Bombe italiane sullo Yemen impunite

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«Rischiamo l’archiviazione», ammise a fine 2022 l’avvocata Francesca Cancellaro, che segue il procedimento per l’European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR) e la Rete Italiana Pace e Disarmo. E così è stato. La Giudice per le indagini preliminari di Roma, Maria Gaspari, ha archiviato il caso relativo alla responsabilità penale dei funzionari dell’Autorità Nazionale per l’Esportazione di Armamenti (UAMA) e dell’amministratore delegato della RWM Italia spa (ditta italo-tedesca che realizza testate e munizioni di medio e grosso calibro con stabilimento in Sardegna) per l’esportazione di armi utilizzate nella guerra in Yemen.

Seguivamo questo caso dal 3 ottobre 2016. Ovvero da quando un gruppo di pacifisti, quasi nel silenzio generale, aveva organizzato un sit-in davanti a quella fabbrica accusata di costruire e fornire ordigni che poi finivano anche in Arabia Saudita, nazione che li impiegava nel conflitto yemenita. La prova c’era stata l’8 ottobre del 2016 quando in un raid attribuito all’aviazione di Ryad resta uccisa un’intera famiglia, tra cui una madre incinta e quattro bambini. Su un frammento dell’ordigno sganciato c’era il logo della RWM Italia spa. Dalle prime violazioni del diritto internazionale umanitario provocate dalla guerra nello Yemen era allora già passato un anno e mezzo. Quindi, non potevano non sapere come e dove rischiavano di essere utilizzate le armi vendute ai sauditi, sosteneva l’accusa. Era così iniziato in Italia il primo procedimento d’Europa che vedeva indagati i vertici dell’azienda produttrice (la RWM Italia spa) e i funzionari pubblici che avevano concesso le licenze per la sua esportazione (quelli dell’UAMA).

Nell’ordinanza con la quale il fascicolo viene chiuso senza andare a processo, la giudice Gaspari conferma la violazione del trattato sul commercio di armi: “A seguito degli interventi dell’ONU e poi del Parlamento Europeo, in considerazione delle interrogazioni parlamentari sul punto e delle denunce delle ONG, l’UAMA era quindi certamente consapevole del possibile impiego delle armi vendute dalla RWM all’Arabia nel conflitto in Yemen a danno di civili, tanto che ha adottato un atteggiamento cauto e prudenziale a partire da maggio 2016”. Ma nonostante ciò, l’UAMA ha “continuato a rilasciare autorizzazioni all’esportazione di armi alla società RWM anche negli anni successivi, in violazione quantomeno degli artt. 6 e 7 del Trattato sul commercio di armi (ATT), ratificato dall’Italia nell’aprile 2014, atto giuridico vincolante, da cui discende che uno Stato non deve autorizzare esportazioni di armi se è a conoscenza del loro possibile impiego contro obiettivi civili”...

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