www.unimondo.org/Guide/Diritti-umani/Popoli-minacciati/Israele-critiche-alle-leggi-razziali-122206
Israele: critiche alle leggi razziali
Popoli minacciati
Stampa
“Certe volte i leader israeliani si spingono talmente oltre da non rendere necessario un intervento palestinese per metterli in imbarazzo. Questa è una di quelle volte.” Sono dure le parole di Joarah Baker, portavoce dell’associazione Miftah, in relazione a una proposta di legge che nel democratico Stato di Israele ha fatto rabbrividire più di qualcuno. E non solo tra i palestinesi o gli arabi israeliani, o tra attivisti e ong.
Questa volta le proteste, di fronte alla proposta di legge approvata domenica dal Governo israeliano che potrebbe imporre ai futuri cittadini di religione non ebraica un giuramento di fedeltà allo “Stato ebraico e democratico”, sono di rango ministeriale e più di qualche autorità esprime disappunto negli editoriali dei principali quotidiani israeliani.
Ventidue su trenta ministri (la maggior parte di Likud, Shas e Yisrael Beiteinu) hanno, infatti, approvato una modifica, proposta dal ministro della giustizia Yaakov Neeman, alla cosiddetta legge della cittadinanza, il cui contenuto difficilmente lascia spazio ad eventuali dubbi sui destinatari del nuovo emendamento.
D’altra parte difficilmente il tentativo di imporre l’obbligo del giuramento di fedeltà a uno Stato “ebraico” per ottenere la cittadinanza in un Paese, dove oltre il venti per cento della popolazione appartiene a un’altra religione e la tutela delle minoranze rappresenta uno dei maggiori handicap a oltre mezzo secolo dalla fondazione, poteva passare inosservato.
“Non c’è neanche il bisogno di leggere tra le righe”, denuncia Yoarah Baker, “la legge è chiara e il gruppo-bersaglio è rappresentato da un settore: i palestinesi, in particolar modo quelli che vivono aldilà della Green line in quello che adesso si chiama Israele. Chiunque, insomma, voglia ottenere la cittadinanza israeliana pur non appartenendo alla religione ebraica”.
Dura anche la reazione di ACRI (Association for civil rights in Israel), il cui avvocato Oded Feller ha inviato una lettera al primo ministro Netanyahu e al ministro della giustizia Yaakov Neeman ancora prima del voto di domenica, denunciando l’emendamento e la grave violazione della libertà di espressione che esso comporterebbe. “Uno Stato che impone un’ideologia, richiede una dichiarazione di lealtà, e controlla il credo, le prospettive e le opinioni dei suoi cittadini non è una democrazia”, ha dichiarato il portavoce nell’appello rivolto al Governo israeliano. Aderire a un’ideologia, insomma, per ottenere la cittadinanza. Secondo ACRI si tratterebbe di una grave discriminazione nei confronti delle minoranze presenti ad oggi nello Stato e di un’umiliazione per chi volesse fare richiesta di cittadinanza in futuro.
Critiche poi, anche all’interno dello stesso partito di Netanyahu, il Likud. Il ministro per l’intelligence e l’energia atomica Dan Meridor, ha, infatti, dichiarato che non solo l’emendamento non sarebbe giustificato, ma che rappresenterebbe un attacco ai cittadini arabi israeliani. Un modo per ricordare loro che non fanno realmente parte dello Stato di Israele, e, soprattutto, un modo per estremizzare le posizioni, provocando inutilmente arabi musulmani e cristiani.
Un emendamento che trasformerà Israele, come suggerito dall’editorialista del quotidiano Haaretz Gideon Levy, ufficialmente in uno Stato etnocratico, teocratico, nazionalistico e razzista? Citando il noto giornalista, si potrebbe ricordare che, “per il momento, si tratta di uno slogan vuoto e ridicolo. Non esistono tre ebrei che potrebbero accordarsi sull’aspetto di uno Stato ebraico, ma la storia ci ha insegnato che anche slogan vuoti possono spianare la strada verso l’inferno. Nel frattempo, la nuova legislazione proposta aumenterà solamente l’alienazione degli arabi israeliani e, alla fine dei conti, anche settori ancora più ampi del pubblico.”
Michela Perathoner (inviata di Unimondo)
Precedenti articoli della stessa autrice (dal più recente):
- Silwan: un enorme progetto di colonizzazione tra scavi e turisti
- Gerusalemme: tra archeologia, politica e prime pagine
- Cisgiordania: impuniti i soldati che uccidono civili palestinesi
- Cisgiordania: Israele riprende la costruzione di nuove case nelle colonie
- Cisgiordania: i coloni riprendono a costruire tra le proteste
- Territori Palestinesi: emergenza acqua un ulteriore ostacolo alla pace
- Nord del Negev: Israele rade al suolo un intero villaggio di beduini palestinesi
- Israele: a rischio le manifestazioni della società civile
- Territori palestinesi: a rischio un’importante risorsa di sviluppo, l'eredità culturale
- Rifugiati palestinesi: espulsioni e discriminazioni nei Paesi ospitanti
- Gerusalemme Est: Israele riprende le demolizioni di case palestinesi
- Israele: rapporto denuncia l'uso di ragazzi palestinesi come 'scudi umani' a GazaGaza. Così per gioco
- Territori Palestinesi: come le violenze negano l'infanzia ai minori
- Israele annuncia l’allentamento del blocco di Gaza... ma solo in inglese
- Freedom Flotilla: la nave Corrie verso Gaza, a bordo la Nobel Mairead Maguire
- Attacco Israeliano alla nave Ong: Haaretz, "una mini Piombo-fuso"
- Territori Palestinesi: oltre il boicottaggio "anti-israeliano", i prodotti del commercio equo
- Tel Aviv: proibito parlare di riconciliazione alla scuola accanto al distretto militare
- Jerusalem Day: celebrazioni in una capitale contesa
- Territori palestinesi: la protesta del villaggio di Bil’in
- Israele: continuano le violazioni dei diritti dei prigionieri palestinesi anche minori
- Israele: Non è un semplice muro, è una vera e propria divisione
- Gerusalemme: La maratona dei ragazzi nel campo profughi di Shu’fat
- Refusnik “Obbedendo a Gaza non difendevamo la vita dei nostri cari”
- Hebron: un’ora da Gerusalemme, anni luce da Tel Aviv
- Sheikh Jarah, quartiere-simbolo della lotta contro gli espropri israeliani
- Gerusalemme: "Veniamo quotidianamente puniti perchè siamo palestinesi