Efsa conferma le sue zone d’ombra e assolve multiresiduo nel piatto

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Foto: Unsplash.com

Per l’ennesima volta l’Efsa (l’agenzia europea che si occupa della sicurezza alimentare) perde l’occasione di fare il suo lavoro e propone uno studio che solleva non pochi dubbi sulla sua solidità e che altro non fanno che confermare la grave perdita di credibilità dovuta dalla vicenda glifosate e dai pesanti conflitti d’interesse che hanno caratterizzato il percorso autorizzativo dell’erbicida per il suo utilizzo fino al 2022. 

Il report riporta i risultati di due studi pilota retrospettivi su rischi per la salute umana da esposizione cumulativa a multiresiduo di pesticidi per via alimentare. L’Agenzia è arrivata alla rassicurante conclusione che da tale esposizione non vi sarebbero conseguenze negative per alcuni effetti cronici sulla tiroide e per due effetti acuti sul Sistema Nervoso Centrale (gli unici indagati).

Lo studio affronta un problema di cruciale importanza per la salute pubblica, data la presenza di residui di uno o più pesticidi nel 40.6% degli alimenti, come riportato da Efsa stessa in un report del 2018, in cui però non si faceva distinzione fra multiresiduo e singolo residuo. Dagli ultimi controlli eseguiti in Italia (Report 2019 Stop pesticidi di Legambiente) il multiresiduo è in aumento, sono presenti più di un pesticida nel 40% dei campioni di frutta e nel 15% delle verdure, con un massimo di 9 diversi pesticidi nelle fragole e 6 nell’uva da tavola.

Le Associazioni ambientaliste e del biologico denunciano: «Il report Efsa è un maldestro tentativo di assoluzione dei pesticidi e dell’attuale modello di agricoltura non più sostenibile»

Isde, Wwf, Legambiente, FederBio, Slow Food, Apab, Aiab, Lipu e Pro Natura ritengono che questo report dell’Efsa sia solo un esercizio di tipo matematico-statistico, costruito su un modello gravemente lacunoso, in cui si è ricercato solo quello che a priori era prevedibile non trovare, senza invece indagare su ciò che la comunità scientifica da tempo segnala.

Per le Associazioni il report di Efsa è un grande «castello di carta», le cui rassicuranti conclusioni non possono essere in alcun modo condivise. Esistono, infatti, numerose criticità sia di ordine generale che metodologico bene evidenziate nel documento di analisi prodotto dalle stesse Associazioni ambientaliste: Considerazioni sul report EFSA «Cumulative dietary risk characterisation of pesticides that have chronic effects on the thyroid».

«Il report appare, più che uno studio finalizzato a tutelare la salute pubblica, un maldestro tentativo di assoluzione dei pesticidi e dell’attuale modello agricolo dipendente dalle sostanze chimiche di sintesi – dichiarano le Associazioni – la presenza di multiresiduo negli alimenti rappresenta un problema di grande rilievo per la salute pubblica ed è fonte di preoccupazione nella comunità scientifica e nella società civile, specie per gli effetti sulle componenti più sensibili della popolazione come i bambini, anche perché si assiste ad un aumento della percentuale di campioni con multiresiduo e del numero dei pesticidi presenti».

Le Associazioni evidenziano inoltre che «la letteratura dispone ormai di consolidate conoscenze che attestano i vantaggi per la salute derivanti da una alimentazione biologica il cui incremento comporta riduzione nella incidenza di infertilità, malformazioni, allergie, otite media, ipertensione in gravidanza, sindrome metabolica, elevato indice di massa corporea, linfomi non Hodgkin. La salute dell’uomo non si può disgiungere da quella degli ecosistemi del Pianeta e sempre più si afferma, anche nel mondo accademico un modello agricolo che rigetta l’uso della chimica e si fonda su un paradigma completamente diverso, quello dell’agricoltura biologica che è l’implementazione pratica dei principi dell’agroecologia».

Per dirla in parole semplici, anche tra gli scienziati e gli accademici cresce il numero di chi sostiene che tutelare la salute della terra, sia anche tutelare la nostra. Scegliere un tipo di produzione che segue modelli agroecologici ci aiuterà non solo a mantenerci in salute ma anche a limitare inquinamento ed emissioni dannose per il clima. Pensiamoci quando facciamo la spesa.

Da Slowfood.it

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