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Gerusalemme: la maratona dei ragazzi del campo profughi di Shu’fat
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Un maratona per sensibilizzare sui diritti dell’infanzia, ma anche una corsa per aprire i cancelli di Shu’fat, campo profughi alle porte di Gerusalemme, all’opinione pubblica internazionale diffondendo informazioni su una realtá palestinese poco conosciuta. E poi, chiaramente, un’occasione di festa e sport non solo per i circa 200 bambini e ragazzi che vi hanno preso parte, ma anche per organizzatori, volontari e tutti gli abitanti del campo.
A distanza di una settimana dalla XXVII edizione di Vivicittá svoltasi in numerose cittá italiane ed estere, l’ormai tradizionale maratona organizzata dalla UISP, Unione Italiana Sport per tutti, ha raggiunto anche il Medioriente. Domenica 18 aprile, infatti, la corsa a favore dell’integrazione e contro ogni forma di razzismo, si è svolta contemporaneamente nei campi profughi di sette localitá in Libano, Siria e Gerusalemme est.
Particolare, innanzitutto, il percorso, i cui confini erano segnati dal filo spinato e dai check-point militari che circondano il campo di Shu’fat, sorto a seguito dell’occupazione israeliana della Cittá Vecchia di Gerusalemme nel giugno del 1967. E particolare, poi, anche la suddivisione dei gruppi per la maratona: “I bambini corrono tutti insieme, poi, oltre una certa etá, maschi e femmine sono separati, per rispetto della tradizione musulmana” - ha spiegato Livia Dusatti, collaboratrice di Peacegames Uisp e una delle organizzatrici dell’evento.
Come nasce l’idea di organizzare Vivicittá all´interno di un campo profughi?
L’idea inizialmente è stata proposta dalla Uisp in collaborazione con la Cooperazione italiana e l’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ma in seguito hanno aderito anche diverse associazioni palestinesi. Peacegames, la ong della Uisp, lavora da diversi anni a Shu’fat, e quindi abbiamo deciso di coinvolgere i 120 ragazzini del nostro centro, invitando a partecipare un altro centinaio di ragazzi provenienti da alcune scuole di Gerusalemme Est.
Cosa sperate di ottenere grazie a questa maratona?
Innanzitutto una bella giornata per i bambini di Shu’fat e per quelli di Gerusalemme. E poi vorremmo aprire i confini del campo, far conoscere la condizione fuori da qui. Si tratta di situazioni molto pesanti e dure: Shu’fat è un campo profughi sotto amministrazione israeliana situato nel distretto di Gerusalemme. E’ vicinissimo alla cittá, alla quale peró l’accesso è difficile.
Come vivono i ragazzi di Shu’fat?
In grandi difficoltà perché non ci sono spazi, o comunque ce ne sono pochi. Il nostro è uno dei pochi con metodi educativi avanzati…mancano soprattutto spazi ricreativi per le bambine. Il campo, poi, ha un sovraffollamento davvero molto preoccupante, manca proprio lo spazio fisico: le case crescono una sull’ altra, parliamo ufficiosamente di circa 40mila abitanti in due chilometri quadrati.
Che attivitá lavorative svolgono gli abitanti del campo?
Alla base lavorativa vi è una manovalanza non qualificata, qualche negozio, poco commercio. Le donne fanno servizi di pulizia nelle famiglie israeliane di Gerusalemme.
Michela Perathoner
(Gerusalemme - inviata da Unimondo)
La collaborazione tra Unimondo e Michela Perathoner continuerà fino ad agosto.
Nel 2010 sono stati pubblicati i seguenti articoli: