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OGM: causa USA al WTO contro l'UE
Biologico
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Nella Newsletter sui negoziati WTO del Doha Round della Rete di Lilliput viene riportata la decisione degli USA di avviare una causa in seno al WTO per eliminare la moratoria Europea sui prodotti transgenici. Ma come mai gli USA hanno a pochi
mesi dal vertice di Cancun, con un WTO in difficoltà su molti temi, attaccato frontalmente l'Unione Europea?
L'11 settembre è certamente una data che ha cambiato qualcosa nella storia.
Per lo meno è accaduto nell'ambito del commercio internazionale, ambito a
cui si limita questa newsletter.
Dopo l'attentato alle torri gemelle, l'appello al patriottismo fruttò al
Presidente W.Bush l'ottenimento dell'agognata "fast track", la corsia
preferenziale per negoziare liberamente accordi commerciali, anche se la
camera dei Rappresentanti approvò la nuova legge con un solo voto di scarto
(216 a 215).
E solo "sfruttando" l'effetto 11 settembre fu possibile cancellare il
fallimento di Seattle e lanciare a Doha, nel novembre di quello stesso anno,
il nuovo ciclo di negoziati attualmente in corso.
Nella dichiarazione firmata nella capitale del Qatar, fece la sua comparsa
anche un nuovo tema, quello dell'ambiente, fortemente voluto dal Commissario
Europeo, Pascal Lamy, e sostenuto da Giappone, Norvegia e Svizzera. Circolò
la voce che per ottenere questo risultato, Lamy avesse segretamente promesso
al suo collega statunitense Robert Zoellick, che l'Unione Europea avrebbe
allentato il suo sostegno al principio precauzionale, da sempre contestato
dagli USA, principio che sinora l'Euriopa ha sostenuto rifiutando di
rimuovere il bando all'importazione di carne agli ormoni e mantenendo
quello, ben più rilevante per USA e Canada, dei prodotti geneticamente
modificati (gli OGM).
In effetti nel "US Trade Inside" (notiziario su commercio internazionale)
pubblicato dopo Doha, venne riportata una presunta lettera di Lamy a
Zoellick in cui il nostro commissario si esprimeva così: "Posso assicurarti
che non ho alcuna intenzione di utilizzate i [futuri] negoziati WTO per
compensare diritti e doveri facendo leva sul principio precauzionale".
Il messaggio appare chiaro: l'UE non ha intenzione di calcare la mano su
questo principio.
Gli USA non reagirono in modo molto signorile a questa disponibilità, anzi
cercarono subito di mettere alla prova la promessa di Lamy ed un mese dopo
Doha, annunciarono di essere sul punto di citare in giudizio l'UE se non
avesse dato segnali immediati e concreti della sua volontà di eliminare il
bando all'importazione di OGM.
L'UE nel 1998 aveva bloccato l'importazione di nuovi prodotti geneticamente
modificati e da allora sta lavorando sul tema della tracciabilità e della
etichettatura, temi tabù per il mondo biotech, assolutamente convinto che il
principio precauzionale sia "una misura illegittima", ma fortemente
sostenuto da Francia, Danimarca, Grecia, Austria, Lussemburgo e dalla nostra
Italia.
Contro questi Paesi la lobby dell'industria biotech ha lavorato alacremente
negli ultimi anni, le imprese made in USA lamentano una perdita annua di 300
milioni di dollari per il solo mais e di fronte a questi numeri il governo
americano ha più volte scritto a Lamy, perorando la causa.
Nell'ottobre scorso la Commissione Europea aveva presentato una nuova
direttiva relativa all'etichettatura e alla tracciabilità, considerata da
Lamy, Fischler (commissario all'agricoltura) e Wallstrom (Ambiente) come
possibile soluzione della moratoria in atto e via libera alle procedure per
l'ottenimento di nuove autorizzazioni per l'import di OGM.
Nel gennaio del 2003, Alan Larson, sotto-segretario all'agricoltura, aveva
minacciato che "la pazienza [dell'America] era al limite", Lamy aveva
ribattuto che una causa in seno al WTO non era opportuna ed avrebbe ottenuto
effetti contrari a quelli desiderati visto che la stragrande maggioranza
dell'opinione pubblica europea è contraria agli OGM.
Il 4 febbraio gli USA avevano fatto sapere che non sarebbero stati soli se
avessero deciso di citare in giudizio l'Europa, Washington faceva sapere che
"stava consultando alcuni Paesi circa la strada migliore da percorrere per
affrontare l'UE in sede WTO".
Il 13 febbraio invece, il presidente della Commissione Finanze del Senato,
Charles Grassley, aveva gettato acqua sul fuoco, dichiarando che non c'era
da aspettarsi alcun imminente intervento USA in seno WTO. La guerra all'Iraq
era alle porte e gli USA non volevano creare nuovi problemi alle difficili
relazioni con l'Europa.
Pareva quindi che la questione fosse rimandata all'autunno, invece il 13
maggio, il Dipartimento all'agricoltura ha "sparato" un comunicato stampa
dal titolo: "gli USA ed altri paesi cooperanti presentano azione legale al
WTO contro la moratoria Europea sui cibi e i prodotti agricoli biotech".
Il comunicato rivela che "i Paesi cooperanti" sono Canada, Argentina ed
Egitto, ma sosterranno la causa anche Australia, Cile, Colombia, El
Salvador, Honduras, Messico, Nuova Zelanda, Perù e Paraguay.
"La moratoria UE viola le regole del WTO. La gente in tutto il mondo mangia
prodotti OGM da anni. Le biotecnologie aiutano a risolvere il problema della
fame nel mondo, offrono grandi opportunità per una migliore salute ed
alimentazione e proteggono l'ambiente riducendo l'erosione dei suoli e l'uso
dei pesticidi".
Così recita il comunicato ufficiale.
In seno al WTO esiste un accordo specifico legato a quello agricolo che si
occupa degli aspetti sanitari e fitosanitari dei prodotti agricoli: l'SPS.
L'accordo in linea di principio permette ai governi di prendere misure tese
a proteggere la salute pubblica ma con una premessa fondamentale: deve
esserci "una sufficiente evidenza scientifica" della pericolosità dei
prodotti eventualmente messi al bando.
Questa evidenza non esiste per gli OGM, essendo discordanti le opinioni
degli scienziati al riguardo.
Il comunicato ufficiale USDA cita la "nostra" commissaria all'ambiente,
Margot Wallstrom, che nel luglio del 2000 giudicava la moratoria europea
come "ingiustificata", ma certo non e' mistero per nessuno che proprio i
nostri commissari (Lamy, Fischer e Wallstrom) siano contrari alla moratoria
UE stabilita nel 1998.
Infatti nel comunicato ufficiale emesso dall'Unione Europea, in risposta
"all'attacco" USA sugli OGM, Lamy risponde che l'Unione sta lavorando per
superare la moratoria e per nuove autorizzazioni, mentre David Byrne,
commissario per la difesa dei consumatori, parla di imminente conclusione
del processo di creazione di una nuova regolamentazione che superi il
blocco.
Ma ora la domanda che viene spontanea è come mai gli USA abbiano a pochi
mesi dal vertice di Cancun, con un WTO in difficoltà su molti temi, di
attaccare frontalmente l'Unione Europea.
Ancora l'11 aprile, Gunther Burghardt, ambasciatore USA all'UE scriveva a
Dennis Haster, repubblicano e membro della Camera Statunitense, che le
crescenti preoccupazioni europee di perdere capacità concorrenziale nel
settore biotech stavano aprendo spiragli verso una positiva soluzione della
moratoria sui prodotti OGM.
Burghardt parlava di 19 nuove richieste di autorizzazione di OGM presentate
alla Commissione, di cui due pronte per essere autorizzate, affermando che
"the positive momentum, created by concerns about EU competitiveness and the
nearly completed legislative framework, should not be countered".
Perché due giorni dopo, Robert Zoellick ha invece rotto gli indugi? Cosa
significherà tutto questo per il Doha Round?
A noi viene spontanea una ulteriore domanda:
che diritto hanno la Casa Bianca e le imprese agroindustriali americane di
decidere quello che mangiamo ?
Il cibo non è una merce, e questo mondo non è in vendita !
Roberto Meregalli
Beati i Costruttori di Pace - Rete di Lilliput
Campagna "Questo mondo non è in vendita"
tel. 348 9279038
E' disponibile sulla home page del sito www.retelilliput.org/stopwto e
www.unimondo.org/stopwto una analisi del Doha Round dal titolo "Ve lo do io
lo sviluppo". Il report contesta l'aggettivo "sviluppo" assegnato al ciclo
di negoziati lanciato a Doha nel 2001.