Tutto quel carbonio che scorre nei fiumi

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Foto: Unsplash.com

I fiumi contribuiscono in modo fondamentale al bilanciamento degli equilibri climatici della Terra: essi sono veicolo, com’è ovvio, di acqua, ma anche di sostanze nutrienti che sostengono lo sviluppo degli ecosistemi del Pianeta e della stessa vita umana: pensiamo per esempio ai fiumi dell’Asia, tra i più grandi al mondo, che scorrono dalle montagne più alte alle sterminate pianure, per poi sfociare nell’oceano. Proprio come per il corpo umano, queste vene d’acqua connettono gli elementi rocciosi delle montagne ai sedimenti sui fondali del mare e nutrono tutta la vita che pulsa nel mezzo. Molti di questi sono elementi essenziali alla sopravvivenza stessa ma uno in particolare ha in sé la chiave per il futuro del Pianeta: il carbonio.

I grandi fiumi delle regioni tropicali, come quelli dell’Asia del Sud, sono luoghi cruciali per chi si occupa di studiare le erosioni che dipendono dagli agenti atmosferici, sia per la stagionalità dei monsoni che caratterizza queste fasce latitudinali, sia per l’altitudine delle montagne da cui originano, condizioni specifiche per i trasferimenti massicci di carbonio dall’atmosfera agli oceani. “Ricerche recenti su questo fronte hanno mostrato come il trasferimento del carbonio non sia così semplice come si immaginava precedentemente ed esistano invece molteplici processi in competizione che liberano diossido di carbonio in atmosfera”. Lo afferma il dott. Edward Tipper, docente dell’Università di Cambridge che da anni studia proprio il trasferimento di carbonio sui fiumi dell’Asia. Tipper e colleghi stanno raccogliendo campioni di acqua dai maggiori fiumi dell’Asia come il Gange, il Salween, I’Irrawassy e il Mekong: “Al massimo della sua portata il Mekong trasporta ogni secondo tanto carbonio quanto ne rilascerebbe una macchina di dimensioni medie guidata per 10.000 km”.

Un processo di fondamentale importanza, da capire per comprendere il futuro del nostro Pianeta dal punto di vista dei cambiamenti climatici. Perché il carbonio è ovunque e tracciarne movimenti e modalità attraverso le quali viene emesso o stoccato dal “sistema-Terra” è di per sé una scienza complessa. Il carbonio comincia il suo viaggio verso il basso quando le piogge acide (che contengono diossido di carbonio atmosferico) dissolvono i minerali nelle rocce. Una reazione che neutralizza l’acidità e trasforma il diossido di carbonio in bicarbonato, presente nell’acqua che poi scorre nei fiumi. Il bicarbonato può rimanere in acqua per migliaia di anni e, come si può facilmente leggere sulle etichette, lo troviamo anche in ogni bottiglia di acqua minerale. È un processo di erosione chimica che caratterizza la principale modalità per cui il diossido di carbonio viene “rimosso” dall’atmosfera su scale temporali di lungo periodoI fiumi lo trasportano verso gli oceani ed è nei loro fondali che poi viene immagazzinato per milioni di anni: per mitigare l’impatto del riscaldamento globale è necessario dunque essere consapevoli di quanto carbonio raggiunga gli oceani e prima ancora di cosa gli succeda nei fiumi che lì lo fanno arrivare.

Nel suo viaggio verso il mare il carbonio può subire processi diversi che possono interrompere il suo fluire e liberarlo nuovamente in atmosfera. “La costruzione estensiva di dighe sui grandi fiumi dell’Asia provocherà modifiche drammatiche alla modalità con cui l’acqua dei fiumi e i suoi sedimenti si muovono. Conseguenze che avranno un profondo impatto anche per le persone che vivono alle foci dei fiumi: si tratta quindi di una delle ultime occasioni in cui poter studiare la situazione nel suo evolversi più o meno naturale, prima che venga pesantemente alterata dai lavori dell’ingegneria umana”, rafforza Tipper, avvalorato dalla voce del professor Robert Hilton (Università di Durham), alle prese con studi che favoriscano una miglior comprensione dei rapporti tra trasferimenti di carbonio e sistemi climatici, e di conseguenza delle influenze che i processi terrestri hanno nel rallentare o nell’amplificare i cambiamenti climatici.

Sono missioni di ricerca come queste che permettono di capire meglio, attraverso lo studio dei fiumi, come i diversi paesaggi terrestri si relazionino con il ciclo del carbonio, emesso da attività umane: un punto di vista importante e fondamentale per comprendere se i cambiamenti nel clima e nella gestione dei fiumi possano risultare in una maggiore emissione da parte dei corsi d’acqua di diossido di carbonio, che forzerebbe il trend verso un pronunciato riscaldamento delle temperature.

Il clima della Terra sta cambiando proprio a causa di pesanti variazioni nel ciclo del carbonio, introdotte da emissioni di diossidi di carbonio in aumento, derivanti dalla combustione di combustibili fossili. Tutti conosciamo il ruolo in questo processo della fotosintesi delle piante, ma cosa sappiamo invece del ruolo dei fiumi? I fiumi non sono solo riserve di nutrienti per l’agricoltura e di acqua per gli esseri viventi, ma sono anche uno dei maggiori strumenti di mitigazione del clima. Alterarne la chimica e il corso può avere pesanti impatti sul trasporto del carbonio. E se continueremo su questa rotta, ovunque viviamo, saremo sempre e comunque tutti… a valle.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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