Italia: nove Regioni fanno ricorso contro la nuova legge sull'energia nucleare

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Scade oggi, 30 settembre, il termine per impugnare la legge approvata nei mesi scorsi che prevede il ritorno al nucleare dell’Italia e che delega al Governo nazionale ogni decisione in materia esautorando le amministrazioni regionali sulla questione energetica. Nove Regioni (Calabria, Toscana, Emilia Romagna, Marche, Liguria, Umbria, Piemonte, Puglia e Lazio) hanno aderito all'appello delle associazioni ambientaliste di ricorrere alla Corte Costituzionale rivendicando la loro competenza in materia e soprattutto per quanto riguarda la localizzazione degli impianti nucleari.

Soddisfatte Greenpeace, Legambiente e WWF che - dopo le prime adesioni al loro appello da parte delle regioni Calabria, Toscana, Liguria e Piemonte - si auguravano che tale esempio venisse seguito anche dalle altre Regioni. "La delega nucleare al Governo prevista dalla Legge 99/2009 - sottolineano le associazioni ambientaliste - mette fuori gioco le Regioni sulla localizzazione degli impianti nucleari per la produzione dell’energia elettrica, sugli impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi o per lo smantellamento degli impianti nucleari, in contrasto con quanto stabilito dal Titolo V della Costituzione sui poteri concorrenti delle Regioni in materia di Governo del territorio e sul rispetto del principio di leale collaborazione".

In base a questa valutazione, Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia, con una lettera dell’11 settembre scorso (in .doc) inviata ai Governatori e a tutti gli assessori competenti, hanno chiesto l’impugnazione di fronte alla Corte Costituzionale della norma contenuta nella legge 99/2009. La decisione governativa - sottolineano le associazioni - "è particolarmente grave perché si vuole così scavalcare completamente non solo le Regioni ma anche gli enti locali per localizzare impianti e aree, equiparate ad aree militarizzate, gestite da privati".

Nei criteri e nei principi che improntano la delega al Governo infatti, rilevano gli ambientalisti, l’intesa con la Conferenza Unificata, a cui partecipano le Regioni e gli enti locali, è chiesta solo per la costruzione e l’esercizio degli impianti e non per la localizzazione che viene quindi avocata al solo Governo. Leassociazioni nella loro lettera agli amministratori regionali citano, a sostegno dell’impugnazione, almeno quattro sentenze della Corte Costituzionale (Sentenze n. 242, 285 e 383 del 2005 e n. 247 del 2006) in cui si ribadisce l’ineludibilità delle intese tra Governo e Regioni quale pieno riconoscimento della funzione amministrativa delle Regioni su materie in cui queste esercitano il loro potere legislativo concorrente.

In un precedente appello le associazioni ambientaliste avevano già evidenziato che la competenza delle amministrazioni regionali in materia d’energia è sancita dalla Costituzione. "Ma - sottolineano gli ambientalisti - alla concertazione e alla trasparenza il governo preferisce l’autoritarismo e il segreto militare, con il rischio quasi certo di far piombare il Paese in un ginepraio di conflitti sul territorio: esattamente il contrario di quello che occorre all’Italia per risollevarsi dalla crisi economica e per contrastare il cambiamento climatico".

Mancano completamente all'appello oltre alla Sicilia - anche l’Abruzzo e il Molise dove però un ampio fronte della società civile si è mobilitato da tempo. La rete EmergenzAmbienteAbruzzo (che comprende oltre 60 associazioni, comitati civici e movimenti), già attiva in moltissime delle vertenze ambientaliste degli ultimi anni, ha da tempo lanciato una petizione online da spedire al Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, per protestare contro la mancata impugnazione.

Analoga presa di posizione si è avuta in Molise dove si troverebbe uno dei siti individuati per la collocazione delle centrali. Una dura lettera aperta è stata diffusa nei giorni scorsi, sottoscritta da associazioni, movimenti, tre pubblicazioni periodiche sensibili ai temi civili e ambientali e, soprattutto, dalle quattro Diocesi locali, insieme a tantissimi cittadini. I sottoscrittori definiscono intollerabile che la "vivibilità della terra molisana sia così compromessa dall’inerzia del governo regionale". Un’inerzia nella quale sono venuti a mancare "il diritto di parola e di difesa della propria terra, del proprio ambiente e del proprio futuro". Con deliberazioni consiliari, nei giorni scorsi, anche la Provincia e il Comune di Termoli, hanno chiesto al Presidente della Regione, Michele Iorio, l’impugnazione della legge nazionale.

Greenpeace e Legambiente già da mesi vanno denunciando che "il nucleare è una tecnologia vecchia, inquinante, insicura e costosa che non risolverà nessuno dei problemi energetici del Paese e finirà per affossare ogni altra forma di produzione energetica, come le rinnovabili, condannando il paese all’arretratezza e rinunciando a tutte le opportunità occupazionali (250mila posti di lavoro solo in Germania), tecnologiche e di sostenibilità che le rinnovabili invece garantiscono". Le associazioni ambientaliste avevano già fortemente criticato l'accordo tra Berlusconi e Sarkozy che affiderebbe alla francese la costruzione di quattro centrali nucleari di terza generazione in Italia, la prima operativa dal 2020.

Un'analisi di Greenpeace sulle tre 'mappe nucleari' dell'Italia fornisce una lista di aree a maggiore vulnerabilità sismica e climatica utile per capire dove potrebbero finire le nuove centrali nucleari.

Alessio Di Florio

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