFADEH) durante la presentazione della Commissione alternativa ha dichiarato: “tutte quelle persone che hanno sofferto la repressione, la tortura, la morte e la separazione dai propri cari potranno finalmente sentirsi rappresentati da persone impegnate nella promozione dei diritti umani”.
La Commissione alternativa è formata da commissari di riconosciuto prestigio, tra i quali il sociologo François Houtart, la cofondatrice del las Madres de Plaza de Mayo, Nora Cortiña, il magistrato spagnolo Luis Carlos Nieto, Elsie Monge, religiosa ecuatoriana e presidente dell'ultima Commissione per la Verità dell'Ecuador, la scrittrice hondureña Helen Umaña, il sacertote e difensore dei diritti umani Fausto Milla, il premio nobel per la pace Perez Esquivel, Mirna Perla Jiménez, magistrato della Corte Suprema de El Salvador, il magistrato Francisco Aguilar del Costa Rica, Craig Scott, canadese esperto in Diritto Internazionale Il lavoro di investigazione durerà approssimativamente un anno e si prevede la diffusione dei risultati il prossimo 28 giugno 2011. “Il lavoro della Commissione non si limiterà al tema delle violazioni dei diritti umani - ha dichiarato Oliva - ma analizzerà anche le motivazioni che hanno portato al colpo di Stato, perché è stato fatto proprio in Honduras in modo che serva come riferimento storico e parametro per il futuro”.
Succeda quel che succeda - ha spiegato la coordinatrice del COFADEH - non aspetteremo né nasconderemo i risultati per 10 anni, come pretende di fare la Commissione per la Verità e Riconciliazione del governo Lobo, che insiste nel mantenere il regime”. Con questo importante sforzo la Piattaforma per i Diritti Umani in Honduras afferma che “senza accertamento della verità non potrà esserci nessuna riconciliazione. E ancor meno ci potrà essere riconciliazione in un contesto di costante violazione dei diritti umani, di persecuzione politica e di negazione della realtà che vive il paese, vogliono che il popolo hondureño dimentichi e questo non sarà mai possibile”.
Elvira Corona
(Inviata di Unimondo)
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