Riserva di libertà

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Grafica a cura di Ayla Parisi

ALTRO MODO. Soluzioni diverse a problemi comuni è un podcast mensile di Unimondo, un progetto di Fondazione Fontana Onlus. Testi e voce narrante sono di Michele Simeone. Correzione bozze a cura di Giorgia Nicolini. Grafica a cura di Ayla Parisi. Musica di BoDleasons, tratta da Pixabay con licenza Pixabay. Questa puntata è stata realizzata con il contributo della famiglia Cattani, in ricordo di Piergiorgio Cattani

Questo mese parliamo dell’associazione Trentino for Tibet, che sostiene il popolo tibetano in esilio e porta avanti progetti di cooperazione internazionale in Ladakh, una regione nel nord dell’India, strategica dal punto di vista geopolitico e casa di molti esuli tibetani. In questa zona è attivo il progetto Ice Stupa Zanskar, destinato alla costruzione sia di un ghiacciaio artificiale che di altre infrastrutture utili per aiutare le comunità locali e contrastare il cambiamento climatico.

Per l’associazione Trentino for Tibet hanno partecipato Roberto Pinter, presidente dell’associazione e Andrea Zatta, ideatore del progetto Ice Stupa Zanskar.

Maggiori informazioni sul sito https://www.trentinofortibet.it/

BUON ASCOLTO: https://open.spotify.com/episode/4TaDKicuvKDI6bTtmBhY1a

Nella fotografia, in primo piano c’è una persona, che sembra trasportare qualcosa. Davanti a lei c’è un pianoro, arido e sconfinato, con delle piccole abitazioni in lontananza. Tutto attorno montagne, altissime, il cui colore marrone, brunastro, contrasta con un cielo azzurrissimo.

Senza saperlo era la prima volta che vedevo la valle dello Zanskar, nel Ladakh, la più settentrionale delle province indiane, stretta tra territori governati da Cina e Pakistan, fortemente militarizzata e rifugio per un gran numero di esuli tibetani. La foto faceva parte di una mostra organizzata da Trentino for Tibet, un'organizzazione con sede a Trento che si occupa di sostenere il popolo tibetano in esilio, con azioni politiche e progetti di cooperazione internazionale, come mi racconta Roberto Pinter, presidente dell’associazione:

R.P. Noi abbiamo iniziato diciamo innanzitutto a sostenere dei progetti anche di cooperazione con le comunità tibetane profughe però in esilio. 

La cooperazione allo sviluppo è la concretizzazione di progetti che in genere ci vengono indicati all'inizio proprio dal Dalai Lama, dal governo tibetano in esilio.

Scopo principale della nostra associazione in realtà è quello di promuovere  sia il messaggio del Dalai Lama sia di sostenere la causa politica del popolo tibetano.
Abbiamo intrecciato le due questioni perché non siamo né buddisti né altro, ma ci preoccupa sostenere la causa del popolo tibetano, che purtroppo non vive una bella  situazione: c’è stato un declino assoluto e un crescente controllo politico, militare, autoritario e anche repressivo da parte della Cina. Ciò nonostante noi insistiamo.” 

Nel Ladakh, regione confinante con il Tibet e naturale primo approdo per i molti tibetani che dal 1959 hanno abbandonato le loro terre, Trentino for Tibet ha portato avanti diversi progetti di cooperazione internazionale.

Il più recente e quello a cui era dedicata la mostra è il progetto Ice Stupa Zanskar, dedicato in primis alla costruzione di un ghiacciaio artificiale, un modo nuovo di aiutare le popolazioni locali a contrastare l’effetto dei cambiamenti climatici.

Per comprendere meglio sia il territorio che il progetto ho contattato Andrea Zatta, volontario dell’associazione, il quale ha operato proprio in Ladakh dal 2018 ed è stato promotore del progetto, e a lui ho chiesto come si vive nello Zanskar

 A.Z. "Questa valle vive con estrema difficoltà perché è un deserto, c'è pochissima acqua, quella che c'è scorre nel fiume che attraversa la valle, però ha un corso molto rapido quindi ne possono utilizzare pochissima, è tutta ristretta nei mesi di luglio, agosto e settembre, quando i ghiacciai si fondono e portano acqua nel fiume, però anche questi ghiacciai si stanno sempre più riducendo. 

Allora vedendo questa situazione, che veramente sembra un paesaggio un luogo quasi lunare, io sono rimasto molto colpito, paragonandolo anche alle nostre montagne ovviamente, al nostro paesaggio montano, e sono venuto a conoscenza di questa tecnica che è ideata da un ingegnere lì del posto, Sonam Wangchuk di costruire questi ghiacciai artificiali senza l'utilizzo di nulla in pratica, quindi sfruttando solo la gravità, anche perché in quelle zone non c'è nulla quindi anche volendo non hanno carburante per usare generatori o pompe per pompare l’acqua e quindi si sono ingegnati hanno trovato questa tecnica dove che sfrutta solo la gravità quindi prende l'acqua in delle fonti sotterranee in alta quota la incanalano in dei tubi e sfruttando la gravità l'acqua acquista pressione e velocità e spruzza in aria in dei punti prestabiliti ovviamente protetti dal sole, dove la temperatura rimanga costantemente fredda per tutto l'inverno, lì arrivano a meno 20, meno 25, meno 30 tranquillamente e spruzzando in aria comincia a ghiacciarsi e quindi crea una riserva di ghiaccio che poi verrà utilizzata come appunto acqua per il villaggio in generale, nei mesi di aprile, maggio, dove è il momento più importante per la coltivazione, per ovviamente irrigare i campi e dove loro non hanno praticamente mai acqua, quindi è proprio quel buco di tempo dove l'acqua è assente totalmente e loro invece in questo modo possono sfruttare quindi coltivare un po' di più, perché non coltivano niente, perché iniziando a coltivare a giugno inoltrato non cresceva nulla, e in questo modo insomma riescono a far vivere e a vivere il loro periodo estivo in maniera più agevole.” 

Il sistema ice stupa è stato ideato da un ingegnere locale, Sonam Wangchuck ed è stato riprodotto in vari luoghi del Ladakh 

Sfrutta un funzionamento simile a quello dei cannoni sparaneve, ormai necessari alla sopravvivenza delle località sciistiche nostrane. Non viene però usata energia per attivare il processo: l’acqua arriva alla giusta pressione solo grazie al dislivello tra la sorgente e il luogo adibito alla costruzione dell’ice stupa.

Quello che si ottiene è una sorta di cascata di ghiaccio piramidale: la forma, che riduce l’esposizione ai raggi solari, aiuta a rallentare ulteriormente lo scioglimento del ghiaccio, permettendo così di ottenere una scorta d’acqua utilizzabile per la coltivazione, ma è anche una forma che ricorda uno stupa, una struttura sacra per la religione buddista. 

Queste ed altre tecnologie, come ad esempio serre ipogee e strutture a riscaldamento passivo, uniscono le conoscenze tecniche e scientifiche alle esperienze locali, un principio base del centro educativo e di ricerca fondato dall’ingegnere Sonam Wangchuk, l’Himalayan Institute of Alternatives Ladakh in cui attraverso un approccio pratico e contestualizzato al territorio, vengono diffuse  e ampliate queste buone pratiche, in modo da poterle diffondere e riprodurre su tutto il territorio.

A. Z. “Quindi è un obbiettivo della HIAL, questa scuola fondata da Sonam Wangchuk e nostro del progetto, anche educare la popolazione locale: educare a come viene costruito una stupa, perché viene costruita, a cosa serve e come va mantenuta, come sfruttare quello che che ne deriva, quindi l'acqua, come coltivare, cosa coltivare, perché sono prodotti anche nuovi per loro, come mantenere le serre, come costruirle, e tutto questo doveva essere fatto, ed è stato fatto, dalla popolazione locale, perché ovviamente loro la utilizzano, loro la devono mantenere e loro ne devono usufruire, quindi era anche questo un obbiettivo del progetto.” 

A volte termini quali “sostenibilità” o “conservazione del territorio” rimangono concetti astratti, ma nei territori più colpiti dai cambiamenti climatici assumono subito un senso molto concreto, migliorando o rendendo possibile la vita di intere comunità.

Le persone che abitano questo territorio hanno un forte attaccamento alla propria terra: per loro è importante continuare a vivere nello stesso luogo in cui sono nati, nonostante i cambiamenti a cui devono far fronte e di cui non può essere attribuita loro la responsabilità.

A. Z. “è una situazione dove il cambiamento climatico è molto più repentino, cioè si vede in maniera molto più chiara rispetto a noi per assurdo solo che loro lì non è che se ne accorgono, sì, tante persone dicono, sì, nevicava fino a qua adesso nevica una volta ogni tot, ma non è che collegano al fatto che c'è il sovrariscaldamento, la fusione dei ghiacciai. Quindi loro restano lì perché si adattano, ed è questione di adattamento perché non dipende da loro, purtroppo non è che possono far molto per cambiare le situazioni. Siamo noi più che possiamo farlo, sono chi vive in città, è lì che può farlo, non loro che vivono come 15.000 abitanti in un territorio grande come il Trentino Alto Adige, possono far poco, loro si possono solo adattare. 

Per me è incredibile, è qualcosa di incredibile, ma proprio uno spirito incredibile di adattamento di una popolazione intera solo per voler rimanere in quel posto, perché il proprio posto, è la propria vita, insomma, è incredibile per me.” 

R. P. “Quella realtà per noi è una grande fonte di insegnamento per il rapporto con l'ambiente e la natura, perché non è  solo questione di sottosviluppo: normalmente si considera chi si sviluppa è chiaro che usa l'ambiente, chi non ha lo sviluppo per forza rispetta l’ambiente: non è così. il buddismo tibetano è molto legato al grande rispetto per ogni creatura vivente ed è molto attento a non spogliare l'ambiente delle risorse naturali per poterlo preservare e consegnare alle future generazioni, quindi diciamo che per noi ha anche questa valenza, anche per la criticità cioè nel senso che non è tetto del mondo è anche la riserva idrica una delle più importanti del mondo e purtroppo il cambiamento climatico colpisce duro proprio sul tetto del mondo perché risente maggiormente del riscaldamento del pianeta 

come spiega benissimo Sonam, che è l'ingegnere, dice, vedete, cercate di vivere voi semplicemente nelle città, se volete che noi viviamo semplicemente in montagna perché il riscaldamento climatico non è certo dato dalla loro attività ma dalla nostra quindi in qualche modo c'è questa connessione questa corresponsabilità che è necessaria e doverosa.

Cosa siamo rispetto alla storia? insomma siamo poca cosa no? quindi non possiamo concentrare su noi stessi e sul momento che viviamo tutto il bilancio dell'umanità. gioco forza, comunque,  bisogna ostinarsi.”

Le pratiche che il progetto Ice Stupa Zanskar portato avanti da Trentino for Tibet ha contribuito a diffondere, sono un esempio di sostenibilità applicata. Sugli altipiani del Ladakh questa parola si svuota da qualunque retorica per andare a rispondere concretamente ai bisogni delle comunità, la cui necessità di ingegnarsi non dipende dalle loro scelte, ma dalle nostre.

Questo ed altri progetti aiutano le persone a rimanere dove hanno deciso di vivere, nonostante tutte le difficoltà non solo ambientali, e in questo contesto sembra proprio che gli stupa di ghiaccio non siano solo una riserva d’acqua, ma anche di libertà.

Michele Simeone

Sono Michele Simeone, nato in provincia di Trento nel 1992. Laureato in Tecnologie Forestali e Ambientali all’Università di Padova, ho poi conseguito un master in Gestione e Conservazione dell’Ambiente e della Fauna presso l’università di Parma, assecondando la mia passione per la montagna e la natura. Dopo gli studi ho lavorato per 5 anni in un vivaio a Riva del Garda e ho ritrovato il mio interesse per la comunicazione durante la pandemia di Covid19, avvicinandomi al mondo dei podcast. Con duei amici ho creato Bestiacce, un podcast di divulgazione scientifica in chiave goliardica e per SanbaRadio di Trento ho preparato Terra Terra, un programma in 6 puntate sulla cura delle piante domestiche. Per Unimondo scrivo e registro Altro Modo, il mio primo podcast di giornalismo.

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