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Forum Terzo settore: “Non siamo le crocerossine di una società ingiusta”
Società civile
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“Non vogliamo essere le crocerossine di una società ingiusta che perpetua ingiustizie". Lo ha affermato Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore, all'inaugurazione ieri a Milano presso l’Opera Cardinal Ferrari dell'“Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale” da parte del ministro delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi.
“In questi anni difficili il Terzo settore non è stato con le mani in mano, non ha mai abbandonato la prima linea dell’impegno - ha sostenuto Olivero (in .pdf): ha anche dato vita a nuove forme per svolgere al meglio la propria azione sociale nei confronti purtroppo di una platea sempre maggiore. Ma – ha aggiunto – non è riuscito a dare visibilità ai poveri, a rendere “questione sociale” la crescita della povertà “strutturale” del nostro Paese, a dare politicità al proprio agire sociale avanzando proposte che potessero spingere anche le Istituzioni ad un impegno più costante e coerente”.
“Oggi – ha proseguito Olivero - senza stravolgere i ruoli, siamo pronti ad assumerci impegni nuovi. Al Terzo Settore, inteso come volontariato, associazionismo, cooperazione sociale, spetta il compito di portare il valore del dono nella sfera pubblica, facendolo uscire dai soli legami interpersonali”. “Alle Istituzioni, ed è questo l’impegno che chiediamo – ha sottolineato Olivero – spetta il compito d’investire di più e meglio nel contrasto all’estrema povertà, operando con maggiore determinazione per ridurre la forbice tra ricchi e poveri, contrastandone le cause: disoccupazione, lavoro nero e malpagato, sfruttamento dell’immigrazione, solitudine delle famiglie”.
“E’ un preciso compito delle autorità politiche dare spazio al Terzo Settore, allearsi con esso per costruire comunità più giuste” – ha affermato Olivero. “Governo, Comuni e Regioni debbono assumersi ancor più il compito di costruire quel welfare comunitario che – solo – può consentire di venire incontro alle necessità delle persone senza cadere nell’assistenzialismo e aprendo spazi per una vita attiva”. “Noi – ha concluso il portavoce del Forum del terzo settore – accoglieremo sempre il povero, non anteporremo mai ideologie all’uomo, ma non vogliamo essere le crocerossine di una società ingiusta che perpetua ingiustizie”.
Ancor più duro il commento del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) alla campagna di comunicazione per il dono contro la solitudine e la povertà “Aiuta l’Italia che aiuta” presentata oggi dal ministro Sacconi (in .pdf). “I poveri non si aiutano con la beneficenza” – ha dichiarato Lucio Babolin, presidente del CNCA.“Affermare che ‘è il dono di denaro, di tempo, di attenzione, in fondo il dono di sé, il primo strumento di lotta alla povertà', come si dice in un comunicato del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali - sostiene Babolin - ci riporta indietro di una cinquantina d'anni nell'approccio alla marginalità sociale”.
“D'altra parte – continua Balbolin - sia il “Libro bianco del Governo sul futuro del modello sociale” (in .pdf) - con l'elogio finale a una carità intesa come mera beneficenza - sia il messaggio su cui è basata la campagna del ministero contro la povertà - ‘Aiuta l'Italia che aiuta' - sono chiaramente fondati su un'impostazione ‘compassionevole' e significano una sola cosa: che lo Stato si ritira, lascia i poveri a se stessi e alla bontà dei donatori privati e del volontariato”.
Babolin sottolinea inoltre che “La povertà non è cosa che si possa affrontare solo con l'azione caritatevole di privati cittadini e associazioni”. “Basta dare un'occhiata ai numeri. Se per l'Istat i poveri sono il 13,6% della popolazione italiana, per Eurostat sono poveri il 20% degli italiani, dato che colloca il nostro paese al quart'ultimo posto dell'Ue a 25, seguito solo da Lettonia, Bulgaria e Romania, 4 punti percentuali sopra la media europea”.
Il presidente del CNCA chiede quindi al ministro Sacconi di spiegare “perché il nostro paese è l'unico dell'Europa a 27 - insieme a Grecia e Ungheria - a non aver varato una misura contro la povertà che sostenga tutti coloro che ne hanno bisogno”. “La social card voluta dal Governo è stata un fallimento” – denuncia Babolin. “Il Governo non può limitarsi a fare l'elogio della carità e del dono. Deve assumersi il compito di aiutare le persone povere e di evitare che la povertà si crei e si espanda. Servono politiche strutturali - non misure una tantum - un Piano nazionale di lotta alla povertà, con impegni precisi da parte delle Istituzioni” - conclude Babolin.
Per questi motivi il CNCA, insieme numerose altre organizzazioni del volontariato e del Terzo settore, promuove la campagna ‘I diritti alzano la voce' che organizza una prima mobilitazione nazionale per un nuovo welfare il prossimo 27 febbraio. “Perché sono i diritti dei cittadini a essere in gioco, non il loro buon cuore” – conclude la nota.
Va ricordato che il "Rapporto 2009 su povertà ed esclusione sociale in Italia" presentato lo scorso ottobre da Caritas italiana e Fondazione Zancan denunciava che "la lotta alla povertà in Italia è stata in questi anni una "sconfitta" a causa di una "logica perversa di un assistenzialismo" che sta dando "risultati scarsi". [GB]






