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Ecologia e turismo: il Laos la meta mondiale 2013
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Vientiane (Laos) - La parola “ecologia”, nelle sue varie forme e declinazioni, accompagna molte delle nostre scelte o proposte che hanno alla base un maggior rispetto dell’ambiente. Vecchi e nuovi business hanno adottato un approccio ecologico dando vita ad un economia definita “verde”. Il settore turistico che rientra in questa “green-economy” s’impegna ad offrire soluzioni in grado di ridurre i disastrosi effetti di un modo di viaggiare spesso invasivo ed inquinante. Nel 2002 a livello internazionale è stata trovata una definizione comune per “eco-turismo”: “un modo responsabile di viaggiare in aree naturali, conservando l'ambiente e sostenendo il benessere delle popolazioni locali.”
Vi scrivo dalla capitale del Laos, il paese considerato miglior meta turistica del 2013 dal consiglio europeo sul turismo e il commercio. Può sembrare strano che venga scelto uno stato poco conosciuto e avulso dalle maggiori rotte turistiche verso il sud est asiatico: ma proprio per questo il Laos potrebbe avere le caratteristiche giuste per una promozione dell’ecoturismo.
I motivi – che possono essere anche le premesse future – alla base dell’assegnazione del riconoscimento europeo, sono l’impegno del settore turistico laotiano per uno sviluppo “ambientale” e “sociale” attraverso soluzioni che beneficiano sia il visitatore che il paese interessato.
Il Laos promuove soluzioni turistiche che siano a contatto con l’ambiente, sensibili alla preservazione delle bio-diversità ed attente alle risorse naturali del territorio. Più della metà di esso – che conta quasi 240 mila chilometri quadrati – è ricoperta da foreste incontaminate da ogni tipo di accorgimento umano. Il fiume Mekong, che percorre la Repubblica democratica laotiana delimitandone i confini con Birmania e Thailandia, è la culla di molte specie animali e vegetali. Prima di entrare in Cambogia – dunque a sud del paese – esso si dirama bagnando le sponde di circa quattromila isole e ospitando un numero vario ed elevato di animali in via d’estinzione, come ad esempio i delfini d’acqua dolce.
Come precedentemente accennato, l’impegno del Laos è orientato verso un’offerta turistica che sia in dialogo con l’ambiente, non limitata solamente a siti museali, archeologici e culturali. In questo modo sensibilizza il visitatore ad un tipo di turismo differente, fatto di attività e divertimenti a basso impatto ambientale. Un esempio sono gli itinerari – da un giorno ad una settimana – promossi dalle agenzie locali che danno la possibilità di visitare villaggi e paradisi naturali attraverso attività come trekking, canoa o ciclismo. Un altro esempio sono le slowboat: semplici barche di legno che via fiume portano i turisti da un villaggio all’altro, permettendo in questo modo di raggiungere luoghi preziosi e remoti senza alterarne l’aspetto.
Una comunità che si basa sull’eco-turismo ne condivide anche i profitti, come supportare le famiglie ed i villaggi locali, sia a livello nazionale che globale. Oltre alla salvaguardia ambientale, alla protezione della bio-diversità e alla promozione di un turismo in dialogo con la natura, il Laos sensibilizza la preservazione delle tradizioni locali per offrire al visitatore uno scambio culturale senza precedenti. Una porzione sempre più vasta di popolazione viene formata per essere coinvolta nel settore turistico laotiano, con il fine di preservarne e promuoverne usi e costumi. Dalla campagna alla giungla fino alle città, tutti sono impegnati nel mantenere intatta ogni tradizione. Un esempio è il così detto “home-stay”. Il turista, obbligato ad appoggiarsi ad agenzie locali per non alterare l’equilibrio economico attraverso errate scelte “fai da te”, potrà richiedere di pernottare presso famiglie autoctone, mangiare e lavorare con loro, apprendere l’arte culinaria, l’artigianato o semplicemente osservare la vita dalla finestra di una piccola casa di legno costruita su un albero.
L’offerta culturale non si limita a pratiche come l’home-stay. La storia del Laos rivive ed è conservata in siti culturali d’inestimabile bellezza – alcuni dei quali patrimonio dell’umanità –. Un esempio è l’antica capitale Luang Prabang – dopo Venezia la città più bella che ho visto –. A Ovest è bagnata dal Mekong e a Est dal fiume Nam Ngum – il secondo in ordine di grandezza –. Nel piccolo centro l’atmosfera tipicamente francese riporta ad un tempo coloniale ormai passato. Gli antichi templi, perfettamente conservati e ancora popolati, mantengono viva la pregnante tradizione buddhista e gli abitanti vivono seguendo usi e ritmi locali.
Un turismo che di rispetto e scambio reciproco ne fa virtù, i cui benefici si estendono dal promotore al paese, dal turista che sceglie una vacanza di questo tipo al pianeta intero. Una vera e propria possibilità di cambiamento personale e globale, che accresce la responsabilità universale di ognuno attraverso scelte diverse da quelle fino ad ora immaginate.
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