Carta: biomateriale essenziale e quasi circolare

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In Italia gli scarti del riciclo della carta sono circa il 7-9% per ogni tonnellata di carta prodotta. Gli impieghi alternativi di questi scarti sono stati fino ad oggi pochi e solo il progetto Ecopulplast ha raggiunto risultati concreti e prospettive interessanti, anche se purtroppo è fermo da due anniPer il Belpaese riuscire in tempi brevi a recuperare energia da questi scarti non riciclabili della carta significherebbe ridurre l’impiego di fonti fossili, promuovendo contemporaneamente la capacità di riciclo nazionale, un obiettivo importante che Assocarta ha rilanciato durante l’Assemblea pubblica organizzata dall’associazione lo scorso mese, che ha segnato il passaggio di testimone tra Girolamo Marchi, presidente uscente di Assocarta, al neo eletto dall’assemblea dei soci Lorenzo Poli (AD Cartiere Saci).  Per Marchi l’industria cartaria italiana è un ecosistema essenziale e flessibile, ma migliorabile, "anche se in una fase straordinaria come quella dell’emergenza da Covid-19 ha saputo continuare a svolgere i suoi tanti mestieri: dall’alimentare, all’igiene, all’informazione, alle nuove carte “virucide”, utilizzate per la produzione di mascherine, continuando, peraltro, a svolgere il suo ruolo fondamentale di riciclatore nell’ambito del sistema dell’economia circolare nazionale”. Ma come migliorare il ciclo e riciclo della carta?

L’industria cartaria è tra le più “energivore” e per questo chiede aiuto al Governo per “ridurre il prezzo del gas”, lamentando che “altrimenti non potrà svolgere il suo ruolo essenziale”. Secondo Marchi “il gas rimane un combustibile essenziale per la transizione energetica dell’industria cartaria, in Europa il 70% della capacità di riciclo installata utilizza gas naturale: una percentuale che raggiunge il 100% in Italia”. Ma il gas, sebbene sia il più pulito tra i combustibili fossili, ha un elevato impatto climatico è dunque sarebbe fondamentale valorizzare soluzioni alternative. Il settore cartario italiano già nel 2019 ha presentato un proprio “Decalogo” in linea con il Green New Deal europeo per promuovere la cogenerazione ad alta efficienza di energia dagli scarti della carta con l’obiettivo di renderle il settore “carbon neutral” nel più breve tempo possibile. Per Assocarta un importante contributo potrebbe arrivare anche dal biometano, un perfetto sostituto del gas naturale che nel nostro Paese ha un potenziale stimato al 2030 di 10 miliardi di metri cubi, circa il doppio di tutto il gas fossile ad oggi estratto in Italia, un alternativa al gas e al recupero energetico degli scarti da riciclo prodotti dalle stesse cartiere, un comparto al momento ancora troppo debole. “Per recuperare 300 mila tonnellate di scarti di riciclo, nulla di fronte ai oltre 5,1 milioni di tonnellate di carta riciclate ogni anno dal settore, infatti, in Italia c’è solo un impianto di termovalorizzazione dedicato in Umbria, mentre un secondo impianto in Lombardia non è utilizzato in maniera costante, anche se recuperare energia da tutti gli scarti significherebbe chiudere il ciclo del riciclo e ridurre l’impiego di fonti fossili” ha concluso Marchi.

Nel ciclo e riciclo della carta esistono, quindi, ancora ampi margini di miglioramento. Al momento per Assocarta sarebbe importante almeno abbassare il differenziale di prezzo del gas rispetto ai competitor europei, che continua a mantenersi su valori intorno a 2 euro/MWh (2,15 euro/MWh in aprile 2020) con una penalizzazione in termini percentuali che è il 25% del prezzo del combustibile finale. La situazione è aggravata dal continuo aumento del peso degli oneri accessori (si tratta di altri 2 euro/MWh) che sono caricati sulle bollette delle cartiere italiane per il supporto alle politiche di “decarbonizzazione”. “Nonostante le norme europee prevedano la possibilità, per gli Stati membri, di ridurre il peso di tali oneri nelle bollette delle imprese “energivore” e la legge italiana abbia già previsto l’attuazione di queste misure (legge 20 novembre 2017, n. 167), il Ministro dello Sviluppo Economico non ha ancora completato l’iter di perfezionamento di tali misure di sgravi determinando, quindi, il perdurare dello svantaggio competitivo a danno delle imprese cartarie italiane” ha spiegato Marchi, ma “se siamo essenziali dobbiamo esserlo sempre e soprattutto rimanere competitivi nei mercati europei ed internazionali”. Una sfida non scontata. La congiuntura del settore cartario italiano, nei primi quattro mesi del 2020 ha visto un calo della produzione del 2,4% (aprile -4,3%) con andamenti diversificati per i vari comparti. Resistono solo le carte per usi igienico-sanitari con un più 2,3% (e in aprile +5,2%) e quelle per il packaging con un più 2,5% (aprile +4,5%).  

Certo questa contrazione della produzione è un problema che non riguarda solo l’industria della carta, che conta circa 20mila addetti, ma anche un pezzo fondamentale dell’economia circolare, dato che le cartiere italiane sono a tutti gli effetti degli impianti di riciclo. Lo scorso anno le cartiere hanno prodotto oltre 9 milioni di tonnellate di carta a partire da un materiale rinnovabile, con un tasso medio di circolarità (ovvero il rapporto tra materie prime secondarie e produzione di carta) del 57% che arriva all’81% nell’imballaggio, uno dei valori più alti d’Europa. Guardando proprio alla promozione dell’economia circolare, Assocarta chiede con forza di sbloccare le autorizzazioni sull’End of waste da cui dipendono investimenti e il miglioramento ambientale del sistema Italia  e dall’altra di fare i conti con una gestione degli scarti del riciclo non ottimizzata, che frena le potenzialità dell’industria cartaria e dell’economia circolare. Non solo meno tasse e più investimenti, insomma, ma la richiesta di un impegno per promuovere la qualità delle raccolte differenziate lungo tutto la filiera, valorizzando la riciclabilità della carta, un biomateriale che coniuga l’impiego di materie rinnovabili con il riciclo dei prodotti a fine vita. Tutto, magari, senza dimenticarsi di adottare a monte sistemi di responsabilità del produttore che incentivino la competitività del sistema Italia attraverso una maggior sostenibilità.

Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.

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