Chi inquina paga?

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Immagine: Marc Newberry da Unsplash.com

La Commissione europea ha da poco avviato una consultazione pubblica che fino al 4 agosto 2023 raccoglierà i pareri dei cittadini e delle istituzioni sull’attuazione del principio “chi inquina paga” all’interno dell’Unione europea. I risultati della consultazione saranno utilizzati per preparare nel 2024 una valutazione globale dell’efficacia delle politiche riparative in ambito ecologico, che servirà a elaborare una raccomandazione su come attuare al meglio il principio del “chi inquina paga”  nelle politiche ambientali, come annunciato nel piano d’azione "Inquinamento Zero" della Commissione. La Commissione vuole quindi prendersi il tempo di “valutare se le attuali politiche europee e nazionali siano sufficienti a garantire che chi inquina sostenga i costi delle misure di prevenzione, controllo e riparazione dell’inquinamento”. La consultazione riguarderà il pagamento indiretto di chi inquina mediante sovvenzioni dannose per l’ambiente, la mancata applicazione del principio nel contesto dei fondi dell’Ue, il modo in cui vengono affrontate le responsabilità ambientali e l’utilizzo dei prezzi nelle politiche. Questioni ancora critiche all’interno dell’Unione almeno secondo la relazione della Corte dei conti europea secondo la quale “Il principio chi inquina paga è applicato in modo disomogeneo nelle politiche ambientali dell’Ue, con una copertura e un’attuazione ancora incomplete”.

Secondo il Commissario europeo per l’ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius, “Il principio chi inquina paga è equo e semplice: impone a chi inquina di sostenere i costi dell’inquinamento che provoca. La corretta applicazione di tale principio incoraggia a evitare danni all’ambiente e fa sì che chi inquina sia responsabile della pulizia. Quando il principio non viene correttamente applicato, spesso il costo dei danni ambientali causati da chi inquina finisce per essere pagato dai cittadini e grava pesantemente sui fondi pubblici. Invitiamo tutti a fornire informazioni su come migliorare il funzionamento di questo principio a vantaggio di tutti”. E a vantaggio di tutti sono anche le indicazioni utili alla tutela ambientale e della nostra salute che emergono dal rapporto “Turning off the Tap – How the world can end plastic pollution and create a circular economy” pubblicato dall’United Nations environment programme (Unep) e destinato ad informare ed aggiornare i negoziatori dell’Intergovernmental Negotiating Committee, l’accordo globale per porre fine all’inquinamento da plastica, che dovrebbe essere pronto anch’esso per il 2024. Per la direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen, “Il modo in cui le società producono, utilizzano e smaltiscono la plastica sta inquinando gli ecosistemi, creando rischi per la salute umana e destabilizzando il clima". Come spesso accade poi "Le persone nelle nazioni e nelle comunità più povere soffrono di più, come nel caso della crisi planetaria del cambiamento climatico, della perdita di natura e biodiversità, dell’inquinamento e dei rifiuti”.  

Da quando il materiale plastico miracoloso è diventato un materiale disastroso, almeno nel modo in cui lo usiamo, il “che fare?” davanti a questa deriva planetaria occupa le agende di molte ong e istituzioni. Per la Andersen “Ci sono costi economici nettamente negativi dell’inquinamento da plastica, che ammontano a centinaia di miliardi di dollari all’anno, distruggono le infrastrutture, incidono sulla produzione di energia e sulle entrate del turismo, intasano i nostri scarichi, inondano le nostre città e potenzialmente hanno un impatto sulla salute umana attraverso l’esposizione a sostanze chimiche pericolose. Il rapporto ci dice che il punto di partenza per il cambiamento è eliminare le plastiche inutili e problematiche. Dobbiamo anche adottare un approccio alla plastica basato sull’intero ciclo di vita, con ciò intendo dire ripensare ogni fase dalla progettazione di prodotti e sistemi, produzione, utilizzo, recupero e smaltimento della plastica. La riprogettazione degli imballaggi, dei sistemi e dei prodotti è fondamentale. Gli ingegneri chimici e i produttori devono essere creativi, sia sui prodotti che sugli imballaggi. Infine, dobbiamo garantire lo smaltimento sicuro di tutto ciò che non è ancora progettato per essere circolare”. Il rapporto per affrontare l’eredità dell’inquinamento da plastica propone quindi un cambiamento di paradigma ottenuto accelerando tre cambiamenti chiave quali il riutilizzo, il riciclo, e la diversificazione del mercato su alternative a base anche di plastica biodegradabile e compostabile.

Con la sua analisi dettagliata anche dei costi “Turning off the Tap” il rapporto Unep si candida ad essere un’analisi incentrata sulle soluzioni di pratiche concrete, cambiamenti di mercato e politiche che possono orientare il pensiero dei governi,  l’azione delle imprese, e l’opera dei legislatori. Con una buona regolamentazione utile a garantire che la plastica sia progettata per adattarsi a un modello circolare, i regimi di responsabilità estesa del produttore possono coprire i costi operativi per garantire l’integrità del sistema richiedendo ai produttori di finanziare la raccolta, il riciclaggio e lo smaltimento responsabile a fine vita dei prodotti in plastica, limitando sempre più i casi legati al principio “chi inquina paga”. “Le politiche concordate a livello europeo ed internazionale possono aiutare a superare i limiti della pianificazione nazionale e dell’azione imprenditoriale, sostenere una fiorente economia globale circolare della plastica, sbloccare opportunità commerciali e creare posti di lavoro” ha concluso la Andersen.

Il rapporto raccomanda infine l’adozione di un quadro fiscale globale che possa far parte di un patto politico per consentire ai materiali riciclati di competere in condizioni di parità con i materiali vergini, creare un’economia di scala per le soluzioni e stabilire sistemi di monitoraggio e meccanismi di finanziamento. Ai responsabili politici spetta il compito di adottare un approccio che integri strumenti normativi e politiche che riguardino tutto il ciclo di vita della plastica  e anche politiche specifiche, inclusi standard per la progettazione, la sicurezza, alti obiettivi di riciclaggio e lo sviluppo sempre più esteso della plastica biodegradabile. Per gli esperti dell’Unep non abbiamo altro tempo, dobbiamo chiudere il rubinetto dell’inquinamento da plastica: “Un ritardo di 5 anni potrebbe portare a un aumento di 80 milioni di tonnellate di inquinamento da plastica entro il 2040”.

Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.

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