La Conferenza sul futuro dell’Europa: per una democrazia dal basso

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Foto: Ec.europa.eu

BRUXELLES - «Abbiamo l’opportunità di riscoprire l’anima del progetto europeo e farla vivere nella contemporaneità. Invitiamo quindi tutti i cittadini europei a partecipare alla Conferenza e a costruire l’Europa di domani, affinché diventi davvero la loro Europa.» Così David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo, si è rivolto alla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, al premier portoghese António Costa (il Portogallo detiene la presidenza di turno del Consiglio), agli europarlamentari, ma soprattutto, ai cittadini europei durante la seduta plenaria di marzo. In quella occasione è stata firmata la dichiarazione congiunta (joint declaration) che sancisce l’accordo fra le tre istituzioni europee per dare avvio alla Conferenza sul futuro dell’Europa. I lavori della Conferenza inizieranno ufficialmente il 9 maggio, giorno in cui si celebra la Festa dell’Europa e si ricorda l’avvio del processo di integrazione europea.

La Conferenza sul Futuro dell’Europa: che cos’è? 

La Conferenza è uno strumento di democrazia in cui i cittadini europei sono chiamati ad esprimere le loro esigenze e confrontarsi sui temi fondamentali, sulle priorità e sul funzionamento dell’Unione. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di fornire nuovi input alle istituzioni, perché possano lavorare su ciò che i cittadini si aspettano e auspicano dall’Unione Europea. Si tratta di un esercizio che vuole partire dal basso, di ascolto dei cittadini, della società civile, dei parlamenti nazionali e di tutti gli stakeholder, le cui istanze serviranno a dare nuova forma e sostanza al progetto europeo.  

Come partecipare? 

Il 19 aprile è stata lanciata online una piattaforma multilingue: i cittadini possono iscriversi al forum virtuale, in cui ciascuno può prendere parte alle discussioni e confrontarsi con gli altri partecipanti su una serie di tematiche: cambiamento climaticoambientesaluteeconomia e giustizia sociale, Europa nel mondo, valori e diritti, democrazia europea, trasformazione digitale, migrazione, educazione, cultura, sport, giovani e altre idee (temi e idee proposti direttamente dai cittadini). Non solo. In tutta Europa – a livello locale, regionale, nazionale e transnazionale – verranno organizzati eventi a cui si potrà partecipare online o in presenza. In un contesto di pandemia l’uso degli strumenti tecnologici sarà essenziale per coinvolgere i cittadini, ma questo non esclude la possibilità di un coinvolgimento in presenza. Sarà anche possibile organizzare un evento e chiedere il patrocinio della Conferenza, seguendo le regole che si trovano sul sito e sui tre principi cardine di inclusività, apertura e trasparenza. Le conclusioni a cui si giungerà dovranno essere rese pubbliche e caricate sulla piattaforma, che fungerà anche da database. Sul fronte dei social media sarà possibile partecipare al dibattito sotto l’ombrello dell’hashtag #TheFutureIsYours.

I risultati della discussione

Nella dichiarazione congiunta viene stabilito che una Conferenza plenaria sarà organizzata almeno una volta ogni sei mesi e dovranno essere presenti i rappresentanti delle istituzioni europee (Parlamento, Commissione e Consiglio), dei parlamenti nazionali, del Comitato delle Regioni, del Comitato economico e sociale, delle parti sociali e dei cittadini. In queste occasioni si discuteranno le raccomandazioni senza che ci sia già un risultato predeterminato o limiti a settori politici predefiniti. Eppure, alcuni hanno fatto presente qualche limite già in partenza. Fra questi, quello temporale: la Conferenza dovrà concludersi nella primavera del 2022 sotto la presidenza francese del Consiglio, atto simbolico dovuto al fatto che fu proprio il presidente Macron a lanciare l’idea dell’iniziativa. Inoltre, sembra che la modifica dei trattati non sia in discussione. E tuttavia, non è escluso a priori che, fra i risultati del dibattito, non ci saranno richieste che vanno in quella direzione. Insomma, come ha ripetuto Sassoli in diverse occasioni, si parte senza tabù. 

Il futuro dell’Europa in numeri

Un sondaggio commissionato da Eurobarometro ci dice quali sono le aspettative, in termini numerici nei confronti della Conferenza sul futuro dell’Europa. In questo contesto un dato sembra essere significativo: il 92% degli europei e delle europee in tutti gli Stati membri chiedono che la loro voce sia maggiormente ascoltata nelle decisioni sul futuro dell’Unione. E se il 55% degli intervistati considera le elezioni lo strumento essenziale e più efficace per assicurare che la loro voce sia ascoltata, il 45% dichiara di essere in favore dell’EU, ma non nel modo in cui è stata realizzata finora. In definitiva, sei europei su dieci riferiscono che la pandemia da Covid19 li ha fatti riflettere sul futuro dell’Europa. Tre quarti degli europei prevede che la Conferenza avrà un impatto positivo sulla nostra democrazia, con il 76% che la considera un progresso significativo.

I giovani al centro

E se per i giovani parlare di futuro dell’Europa significa parlare di quello che sarà il presente nella loro vita da adulti, proprio a loro sarà riconosciuto un ruolo centrale. Pertanto, la Conferenza sul futuro dell’Europa ospiterà eventi ad hoc per i giovani, che sono invitati a prendere parte attivamente al dibattito, perché la loro voce non sia solo sentita, ma ascoltata. E se c’è un progetto di Unione su cui i giovani vogliono farsi ascoltare, questo è senz’altro quello di un’Europa sostenibile a livello ambientale (come dimenticare le piazze gremite dei Fridays for Future?) e sociale: lo European Youth Forum (piattaforma che rappresenta più di 100 organizzazioni giovanili europee) ha chiesto alla UE di essere più ambiziosa nei prossimi passi dell’Action Plan che la Commissione europea ha pensato per concretizzare il pilastro europeo dei diritti sociali, sancito nel 2017 al Summit di Gotenburgo. Come si legge nel post, il Forum chiederà «una legislazione e altre iniziative che abbiano un impatto reale sulla vita dei giovani e che riconoscano la precarietà di molti giovani che non hanno un lavoro di qualità e una rete di sicurezza sociale».

Per un’Europa più sociale: il Social Summit di Porto

A volere un’Europa più sociale non sono solo i giovani: una statistica ha rivelato che nove europei su dieci (l’88%) considerano importante per loro personalmente l’Europa sociale. Vale a dire che la larga maggioranza ritiene prioritaria un’Europa sociale e che il pilastro sociale non dovrà più essere soltanto un elenco di principi. Pertanto, il Social Summit di Porto – voluto dalla presidenza del Consiglio portoghese e dalla Presidente della Commissione von der Leyen – è un banco di prova importante. Il vertice si concentra proprio su come rafforzare l’aspetto sociale dell’Europa per garantire pari opportunità a tutti i cittadini nelle transizioni verde e digitale, perché nessuno sia lasciato indietro in questo percorso di cambiamento. 

Il Social Summit, che si tiene il 7 e l'8 maggio, precede di un giorno l'evento inaugurale della Conferenza sul futuro dell'Europa. A 70 anni dalla Dichiarazione Schuman, il progetto politico europeo è un cantiere più aperto che mai. 

Maddalena D'Aquilio

Laureata in filosofia all'Università di Trento, sono un'avida lettrice e una ricercatrice di storie da ascoltare e da raccontare. Viaggiatrice indomita, sono sempre "sospesa fra voglie alternate di andare e restare" (come cantava Guccini), così appena posso metto insieme la mia piccola valigia e parto… finora ho viaggiato in Europa e in America Latina e ho vissuto a Malta, Albania e Australia, ma non vedo l'ora di scoprire nuove terre e nuove culture. Amo la diversità in tutte le sue forme. Scrivere è la mia passione e quando lo faccio vado a dormire soddisfatta. Così scrivo sempre e a proposito di tutto. Nel resto del tempo faccio workout e cerco di stare nella natura il più possibile. Odio le ingiustizie e sogno un futuro green.

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