Serbia: il dialogo ipocrita del governo con la società civile

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Maja Stojanović dirige Građanske inicijative  (Iniziative civiche), un’organizzazione non governativa che ormai da venticinque anni lavora con tenacia per rinsaldare i valori democratici in Serbia. Tra le più rinomate attiviste del paese, Stojanović da anni è impegnata per rafforzare la società civile attraverso l’educazione, la promozione della democrazia e il sostegno alla cittadinanza attiva. In questa intervista parla del carattere autoritario dell’attuale leadership politica di Belgrado, degli attacchi e campagne denigratorie contro le organizzazioni non governative, e del dialogo, finora rivelatosi improduttivo, tra il governo e la società civile.

Come descriverebbe il rapporto tra la leadership politica e la società civile serba?

Secondo tutte le rilevanti organizzazioni non governative, nazionali e internazionali, la leadership serba ormai da dieci anni si sta progressivamente allontanando dai principi democratici. La società civile è il primo pilastro della democrazia e il suo principale obiettivo è quello di preservare e rafforzare i valori democratici di una società. Date queste premesse, non è difficile immaginare quale sia il rapporto tra il governo e la società civile serba.

Se il governo e la società civile di un paese non condividono gli stessi obiettivi – lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani, il rafforzamento delle istituzioni democratiche, la separazione dei poteri – , non si può pretendere che riescano a instaurare un rapporto costruttivo di collaborazione che possa contribuire al raggiungimento di suddetti obiettivi. Se poi il governo presenta caratteri autoritari, è inevitabile che la situazione si deteriori ulteriormente. Il carattere autoritario di un governo si riflette nella tendenza a interpretare ogni critica come un attacco allo stato e a calpestare sistematicamente la libertà di espressione e di associazione, cercando di mettere a tacere i media professionali che informano i cittadini del reale stato delle cose nel paese.

Recentemente alcuni media indipiendenti e organizzazioni non governative, tra cui Iniziative civiche, hanno inviato una lettera aperta a Gordana Čomić, ministra per i Diritti umani e delle Minoranze e per il Dialogo sociale. Può dirci qualcosa di più su questa iniziativa?

Si tratta dell’ennesima lettera che negli ultimi anni la società civile e i media indipendenti hanno inviato a vari rappresentanti del governo. Dopo l’ultimo cambio di potere – per usare un eufemismo perché è dal 2012 che la Serbia è governata dagli stessi partiti politici, usciti vincitori da una serie di elezioni anticipate il cui unico scopo era quello di tenere i cittadini in uno stato di perenne tensione – è stato istituito un nuovo ministero per i Diritti umani e delle Minoranze e per il Dialogo sociale, alla cui guida è stata nominata una persona che fino ad allora faceva parte dell’opposizione.

Questa mossa della leadership al potere potrebbe essere interpretata come un tentativo di risolvere finalmente alcuni dei problemi più pressanti del paese e, a quanto pare, la comunità internazionale tende ad interpretarla in tale ottica. Quello che però sembra sfuggire a molti è il fatto che la ministra Čomić ha dichiarato pubblicamente che nessuna delle questioni che rivestono grande importanza per la democrazia – tra cui la difesa delle libertà di associazione e di espressione e la tutela dei gruppi più vulnerabili – è di sua competenza, spingendo così queste questioni sotto il tappeto. Abbiamo inviato la summenzionata lettera alla ministra Čomić con due obiettivi: evidenziare la pessima situazione dei media e della società civile in Serbia ed esprimere la nostra contrarietà alla decisione della ministra di dichiararsi incompetente per le questioni di fondamentale importanza per la tutela dei diritti umani e delle minoranze...

L'articolo di Vukašin Obradović segue su Balcanicaucaso.org

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