L’Italia al tagliando degli obiettivi Onu: bene la salute

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L’Unione europea avanza, ma troppo lentamente, verso la sostenibilità economica, sociale e ambientale e permangono importanti differenze tra gli Stati membri. L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile fa il tagliando agli Obiettivi di sostenibilità fissati dall’Onu nel 2015 e il risultato rivela che l’Europa guidata dalla nuova Commissione di Ursula von der Leyen ha intrapreso con determinazione il percorso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese), ma la strada ha forti criticità. I singoli indicatori compositi aggiornati sono stati presentati oggi in occasione dell’evento “I territori come motore dello sviluppo sostenibile”, tenutosi nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile, in tutta Italia e nel mondo fino all’8 ottobre. 

Gli indicatori mostrano che tra il 2010 e il 2018, l’Ue migliora per nove Obiettivi: salute (Goal 3), educazione (Goal 4), parità di genere (Goal 5), energia (Goal 7), occupazione (Goal 8), imprese (Goal 9), città sostenibili (Goal 11), consumo e produzione responsabili (Goal 12), lotta al cambiamento climatico (Goal 13) e peggiora per disuguaglianze (10), vita sulla terra (15), partnership (17). Tra il 2017 e il 2018 si segnalano miglioramenti per sei Obiettivi: 5, 7, 8, 9, 13 e 16, una sostanziale stabilita per sette Sdgs (1, 2, 3, 4, 6, 12 e 17), mentre per i rimanenti tre (10, 11, e 15) si registra un peggioramento.  

«Gli indicatori compositi elaborati dall’Alleanza e pubblicati oggi - ha commentato il Portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini - mostrano un percorso positivo dell’Ue verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, ma molto resta da fare per ridurre le disuguaglianze tra gli Stati membri. Questi dati sono uno strumento a disposizione delle istituzioni europee per disegnare le priorità dell’azione politica per il quinquennio 2019-2024 e assicurare la sostenibilità dell’Ue e per i decisori nazionali e locali».

Con riferimento al 2018, in nove casi l’Italia consegue risultati peggiori rispetto alla media europea (povertà, istruzione, acqua, lavoro, innovazione, disuguaglianze, città, governance e partnership), mentre in sette si trova in una condizione migliore (alimentazione, salute, parità di genere, energia, economia circolare, cambiamento climatico ed ecosistemi terrestri).

Da Buone-notizie

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