Campi irrorati, uccelli decimati

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Immagine: Unsplash.com

Per gli uccelli queste settimane sono un periodo molto delicato. Si apprestano ai preparativi per le migrazioni verso sud, viaggi che per alcuni superano le migliaia di chilometri e che non tutti sono destinati a portare a compimento. Per le più disparate ragioni: la fame, gli incidenti, la stanchezza, i predatori. E l’uomo. 

Come sempre, per gli animali l’uomo rappresenta spesso un pericolo, diretto o indiretto che sia. I più scontati fattori di rischio possono essere il bracconaggio o la cattura di esemplari specifici come esche per la caccia, ma esistono anche cause meno note, meno evidenti, eppure letali. Una di queste è l’uso dei pesticidi. 

Già sapevamo delle tragiche conseguenze dell’utilizzo dei neonicotinoidi per gli insetti, in particolare per le api. Il DDT ne è l’esempio più famigerato: uccide i parassiti, ma contamina anche tutti gli altri esseri viventi, umani compresi. Non è però né l’unico pesticida né l’unico effetto collaterale che porta con sé. Quella dei neonicotinoidi è una classe di insetticidi chimicamente analoghi alla nicotina e, oltre al collasso provocato alle colonie di api che frequentavano le coltivazioni dove sono stati utilizzati, oggi mietono nuove vittime: gli uccelli.

Gli scienziati stanno scoprendo come molte specie stiano affrontando un inesorabile declino a causa dell’assunzione di neonicotinoidi nella loro catena alimentare: lo dimostrano numerosi articoli scientifici, tra cui quelli pubblicati sulla rivista internazionale a uscita settimanale Nature, che condivide le più significative ricerche nel campo della scienza e della tecnologia.

Insomma, l’aumento di questa classe di pesticidi ha provocato, negli uccelli degli Stati Uniti, un preoccupante calo della biodiversità tra il 2008 e il 2014 e il trend è in crescita: si tratta di prodotti con un grado di tossicità molto più elevato di altri insetticidi, che persistono molto più a lungo nell’ambiente e che minacciano gli uccelli su più fronti: vaporizzando la loro nefasta influenza sia sui semi che sugli insetti, entrambi componenti non secondari della dieta dei volatili, essi sferrano il loro attacco micidiale con un fuoco incrociato. È così che la correlazione tra il consumo indiretto dei pesticidi e il declino di alcune popolazioni diventa tristemente evidente. I frugivori hanno subito un calo del 12%; gli insettivori un calo del 5%. Sono effetti che, pur se apparentemente contenuti in termini percentuali, si amplificano nel tempo, riducendo drasticamente il numero di esemplari disponibili all’accoppiamento e alla riproduzione. 

A riprova dei risultati emersi è il fatto che in alcune regioni degli USA nord-orientali e occidentali, dove l’utilizzo di neonicotinoidi è diminuito, si riscontra un, seppur piccolo, impatto positivo sulla sopravvivenza delle popolazioni di uccelli. Certo, i rischi che questi piccoli esseri esito di un miracolo ingegneristico della natura devono affrontare non si riducono ai soli insetticidi, ma essi rappresentano indubbiamente uno dei fattori peggiorativi delle prospettive di sopravvivenza… per loro e per noi, che quei prodotti li respiriamo involontariamente a causa della loro elevata volatilità e del forte grado di dispersione nell’aria. Se chi li sparge sulle proprie coltivazioni lo fa protetto da una tuta da allunaggio, perché noi dovremmo tranquillamente pensare che non siano nocivi per i nostri polmoni, per la nostra pelle, per il nostro intestino? E perché non dovrebbero avere un effetto proporzionalmente ancor più grave e tragico sulle vite di uccelli che, a volte, pesano solo pochi grammi?

Noi possiamo comprare biologico, è una scelta che ad alcuni pare radical chic, costosa, inutile, ma a noi rimane sempre e comunque la possibilità di decidere. Agli uccelli no, e con queste condizioni il futuro all’orizzonte è quello dell’estinzione.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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