Italia: 'No Nuclear Day', "Meglio attivi oggi che radioattivi domani"

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"Meglio attivi oggi che radioattivi domani". E' stato lo slogan della manifestazione che si è tenuta sabato scorso a Milano promossa da un ampio gruppo di associazioni per opporsi alla alla campagna di promozione del nucleare messa in atto dal Governo italiano. "Una manifestazione tinta di giallo, apartitica, contro la scelta obrobriosa di tornare al nucleare, e a favore delle energie pulite, rinnovabili e della ricerca in campo energetico" - spiegano i promotori tra cui MAN (Associazione Mediterranea per la Natura), Medicina Democratica, Mondo Senza Guerre e senza Violenza (MSGV), Gruppo locale di Milano di Greenpeace, Fare Verde, Legambiente, Amici Della Terra Lombardia (ADT), LAV e WWF Italia.

"Le centrali di terza generazione, che Berlusconi vuole costruire, dovrebbero durare più di quelle in funzione (di seconda generazione) senza aver risolto il problema delle scorie né della sicurezza intrinseca - spegnimento automatico se c'è un incidente grave" - sostengono le associazioni. "Riteniamo che il nucleare non sia il futuro e soprattutto che non rappresenti una fonte di energia sostenibile per la salute del pianeta e di ogni essere vivente - continuano i promotori. Crediamo opportuno sostenere e incentivare l’utilizzo e la ricerca di energie rinnovabili per consentire all’Italia di potersi al più presto adeguare alle direttive Europee".

Da tempo le associazioni ambientaliste come Legambiente, Wwf e Greenpeace hanno mosso sostanziali critiche al momento dell'accordo firmato a Roma dal premier italiano Silvio Berlusconi e dal presidente francese Nicolas Sarkozy e ai due memorandum siglati da Enel e Edf che prevedono la costruzione di 4 centrali nucleari di terza generazione in Italia, la prima delle quali dovrebbe essere operativa dal 2020. Le associazioni nei mesi scorsi hanno lanciato un appello per la costituzione di un "Comitato Nazionale contro il nucleare".

La scorsa settimana la Consulta della Corte Costituzionale ha respinto i ricorsi presentati da dieci Regioni sulla legge delega sul nucleare dichiarando in parte infondate e in parte inammissibili le questioni sollevate. Nei mesi scorsi dieci Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria e Piemonte che poi con il cambio di giunta si era ritirata) avevano fatto ricorso contro la legge che delega al Governo nazionale ogni decisione in materia nucleare esautorando le amministrazioni regionali sulla questione energetica.

“Questa sentenza non cambia la sostanza: la quasi totalità delle Regioni italiane, governate dal centro destra e dal centro sinistra, e la maggior parte dei cittadini non vogliono sentir parlare di ritorno al nucleare” - ha commentato il responsabile scientifico di Legambiente, Stefano Ciafani. “Il Governo abbia il coraggio, dopo tante parole, di passare ai fatti: definisca gli assetti dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, valuti i progetti presentati dalle aziende energetiche, tiri fuori i nomi delle località che ospiteranno le centrali. Staremo a vedere se riuscirà a posare la prima pietra dei nuovi impianti, come propagandato finora. L’unica cosa certa di questo progetto ideologico è che l’Italia perderà altro tempo nella lotta al cambiamento climatico e per ridurre la sua dipendenza energetica, a fronte di pesanti e crescenti costi per la collettività” - ha concluso Cifani.

Ieri Legambiente con un bliz in piazza San Marco a Venezia ha lanciato la campagna "Nucleare? Respingilo al mittente!", una serie di cartoline estive da inviare al Governo. I manifestanti, vestiti con tute anticontaminazione e maschere antigas, hanno simulato quella che è stata definita "una tranquilla domenica nucleare" in mezzo ai turisti, molti dei quali non hanno nascosto una certa meraviglia. Le cartoline da inviare al Governo invitano a respingere simbolicamente al mittente il ritorno dell'atomo in Italia. [GB]

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