Vaccini: prima il profitto poi la vita

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Pochi giorni prima del Vertice Globale sui Vaccini ad Abu Dhabi promosso da Ban Ki-Moon, Bill Gates e lo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan lo scorso 24 e 25 aprile, l’organizzazione medico-umanitaria internazionale Medici Senza Frontiere (Msf), che ogni anno vaccina milioni di persone e sostiene l’adozione dei nuovi vaccini nei Paesi a basse risorse, ha denunciato ancora una volta quanto “il prezzo elevato dei nuovi vaccini potrebbe mettere i Paesi in via di sviluppo nella difficile condizione di non potersi permettere in futuro la totale copertura vaccinale dei loro bambini”.

In lotta contro le multinazionali del farmaco da decenni per rivendicare, come nel caso del lancio della campagna internazionale a favore dei generici Drop the Case o dell’appoggio alla battaglia legale della Corte Suprema indiana contro l’elvetica Novartis, che il vero progresso in campo medico non è solo il profitto ad ogni costo, ma la capacità di fornire farmaci sempre più alla portata delle tasche di tutti i malati, Msf riaccende il dibattito sui costi dei vaccini e sul codice etico delle multinazionali del farmaco. “Bisogna intervenire urgentemente sui costi astronomici per vaccinare un bambino che, nell’ultimo decennio, sono saliti del 2.700%” ha affermato Manica Balasegaram, direttore generale della Campagna per l’Accesso ai Farmaci Essenziali di Msf. “I Paesi dove lavoriamo perderanno presto il supporto finanziario per l’acquisto dei vaccini e dovranno decidere da quale malattia mortale potranno proteggere i loro bambini e da quale lasciarli invece scoperti”.

Se nel 2011, il prezzo per vaccinare un bambino con il pacchetto di immunizzazione di base che comprende BCG (tubercolosi), poliomielite, difterite, tetano, pertosse e morbillo era di 1,37 dollari, nel 2013 per il pacchetto di immunizzazione standard che include altri due vaccini innovativi, raccomandati dall’OMS, ovvero quelli per il pneumococco e il rotavirus, che costituiscono insieme circa il 75% del prezzo della vaccinazione, il costo dell'immunizzazione base per ogni bambino ha raggiunto i 38,80 dollari. “Oggi alcuni di questi vaccini - ha spiegato Msf - sono prodotti solamente da Pfizer, GlaxoSmithKline (GSK) e Merck e sono enormemente più cari: basti pensare che la vaccinazione di un bambino contro il morbillo costa 0,25 dollari mentre la protezione di un bambino contro le malattie dovute allo pneumococco costa, nel migliore dei casi, 21 dollari”. La Conseguenza? Il Decennio dei Vaccini, l’iniziativa per la vaccinazione globale lanciato dalla Fondazione “Bill & Melinda Gates” al World Economic Forum di Davos nel 2010 con una donazione senza precedenti di 10 miliardi di dollari per la ricerca, lo sviluppo e la distribuzione di vaccini per i Paesi in via di sviluppo nell’arco dei prossimi 10 anni, vedrà più della metà dei 57 miliardi di dollari totali stanziati finire nell'acquisto dei vaccini stessi.

Così sebbene gli alti costi dei vaccini mettano seriamente a rischio la sostenibilità dei programmi di immunizzazione, per il momento il Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha previsto nessuna misura di controllo dei prezzi e le trattative tra le compagnie farmaceutiche e l’Alleanza Globale per i Vaccini e l’Immunizzazione (GAVI), principalmente finanziata dai contribuenti, non hanno prodotto una più incisiva riduzione dei prezzi dei più recenti vaccini, cosa che consentirebbe a un maggior numero di bambini di beneficiarne. “Alla radice del problema - ha spiegato Msf - vi è la mancata trasparenza delle industrie sui costi di produzione dei vaccini e la ricerca di sempre più ampi margini di profitto che prevalgono sul garantire prezzi equi per i vaccini destinati a Paesi a basso reddito”. In questa situazione le posizione monopolistiche sui brevetti di molte case farmaceutiche non aiutano certo l’abbassamento dei prezzi, che potrebbe invece essere raggiunto incentivando l’ingresso di produttori emergenti sul mercato capaci di favorire la competitività attraverso farmaci generici a basso costo.

Non si tratta tuttavia di un problema che non può essere risolto. Ha dimostrarlo il fatto che GAVI ha recentemente annunciato un nuovo accordo per ridurre il prezzo del vaccino pentavalente: un esempio importante di ciò che l’Alleanza può ottenere quando sul mercato vi sono diversi produttori di vaccini e s’instaura una sana concorrenza commerciale. Per Manica Balasegaram tuttavia “GAVI dovrebbe urgentemente dare la priorità ai negoziati sui prezzi dei due vaccini più recenti e costosi e le industrie farmaceutiche, dal canto loro, dovrebbero rendersi disponibili a discutere con GAVI degli accordi migliori e più inclusivi” che non escludano le organizzazioni non governative e gli attori umanitari. “Msf si trova spesso a vaccinare gruppi vulnerabili come bambini rifugiati, bambini sieropositivi e ragazzi più grandi non vaccinati in precedenza che non rientrano nella fascia standard di età dei programmi di vaccinazione - ha dichiarato la Balasegaram - Ciononostante, non siamo riusciti ad ottenere sistematicamente i prezzi più bassi pattuiti da GAVI e, negli ultimi quattro anni, siamo stati costretti a lunghe trattative con Pfizer e GSK per ottenere il vaccino contro lo pneumococco”. Così, sebbene molte industrie farmaceutiche offrano spesso delle donazioni in vaccini ad organizzazioni medico-umanitarie, questa non sembra essere considerata una soluzione accettabile a lungo termine dalle ong, che lavorano per rispondere velocemente ai bisogni nei Paesi in via di sviluppo e dovrebbero essere sempre messe nelle condizioni di aumentare la copertura vaccinale dei gruppi vulnerabili. “Per questo chiediamo a GAVI di aprire la strada a una riduzione dei prezzi dei vaccini per gli attori umanitari che si trovano spesso nella posizione migliore per rispondere a situazioni di emergenza che richiedano vaccinazioni di massa”, ha concluso la Balasegaram.

Ma la battaglia per i prezzi non è l’unica per garantire l’accesso ai vaccini. Le nuove linee guida dell’OMS non prevedono ancora la distribuzione e la somministrazione dei vaccini senza iniezione o per via inalatoria. Così negli ultimi 5 anni, 112 milioni di bambini che vivono nei paesi impoveriti e in aree rurali non hanno ricevuto neanche il pacchetto di immunizzazione di base per proteggersi dalle malattie che mettono a rischio la loro vita come dimostrano le innumerevoli epidemie di morbillo registrate negli ultimi anni. Perché? “I vaccini oggi a disposizione sono difficili da usare in aree remote o rurali dove deve esser garantita la catena del freddo, si richiedono operatori sanitari preparati che facciano le iniezioni e devono essere somministrati in più dosi, rendendo necessarie diverse visite mediche” ha dichiarato Kate Elder, esperta di vaccinazioni della Campagna per l’Accesso ai Farmaci di Msf. Anche per un’organizzazione dalla capacità logistica come Msf, vaccinare bambini in zone difficili da raggiungere con vaccini che richiedono la catena del freddo è una grande sfida e molti bambini ne rimangono comunque esclusi. “Per questo abbiamo bisogno di prodotti che rendano più semplice la vaccinazione dei bambini ha concluso la Elder, senza dimenticare che la vita andrebbe sempre anteposta ad un profitto mai sazio di utili (se solo si volesse contenere la mortalità infantile e assolvere il Quarto obiettivo del millennio entro il 2015).

Alessandro Graziadei

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