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Tutti indietro
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Quando, il 7 maggio 2009, il ministro Maroni si presentava trionfante a una conferenza stampa per comunicare all’Italia e al mondo che era stata respinta la prima imbarcazione carica di migranti, non sapeva forse non tanto di compiere un atto di “cattivismo” ma di violare apertamente la Costituzione italiana e le convenzioni internazionali in materia di rifugiati sottoscritte anche dal nostro Paese.
Eppure l’articolo 10 comma 3 della nostra Carta fondamentale è chiarissimo: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Esiste quindi un diritto inalienabile della persona che fugge da guerre e dittature di trovare asilo in Italia.
La Convenzione di Ginevra del 1951 è altrettanto chiara all’articolo 33 comma 1: “Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”. E noi li rimandiamo in Libia, a suggello dell’accordo firmato con Gheddafi.
Queste parole si concretizzano in volti, storie drammatiche, lutti e speranze nel libro di Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’UNHCR (l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati) “Tutti indietro”. In dense e coinvolgenti pagine l’autrice ci fa viaggiare dal Kossovo all’Afghanistan, da Torino a Rosarno fino a Lampedusa che, fino a pochi mesi fa, rappresentava l’approdo privilegiato di quanti per disperazione bussavano alle porte dell’Italia. Con intensa partecipazione emotiva Boldrini ci consegna i racconti di chi è giunto fortunosamente sulle nostre coste dopo un viaggio sempre a rischio di tragedia.
Ma la portavoce è anche capace di ricostruire dettagliatamente le cronache di questi ultimi anni che quasi sempre fuggono rapidamente dalla nostra memoria. I mezzi di comunicazione, le polemiche politiche e l’immaginario collettivo contribuiscono a formare un quadro distorto. “Quando si parla di sbarchi” scrive l’autrice “ad esempio, viene spesso ignorato che buona parte di chi arriva via mare scappa da conflitti e dittature e perciò fa domanda d’asilo. In questo modo si nega un dato essenziale che impedisce all’opinione pubblica di capire la ragione per cui si rischia la vita in mare”. (p.94)
“Tutti indietro” è un libro di denuncia che bisogna assolutamente leggere prima di parlare su questi temi. Per rendersi conto che, se non vediamo più affondare o arrivare barconi strapieni di umanità sofferente, le traversate del deserto, le stragi dimenticate e le carceri libiche simili a campi di concentramento, continuano a rinfacciare alla nostra coscienza tutte le nostre omissioni.
Piergiorgio Cattani
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