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Acqua da bere… dal mare!
Consumo critico
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Fare una nuotata in mare e bere qualche sorso di acqua salata. Quante volte ci capita e quante volte ci dà fastidio? Oserei dire quasi sempre, quando si decide di tuffarsi tra le onde. A quanto pare però, nel futuro che ci aspetta, bere - e utilizzare a scopi alimentari - l’acqua del mare sarà possibile e, anzi, sarà una strada da percorrere per ottenere acqua potabile per tutti in maniera sostenibile. Ma vediamo di che si tratta.
Come ci ricordano gli amici di Treedom, la preoccupazione per la disponibilità di risorse idriche sta subendo una escalation a livello internazionale. L’agenda globale delle Nazioni Unite che propone gli Obiettivi Sostenibili del Millennio (MSG, scadenza 2030) all’acqua ne dedica 2 su 17, e altri tra i traguardi prefissati per “trasformare il nostro mondo” sono sicuramente riconducibili alla necessità di tutelare l’ambiente, compreso quello acquatico.
A confermare le giustificate attenzioni al tema ci pensa la recente (dicembre 2016) campagna #savinglives diffusa da Oxfam sull’emergenza acqua. Le persone che nel mondo vivono senza accesso all’acqua potabile sono quasi 750 milioni, e a questo si aggiunge un altro dato allarmante: 2 miliardi e mezzo non hanno alcuna garanzia di servizi igienico-sanitari, spesso per colpa della guerra o per cause naturali. Inutile dire che disuguaglianze di tale portata minano alle fondamenta i delicati equilibri geopolitici, mettendo in pericolo la stabilità precaria raggiunta a fatica in alcune aree del mondo. Per non parlare degli squilibri già emersi, che quotidianamente ci costringono a fare i conti con disparità di cui anche noi, spesso e inconsapevolmente, rimaniamo complici silenziosi.
Alcune tra le innovative soluzioni che si profilano all’orizzonte, anche nel campo della cooperazione internazionale, hanno in comune una tecnica: la desalinizzazione dell’acqua di mare per renderla potabile. Un ambito di ricerca e sviluppo che potrebbe avere rilevanti ricadute sulla scarsità d’acqua potabile e sulle difficoltà di accesso ai pozzi. In testa ai Paesi che si stanno muovendo in questa direzione la Cina, che è tra primi 12 Paesi con problemi idrici al mondo. Di qualche giorno fa la notizia che siano stati drasticamente ridotti in Cina anche gli spazi destinati ai campi da golf, proprio per la scarsità di terreni coltivabili disponibili e per il grande dispendio di acqua che la loro cura richiede.
Una soluzione che sembra interessante ma che è ancora in fase sperimentale è quella proposta dalla Sundrop Farms, azienda anglo-australiana che sta cimentandosi con le nuove tecnologie all’insegna di coltivazioni sostenibili in zona aride. Come? Attraverso un sistema di dissalazione dell’acqua di mare che utilizza l’energia solare, convogliata attraverso migliaia di pannelli verso una torre-centrale che permette di alimentare le serre dove viene coltivato il cibo. Una pratica che mette assieme tecniche di coltivazione senza pesticidi e orti idroponici simili a quelli che stanno diventando sempre più in voga sui tetti dei palazzi (e non solo) delle grandi metropoli. A queste tecniche non sono nuovi gli Stati Uniti che, grazie a molteplici studi progettuali in seno al MIT (Massachusetts Institute of Technology), da tempo lavorano sull’estrazione del sale dall’acqua di mare, non solo per il suolo statunitense ma anche per problematiche che interessano altri Paesi (p.es. l’India) e che si inseriscono in quel filone di sperimentazioni che interessano anche Paesi più vicini a noi (p.es. Israele, che con il più grande progetto al mondo soddisfa il 40% del fabbisogno idrico desalinizzando acqua del Mediterraneo).
Certo, l’obiettivo è unico e imprescindibile per poter realmente pensare di avviare questo nostro mondo verso un cambiamento sostenibile ed equo: acqua potabile e per tutti. Ciò non deve farci comunque dimenticare che anche noi, nelle nostre azioni quotidiane, possiamo contribuire a un utilizzo più rispettoso e calcolato di una risorsa così importante come l’acqua. Dal comprare indumenti che non siano washed all’essere parsimoniosi nell’utilizzo casalingo, all’essere accorti nel consumo per la propria igiene personale, ogni giorno possiamo mettere in pratica tanti piccoli gesti che, in maniera minima ma necessaria e importante, contribuiscono a rispettare non solo il presente del nostro Pianeta, ma a costruirne anche il futuro.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.