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Binario 1. La ferrovia della biodiversità
Conservazione
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Foto: Fondazionemcr.it
Che i binari della ferrovia fossero un luogo denso di suggestioni letterarie e fotografiche, luogo di ispirazione per viaggi e racconti, per dipinti e film… un po’ lo sapevamo. Ma che potessero diventare anche sito di interesse per la biodiversità, chi l’avrebbe immaginato?
La mostra temporanea itinerante Binario 1. Biodiversità in transito ci racconta proprio questa storia, che parte dal progetto “La flora in movimento lungo la tratta Verona-Innsbruck ieri, oggi e domani” presentato dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto, insieme al Museo delle Scienze naturali dell’Alto Adige e all’Università di Innsbruck nell’ambito dell’Anno dei Musei Euregio 2021 e incentrato sul tema “Trasporti – Transito – Mobilità”.
Il progetto delinea un’inusuale prospettiva sugli effetti sulla biodiversità delle linee ferroviarie e degli spostamenti di noi passeggeri, esaminando in particolare il tratto principale (e alcune ramificazioni secondarie) che da Verona, passando per Trento, Bolzano e il Brennero, conduce a Innsbruck, prendendo in considerazione fiori e piante autoctone o alloctone (esotiche) spontanee, naturalizzate o casuali (per citare solo qualche esempio, si trovano pomodori e angurie, ma anche rare orchidee selvatiche e piante a rischio di estinzione).
Il percorso espositivo è composto da pannelli, postazioni multimediali, ricostruzione dell’habitat ferroviario, pubblicazioni e preziosi campioni d'erbario e apre un insolito sguardo botanico su un paesaggio apparentemente spoglio e povero come quello dei binari: uno degli scopi è quello di far comprendere e riflettere su alcune delle principali dinamiche naturali che intersecano la vita di ognuno di noi, sia che si facciano viaggi in treno occasionali sia che si frequentino le stazioni ferroviarie in maniera più assidua come pendolari. Il focus è incentrato sugli stratagemmi messi in atto da fiori e pianti per la dispersione dei semi, senza però tralasciare indispensabili richiami a tematiche attuali come la globalizzazione e i cambiamenti climatici. Non sono poche infatti le piante che, abituate a vivere in ambienti più caldi, utilizzano la linea ferroviaria del Brennero per spostarsi da sud verso nord in risposta al riscaldamento globale che porta i suoi effetti anche alle nostre latitudini.
Un progetto che ha coinvolto anche i cittadini potenziandone la partecipazione all’insegna della citizen science: sono stati raccolti disegni, fumetti, fotografie o racconti brevi per raccontare non solo attraverso gli occhi dei botanici aspetti interessanti ma ancora poco conosciuti del mondo della flora ferroviaria. I materiali raccolti grazie alla collaborazione dei cittadini sono esposti e liberamente accessibili al Museo della Città fino al 30 settembre 2021, assieme alla mostra Binario 1 che poi farà tappa a Bolzano, Innsbruck e al Forte di Fortezza.
Avete presente quando siete seduti sul treno e guardando fuori dal finestrino a volte la sensazione è di non sapere più se siete voi a muovervi o il paesaggio che state guardando? L’iniziativa, oltre al valore scientifico che indubbiamente riveste, è interessante perché accende i riflettori proprio su uno degli aspetti meno noti e meno evidenti della flora, cioè il movimento: dietro quel vetro scopriamo, grazie agli studi del progetto e alle ricerche sul campo, che la natura è itinerante proprio come la mostra – e come noi. Uno sguardo che scardina l’immagine che solitamente abbiamo di fiori e piante, radicati nel terreno e apparentemente immobili, incapaci di muoversi e spostarsi. E che invece ci racconta di una biodiversità vegetale che viaggia lungo il corridoio ecologico della ferrovia molto più di quanto possiamo immaginare, con mezzi diversissimi tra i quali noi, vettori di semi e speranze per le piante che popolano i margini dei binari. Emerge una sorprendente attitudine a colonizzare ambienti urbani nuovi e particolari, anche fortemente perturbati dalla presenza e dall’azione umana (come appunto i binari): un habitat apparentemente ostico che invece costituisce, con le sue massicciate, il ferro dei binari e i sassi sciolti, un microclima molto particolare e spesso molto diverso da quello degli ambienti naturali delle zone attraversare, favorendo quindi l'insediamento anche di specie che non troverebbero spazio nella natura circostante.
Se volete un assaggio di questo viaggio vi consiglio di dedicare qualche minuto al video che lo racconta: una storia di spostamenti clandestini tra vortici d’aria generati dai convogli, suole delle scarpe o valigie, che ci raccontano di quei viaggi paralleli ai nostri, nascosti ai nostri occhi un tempo disattenti ma oggi, forse, un po’ più incuriositi dalla vita che ci cresce intorno.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.