www.unimondo.org/Guide/Ambiente/Carburanti/Energia-edilizia-comunicazione-da-qui-comincia-la-rivoluzione-141272
Energia, edilizia, comunicazione: da qui comincia la rivoluzione
Carburanti
Stampa
La definizione di “terza rivoluzione industriale” è entrata ormai nel lessico comune per indicare il cambiamento della struttura della produzione e del consumo, in conseguenza dei mutamenti climatici e dell’esaurirsi delle risorse. Spesso prevale la retorica in questa dizione nella quale viene mescolato di tutto e di più: dalla green economy alla decrescita, dal sostegno alle energie rinnovabili all’utopistica attesa di un nucleare “pulito”, dai nuovi stili di vita che riducono emissioni di CO2 , rifiuti e sprechi fino a una semplice riverniciatura dell’insostenibile sistema odierno.
Se però risaliamo all’inventore e divulgatore di questo concetto, l’economista e sociologo Jeremy Rifkin, vediamo come la terza rivoluzione industriale (titolo di un suo libro di tre anni fa) può essere un valido e concreto obiettivo. Gli Stati più attenti – a cominciare dalla Germania – stanno mettendo in pratica le indicazioni di Rifkin, che da anni cerca di dare indicazioni all’Europa (vedi questo interessante documento in .pdf) per un salto in avanti complessivo della società. La chiave di volta è l’utilizzo dell’energia e la gestione delle informazioni, mentre il principio teorico alla base di questa prospettiva può essere sintetizzato come il passaggio da una visione “verticale” a una “laterale” o orizzontale, con tutte le conseguenze, anche politiche, che ciò comporta. In una delle sue innumerevoli interviste Rifkin ha spiegato facendo un parallelo con le nuove forme di comunicazione: “La rete è nata solo nel ‘90. Oggi un terzo della popolazione mondiale usa un cellulare e un pc con prezzi molto bassi, e con un costo marginale pari quasi a zero manda comunicazione peer to peer: lo abbiamo fatto in 22 anni, la comunicazione è diventata orizzontale. (...) La stessa cosa accadrà con la raccolta delle energie rinnovabili, avremo la stessa curva dei costi, come accaduto per personal computer e cellulari, all’inizio molto costosi. Tra meno di 20 anni avremo gli stessi cambiamenti sperimentati con l’avvento di internet. Avremo milioni di edifici capaci di produrre energia pulita autonomamente. La differenza è che il Sole non costa niente una volta creata l’infrastruttura. Stiamo democratizzando l’informazione con internet. La stessa cosa si verificherà con le energie. Immaginiamo miliardi di persone entro il 2040 che producono energia verde nelle proprie case”.
Le reti laterali, i distretti autonomi (a livello di produzione agricola, smaltimento dei rifiuti, approvvigionamento energetico, gestione idrica), gli edifici autosufficienti, le infrastrutture “verdi” (come possono essere punti dove si ricaricano le batterie per veicoli elettrici) diffuse sul territorio, sono soltanto esempi pratici di un rovesciamento culturale, tecnologico e politico affascinante.
Costruire edifici come piccole centrali elettriche non è un’illusione. Così racconta il sociologo: “Quando la cancelliera Merkel mi chiamò per consigliarla sulle strategie per aiutare la crescita in Germania – racconta lo studioso americano – la prima cosa che le ho fatto presente è che siamo nell’ultimo stadio di una fase energetica: combustibili fossili ed energia nucleare, motori a combustione e vecchie reti elettriche centralizzate hanno fatto il loro tempo, hanno esaurito il loro potenziale di crescita della produttività, sono antiquate. Lei ha concordato e appoggiato in pieno i cinque pilastri della Terza rivoluzione industriale”. Parole commentate così dal Sole 24 Ore: “Una svolta condivisa da tutto il mondo politico tedesco, sostenuta dalla Cdu della Merkel ma anche da socialdemocratici e verdi. E ora la Germania punta a far salire dal 22% al 35% la porzione di energia rinnovabile entro il 2020 e ad avere un milione di palazzi autosufficienti con la creazione di 370 mila posti di lavoro in gran parte derivanti da realtà produttive locali, lasciando solo il 7% alle big utility”.
Il lavoro è un altro versante su cui inciderà questa terza rivoluzione industriale. Rifkin aveva già parlato di “fine del lavoro”, intesa soprattutto come fine del modello fordista. La prima rivoluzione industriale ha fatto scomparire la schiavitù e i servi della gleba – osserva Rifkin – la seconda ha ridimensionato il lavoro agricolo, la terza farà finire il lavoro di massa, non solo nelle fabbriche, Algoritmi, big data e intelligenza artificiali stanno sostituendo segretarie e impiegati allo sportello ma presto soppianteranno anche professionisti, avvocati, contabili, radiologi e ingegneri. Anche in Cina il 15% dei lavoratori sono stati rimpiazzati da tecnologia e in tutto il mondo il 60% dei lavoratori nelle fabbriche sono stati eliminati.
Rendere invece ogni palazzo efficiente e creatore di energia, e installare le infrastrutture intelligenti in tutta Europa per immagazzinarla e scambiarla, necessita di molto lavoro. Comporta la creazione di milioni di posti di lavoro, coinvolge migliaia di aziende e genera un nuovo giro d’affari con un grande potenziale di miglioramento della produttività dell’intero sistema. In una fase successiva, quando poi questo modello sarà maturo – sostiene Rifkin – tra 35-40 anni il potenziale di nuova occupazione rimarrà invece confinato nel terzo settore, in servizi legati a cura personale, ricreazione, cultura e sport che comunque non potranno essere soppiantati dall’hi-tech”.
Gli operai non esisteranno più, non nel senso ultraliberista di una Thatcher, ma in quanto la struttura produttiva dovrà essere ripensata: chi costruirà le nuove case – dai progettisti ai manovali ai tecnici – avrà una formazione molto innovativa e specifica, in grado di rispondere alle nuove esigenze abitative, urbanistiche, energetiche, funzionali. Case ecologiche, che “respirano” e che hanno una sorta di “metabolismo interno”. E soprattutto che formano un organismo di cellule autosufficienti ma collegate in rete.
Sogno e concretezza dunque. Occorre però una continua mobilitazione di chi ha compreso che il mondo non può più andare avanti così. In occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, il 5 giugno scorso, tra le varie iniziative in campo il WWF ha lanciato una raccolta di firme online per chiedere ai governi di tutto il mondo di stanziare per davvero i fondi necessari per investimenti nell’ambito della rivoluzione verde.
Commenti
Log in or create a user account to comment.