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Coturnici e pecore, quell’insolita alleanza per la biodiversità
Conservazione
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Foto: Unsplash.com
Coturnice e pecore di razza Tingola e Lamon, cos’hanno in comune? Apparentemente molto poco, in effetti.
Da un lato un galliforme (Alectoris greca saxatillis) originariamente legato alle steppe, presente nelle aree montuose della penisola italiana e dei Balcani, che sulle Alpi trentine ha trovato un ambiente adatto alle proprie esigenze, in areali a vegetazione erbacea ben esposti e caratterizzati da ambienti ripidi e rocciosi anche a bassa quota. Una specie di interesse comunitario il cui status è critico per il significativo decremento che ha subito dalla seconda metà del ‘900 in poi (abbandono delle montagne negli anni del dopoguerra).
Dall’altro ovini vivaci, pecore robuste e ottime pascolatrici. Come le tingole, originariamente allevate nelle vallate delle Dolomiti come la Val Badia, la Val di Funes e la Val d’Ega (dette anche Fiemmesi e in Alto Adige Villnosser Brillenschaf) e ora diffuse anche in provincia di Trento, in particolare nella Val di Fiemme, nella Val di Fassa e in alcune zone della Valsugana. O come le Lamon, a rischio di estinzione, allevate sin dall’antichità in Trentino nell’area del Primiero e del Vanoi e nel vicino bellunese (comuni di Lamon, Arsiè, Feltre, Fonzaso e Sovramonte) ma poi preferite, con l’evoluzione dell’allevamento, da razze più produttive, anche se meno adatte all’ambiente.
Ecco allora un primo aspetto che hanno in comune coturnice e pecore: una battaglia ostinata e necessaria per la sopravvivenza. Ma anche un pensiero profondo e strutturato che per proteggerne la rarità ha annodato fili tra diversi portatori di interesse, per la tutela delle specie e del paesaggio. Nato qualche anno fa all’interno di LIFE11/NAT/IT/000187 "TEN" - Trentino Ecological Network (presentato dalla Provincia autonoma di Trento sulla linea di finanziamento del programma europeo Life+ 2007-2013) e avente come obiettivo generale la definizione della nuova strategia gestionale a lungo termine per la conservazione di habitat e specie della Rete Natura 2000 in Trentino, il progetto per la tutela dell’habitat della coturnice e delle greggi di Lamon e Tingola si concretizza in particolare in una delle azioni previste, la C16. Ma da dove nasce questo bisogno?
Dalla salvaguardia della rarità di entrambe, coturnice e pecore, che ormai abbiamo capito saldamente legate l’una alle altre: la ridotta presenza di greggi di ovini (ma anche di caprini) ha infatti favorito la progressiva ricolonizzazione dei pascoli da parte di alberi e arbusti e provocato la frammentazione dell’habitat della coturnice, che del pascolo beneficia perché lì trova gli spazi aperti necessari alla nidificazione. Senza contare che il venir meno delle coltivazioni di cereali e la rarefazione degli insetti legati alle mandrie al pascolo hanno contemporaneamente determinato la riduzione delle risorse alimentari a diposizione degli uccelli. Ecco dunque l’azione dimostrativa messa in campo dal Parco Naturale Paneveggio - Pale di San Martino, su delega appunto del progetto T.E.N.: le pecore sono state date in comodato gratuito a quattro aziende zootecniche fino al 2021, con una forma contrattuale (soccida) specifica per l’allevamento. A fronte di questo gli allevatori si sono impegnati a mantenere un certo numero di pecore in azienda e a portarle a pascolare nei luoghi indicati dal Parco.
Una storia di successo che, nonostante le difficoltà che il Parco continua a dover fronteggiare, prosegue oggi con convinzione e dedizione e unisce coturnici e greggi da ulteriori e fondamentali prospettive: la geografia, che è quella inconfondibile del Parco Naturale Paneveggio - Pale di San Martino e della Val Canali; la salvaguardia della biodiversità; il recupero di razze a rischio, aumentandone il numero di riproduttori; la ripresa di tecniche e tradizioni locali e la valorizzazione di filiere corte come quella della lana; l’incentivo alla partecipazione degli artigiani locali, che beneficiano di un ritorno economico e d'immagine per la loro attività di trasformazione e rivalutazione delle varie tipologie di lana; la promozione di prodotti tipici del territorio; una didattica che valorizza la sostenibilità, e che in ultima istanza ha coinvolto anche alcuni asini arricchendo non solo la diversificazione dell’attività di pulizia dei pascoli (questi animali, infatti, prediligono specie vegetali diverse rispetto a quelle delle greggi), ma anche le attività rivolte alla promozione di un turismo lento e a basso impatto, con proposte di trekking someggiati. Uno spettro di ricadute che, con esperienze come questa, offrono virtuosi spunti di replicabilità.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.