Cooperazione e cambiamenti (non solo climatici)

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I cambiamenti climatici in atto sono una realtà con la quale la nostra comunità globale deve fare i conti, e sono soprattutto le comunità povere e già vulnerabili le più esposte ai suoi effetti e forse le meno attrezzate per adattarvisi. Cosa si chiede quindi alla cooperazione internazionale in questo momento storico così globalmente delicato? Niente. 

In effetti “pare che la cooperazione internazionale stia perdendo sempre più valore e credibilità, non si sa se più di fronte agli occhi della cittadinanza o a quelli della politica”: è un’apertura all’insegna del rammarico quella di Pierino Martinelli, direttore di Fondazione Fontana Onlus che, assieme a una rete di soggetti del territorio trentino, ha organizzato venerdì 24 maggio scorso l’annuale Seminario della Carta di Trento, questa volta per discutere proprio le relazioni che intercorrono tra cooperazione internazionale e mutamenti climatici.

Storicamente le specie, davanti a eventi di crisi, hanno reagito in tre possibili modi: si sono estinte, si sono adattate o sono diventate migliori (se sono sopravvissute). Le opzioni saranno le stesse anche per il mondo della cooperazione, che subisce negli ultimi tempi una sistematica delegittimazione, costruita all’insegna del sospetto per decostruirne il lavoro costante? I cambiamenti, su tutti i fronti, sono momenti difficili da affrontare e il mondo della cooperazione, presente al Seminario in variegata rappresentanza, è convinto che sia il tempo speso con ostinata motivazione per un futuro più sostenibile per tutti e tutte a fare la differenza. Ecco perché in qualche modo tra la platea ospitata presso il Centro per la Cooperazione Internazionale di Trento e i ragazzi e le ragazze che contemporaneamente in questo venerdì di strana primavera hanno manifestato ancora una volta per le strade delle città all’insegna dei #fridaysforfuture si è stabilito un tacito legame. Il senso di responsabilità che anche il mondo della cooperazione internazionale condivide con i giovani in piazza si esprime nella sfida di comprendere le nuove dinamiche sociali e culturali che il cambiamento climatico in atto produce, al fine di integrare nel proprio approccio operativo una costante attenzione alla dimensione ambientale, senza perdere di vista l’interdipendenza tra uomo e natura e le strategie possibili per mitigare gli effetti già in atto. 

Sapere che una catastrofe è imminente, non sembra sufficiente per agire in termini di prevenzione”: niente di nuovo, ricorda Silvia Nejrotti, moderatrice della mattinata, ma proprio per questo motivo è indispensabile promuovere una formazione di qualità che tenga presente la complessità di un fenomeno estremo, ma all’ordine del giorno: dall’era preindustriale a oggi la temperatura globale è aumentata di circa 1,1 °C (previsioni scientifiche a +1,5°C entro il 2030). È un dato importante, riferimento da cui parte tutta la discussione dell’Accordo di Parigi per la partita del riscaldamento globale e sul quale interviene Roberto Barbiero, tecnico esperto e divulgatore scientifico, nonché fisico e climatologo dell’Osservatorio Trentino sul Clima della Provincia autonoma di Trento. Precisando subito che la confusione informativa (spesso strumentale) tra tempo meteorologico (situazione in scala locale) e clima (trend globale) rischia di provocare una sottovalutazione pericolosa di un fenomeno che resta anomalo al punto da modificare la circolazione media dell’atmosfera, e che ha il suo cuore pulsante nello scioglimento dei ghiacci artici. 

Una partita che si gioca sicuramente sul modo in cui consumiamo due risorse in particolare: energia e cibo, sulle quali si innestano le emissioni di gas serra più importanti nelle cause del cambiamento climatico e che nascondono una complessità molto più estesa, radicata nelle possibilità stesse di accesso a queste risorse.

Per capire come si convertano nella pratica le sfide espresse dalle relazioni del mattino, seminario ha ospitato importanti contribuiti provenienti dalle esperienze sul campo, che hanno dato spazio alla condivisione di spunti su crisi ambientali e nuove geografie (Sara Bin, Università di Padova), conflitti ambientali e partecipazione (Laura Greco, associazione A Sud), fake newse movimenti globali per una comunicazione attiva per la salvaguardia del pianeta (Valentina Angeli, FridaysForFuture Trento e Paulo Lima, associazione Viração &Jangada). Come ha suggerito Massimo Zortea, avvocato ambientale ed esperto di cooperazione internazionale ambientale, occorre infatti considerare con cura anche un ripensamento, proprio per l’importanza concreta dei rapporti tra uomo e natura che definiscono l’ambiente, del lessico stesso della sostenibilità

Qui si gioca però anche la questione antropologica, esplorata da Mauro van Aken, ricercatore presso l’Università di Milano-Bicocca, che suggerisce un’articolata riflessione sui processi culturali che inevitabilmente attraversano il tema dei cambiamenti climatici, perché chiamano in causa da vicino il paradigma dello sviluppo occidentale nel suo rapporto natura-cultura. Le culture e le società sono sempre state climatiche, immerse su un fondale atmosferico abitato non solo da noi, ma anche dalle forme di vita con cui siamo in relazione (environ-ment). Tra dinieghi e desideri, dobbiamo quindi riconsiderare altresì il nostro immaginario sulla natura e su una cosmologia occidentale, costruita sull’opposizione tra uomo e natura. Come? Reinventando tra le altre cose anche la semantica che ci è necessaria per esprimere la relazione che non solo ci lega al mondo, ma ce ne rende partecipi.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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