www.unimondo.org/Guide/Ambiente/Conservazione/Alghe-e-sostenibilita-209412
Alghe e sostenibilità
Conservazione
Stampa

Foto: Unsplash.com
Sostenibilità, cambiamento climatico, occupazione, biodiversità. Esiste un alimento in grado di coniugare tutte queste fondamentali sfide dell’Agenda 2030? Forse sì! Secondo la Safe Seaweed Coalition, una partnership globale tra Lloyd’s Register Foundation, United Nations Global Compact e Centre national de la recherche scientifique (CNRS) per supervisionare la sicurezza e la sostenibilità dell’industria delle alghe, “Entro il 2050, i nostri oceani hanno il potenziale per produrre 15 volte più alghe, assicurando occupazione a milioni di persone in ogni continente, assorbendo carbonio per aiutare a combattere la crisi climatica e fornendo nutrimento essenziale per soddisfare le esigenze della popolazione mondiale in crescita”. In questi ultimi 5 anni, da quando il mondo ha iniziato a riconoscere che la coltivazione di alghe potrebbe rivelarsi un vantaggio per il pianeta e per l’uomo, l’industria delle alghe è quasi raddoppiata. Come ha ricordato il biologo del CNRS Philippe Potin, “Una foresta di alghe, che siano naturali o coltivate, può catturare altrettanto carbonio che la sua stessa superficie equivalente di foresta amazzonica. Le alghe servono anche a preservare gli ecosistemi marini assorbendo l’azoto in eccesso”. Il loro utilizzo alimentare è piuttosto recente. Risale agli anni 60 e 70 anni in Asia, dove alcuni Paesi come il Giappone o la Corea da tempo studiano il ciclo di vita delle alghe praticando la loro acquacoltura. In Europa la produzione è ancora limitata perché il consumo è basso e le alghe vengono utilizzate soprattutto come integratori alimentare. In realtà anche se sembra impossibile nutrire l’intero pianeta con le sole alghe, i loro contributi potrebbero essere molto interessanti, soprattutto per Paesi come l’India con tanta popolazione e una diffusa cultura vegetariana.
Sullo sviluppo della produzione locale di alghe a scopo alimentare puntano molto anche l’Onu e la Fao “Perché - secondo Potin - con i limiti della disponibilità di terra coltivabile, l’oceano, che rappresenta il 70% della superficie del nostro pianeta, si afferma come un ambiente chiave. Gli studi hanno dimostrato che per fornire alla popolazione mondiale la quantità di alghe che mangia un giapponese medio, dovrebbe essere utilizzato solo lo 0,3% degli oceani”. Potenzialmente il mercato delle alghe e i suoi utilizzi sono infiniti, per questo la Safe Seaweed Coalition sta lavorando per “rendere i modelli marini accessibili alla ricerca e garantire l’accesso alle risorse genetiche per fornire nuove varietà di alghe”, ma anche per “contribuire alla loro conservazione, mentre il cambiamento climatico sta causando il declino delle loro popolazioni naturali”. L’obiettivo attraverso questa infrastruttura scientifica è quello di garantire la produzione e la conservazione dei semi di alghe attraverso un sistema di criobanca, utile a renderli accessibili ai produttori che vorranno moltiplicarli e distribuirli”. I vantaggi delle alghe, ormai inserite nella categoria dei “super food”, non riguardano però solo l’alimentazione umana. Secondo lo studio “Red seaweed (Asparagopsis taxiformis) supplementation reduces enteric methane by over 80 percent in beef steers”, pubblicato in marzo su Plos One da un team di ricercatori statunitensi e australiani, “Una percentuale di alghe nel mangime per bovini potrebbe ridurre fino all’82% le emissioni di metano prodotte dai bovini da carne”. Per 5 mesi, durante la primavera/estate del 2020, il team di ricercatori ha aggiunto scarse quantità di alghe alla dieta di 21 bovini da carne e ha monitorato il loro aumento di peso e le emissioni di metano, “Ne è venuto fuori che i bovini che hanno consumato dosi giornaliere di circa 80 grammi di alghe hanno guadagnato tanto peso quanto i loro compagni di mandria mentre emettevano l’82% in meno di metano nell’atmosfera”.
Secondo Ermias Kebreab, del Department of animal science dell’University of California, che ha guidato il team di ricerca, “I risultati dello studio, potrebbero aprire la strada alla produzione sostenibile di bestiame in tutto il mondo. Ora abbiamo solide prove che le alghe nella dieta del bestiame sono efficaci nel ridurre i gas a effetto serra e che l’efficacia non diminuisce nel tempo”. Una delle autrici dello studio Breanna Roque, anche lei del californiano Department of animal science, i progressi della ricerca nel campo delle alghe e le sue applicazioni industriali “Potrebbero in pochi anni aiutare gli agricoltori a produrre in modo più sostenibile la carne bovina e i prodotti lattiero-caseari di cui abbiamo bisogno per nutrire il mondo”. Oggi i gas serra sono una delle principali cause del cambiamento climatico, come il metano, che proviene principalmente da mucche e altri ruminanti che lo eruttano mentre digeriscono foraggi come erba e fieno. Dato che i bovini sono la principale fonte agricola di gas serra, sempre più studi evidenziano che, se vogliamo davvero limitare il riscaldamento globale, dovremmo mangiare meno carne. Per Kebreab oltre a limitare il consumo di carne, è possibile ridurre di oltre il 50% le emissioni di metano delle vacche da latte visto che “Le alghe inibiscono un enzima nel sistema digerente della mucca che contribuisce alla produzione di metano”.
In Australia gli scienziati hanno collaborato durante la sperimentazione con la Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO) alla James Cook University, la Meat Livestock Australia e la Blue Ocean Barns, una startup che rifornisce, elabora, commercializza e certifica additivi a base di alghe per l’alimentazione del bestiame e i risultati sono stati chiari: "I bovini che hanno consumato alghe hanno emesso molto meno metano e non c’è stato alcun calo di efficacia nel tempo”. Gli scienziati stanno anche studiando i modi migliori per coltivare il tipo di alghe Asparagopsis taxiformis che il team di Kebreab e Roque hanno utilizzato nei test, visto che in natura non ce ne sono abbastanza per un loro utilizzo esteso negli allevamenti. Su questo aspetto del problema “C’è ancora molto lavoro da fare” hanno spiegato i ricercatori, “ma siamo incoraggiati da questi risultati. Ora abbiamo una risposta chiara alla domanda se gli integratori di alghe marine possono ridurre in modo sostenibile le emissioni di metano del bestiame e la sua efficacia a lungo termine”. La risposta è sì e assieme ad una dieta più povera di carne, le alghe potrebbero dare un serio contributo alla lotta contro il cambiamento climatico.
Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.