Dossier/I portuali contro le guerre nel mondo. In Grecia e Slovenia (2)

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Immagine di copertina sindacato Endep

Dalla Slovenia alla Grecia, anche i porti della penisola balcanica sono punto di transito e smistamento di armi, dirette ai vari fronti di guerra, ma anche qui i portuali si oppongono. 

 La lotta dei portuali del Pireo 

Nel terminal del Pireo (PCT), uno dei più grandi porti della Grecia controllato dalla Cosco Shipping Ports Limited, è ormai leggendaria la protesta dei lavoratori contro le armi. A giugno 2024, i portuali del sindacato Enedep (Unione dei lavoratori della movimentazione di container ai moli del Pireo) avevano impedito alla nave MSC Altair di avvicinarsi al porto del Pireo, poiché trasportava, tra le altre cose, materiale militare diretto a Israele. Ad ottobre 2024, sempre i portuali di Enedep, sostenuti da altre sigle sindacali greche, avevano bloccato un container contenente munizioni (etichetta 1.4s), proveniente dalla Macedonia del Nord e diretto a Israele, da imbarcare nella nave Marla Bull, di MSC. Sul fianco del container, bloccato ai cancelli del terminal, è apparsa la scritta “Φονιάδες, δρόμο από το λιμάνι” (“assassini, fuori dal porto”) con la firma del sindacato dei lavoratori. Successivamente, come riporta il giornale Balkan Insight il container è stato poi trasferito all’Autorità Portuale di Keratsini.

Marcos Bekris, presidente del sindacato Enedep, ha subito dure ripercussioni legali, che continuano tuttora, suscitando lo sdegno e la solidarietà dei sindacati anche degli altri paesi, italiani in primis. 

Ma questo non ha demoralizzato i portuali greci che il 16 e 17 luglio 2025 hanno impedito lo sbarco di cinque container di 75 tonnellate di acciaio militare dalla portacontainer cinese Cosco Pisces, da reimbarcare in altra nave diretta ad Israele alla Israel Military Industries, azienda statale israeliana che rifornisce l’esercito. Come ricostruisce Weapon Watch, i cinque container  (tre di Evergreen, uno di Triton e uno di una compagnia sino-panamense) erano partiti a fine giugno dal porto di Mumbai, India, per Singapore, da lì erano stati caricati sulla Cosco. La portacontainer ripartita dal Pireo con il suo carico di morte, si era poi diretta verso Genova e La Spezia, ma al solo paventare lo sciopero da parte dei portuali italiani di Usb, la nave è tornata in estremo oriente riportando al mittente i carichi di armi. 

Da Koper la rotta balcanica

Nell’agosto 2025, come ha svelato il sito investigativo Ditch e la ONG britannica Shadow World Investigations, l’azienda rumena A-E Electronics, filiale di Elbit Systems ha usato il porto di Capodistria (Koper), in Slovenia, per inviare un carico di due tonnellate di “macchine elettriche”, classificate come merce “militare” verso la base “madre” Elbit a Karmiel, in Israele. La spedizione, avvenuta 10 giorni dopo l’annuncio dell’embargo totale di armi verso Israele, da parte del primo ministro sloveno Robert Golob, ha suscitato proteste e sdegno, anche da parte della cittadinanza e dei portuali. Anche un’azienda serba di armamenti, la LSE Land Systems Engineering, fondata nel 2017 a Belgrado, aveva usato la stessa nave per spedire quasi 20 tonnellate di carico etichettato come “contenitori in fibra” ad Haifa, in Israele. L’azienda serba avrebbe esportato armamenti per un valore di 7,1 milioni di euro verso Israele da ottobre 2023. Le merci in questo caso erano state consegnate allo stabilimento Elbit Systems Land di Yokneam, che fornisce prodotti e sistemi per le forze terrestri ed è il principale fornitore di armi delle Forze di Difesa Israeliane (IDF)...

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