La calda estate della politica greca

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Anche ad estate avanzata il governo Tsipras tenta di mantenere l’agenda politica viva, sia portando disegni leggi al Parlamento, sia con tattiche comunicative; mentre circolano voci di un eventuale rimpasto di governo a settembre.

Infatti questa settimana sono state votate, sempre con 153 voti su 300 seggi, due leggi importanti: una sulla funzione delle università, e una sul sistema sanitario nazionale. Leggi però che hanno provocato feroci polemiche dalla parte dell’opposizione, che sostiene che il governo stia semplicemente cercando consensi creando nuove strutture e infrastrutture invece di migliorare le esistenti e facendo nuove concessioni; il tutto senza presentare il costo dei suoi piani e i fondi di finanziamento, né i tempi di esecuzione. Il che, secondo l’ opposizione, mira a ingannare un popolo già deluso e stremato dalle misure di austerità imposte dal terzo programma di salvataggio dovuto – sostengono – a ritardi e giravolte dell’attuale governo, e ministri definiti incompetenti come l’ex ministro delle finanze Varoufakis.

Proprio quest’ultimo, intanto, continua ad accusare Tsipras nel suo nuovo libro dove racconta quei giorni caldi del 2015 in cui si è andati vicino alla Grexit. L’economista riporta dibattiti, dialoghi e analisi con altri ministri e sostiene che tutti sapevano che lui stava elaborando il progetto di una moneta elettronica alternativa, e che tutti capivano che in tal caso c’era pure il rischio di un colpo di Stato. Tsipras in una recente intervista ha negato tutto, e ha ammesso di aver fatto delle scelte sbagliate con certe persone come Varoufakis che, secondo il premier, cerca di promuovere le vendite del suo libro. Dall’altra parte l’opposizione sostiene che "la giustizia dovrebbe intervenire e la maggioranza di governo dovrebbe rispondere direttamente sulle rivelazioni del libro".

Negli ultimi mesi anche la giustizia è nell’occhio del ciclone a causa di interventi dalla parte del governo, che sostiene che questa venga influenzata dall’opposizione. La recente pena (sospesa) di due anni del ex presidente dell’ ufficio di statistica greco (Elsat) Andreas Georgiou, ex economista pure del Fondo monetario internazionale, da un tribunale di appello, ha messo a fuoco l’intero dibattito sulla giustizia. Georgiou era stato accusato di aver gonfiato l’entità del debito della Grecia e di aver aiutato i creditori stranieri del Paese, incluso l’Fmi, suo ex datore di lavoro. Le accuse sono cadute due mesi fa, ma un procuratore della Corte suprema ha proposto di riaprire il caso dopo di che Georgiou e stato condannato per aver violato i suoi doveri e non aver comunicato, come doveva, al Consiglio dell’ ufficio statistico greco, di aver inviato i dati di bilancio greci per il 2009 al suo omologo europeo di Eurostat. Le reazioni non sono state limitate all’ambito del Paese. I creditori europei e internazionali hanno espresso preoccupazioni sul caso Georgiou, mentre una portavoce della Commissione dopo la sentenza ha detto: "Abbiamo piena fiducia nell’affidabilita e nella precisione dei dati Elstat dal 2010 al 2015 e oltre". 

Dopo tutto non è strano che il popolo più pessimista d’Europa sia il popolo greco, secondo un sondaggio di Eurobarometro pubblicato a il primo agosto. Il 98 per cento dei cittadini greci credono che la situazione dell’economia nazionale sia proprio brutta (contro il 51 per cento dei cittadini europei), il 47 per cento ha un’opinione negativa dell’Unione europea (contro il 21 per cento dei cittadini europei), il 70 per cento crede che il peggio debba ancora arrivare (40 per cento degli europei). Ovviamente la delusione e la frustrazione che sentono i greci non è dovuta solo alla situazione economica, ma anche alla decadenza della vita politica e all’insicurezza che provoca.

di Mirto Manou da cittanuova.it

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