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Giochi olimpici e paralimpici invernali 2026: ancora cemento
Corruzione e denuncia
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Fot: Milanocortina2026
Previsti per febbraio 2026, i Giochi olimpici e paralimpici invernali 2026 si svolgeranno tra due città italiane, Milano e Cortina d’Ampezzo, e in vari territori montani come la Val di Fiemme, la Valtellina e Anterselva, posti questi caratterizzati dalla presenza di ecosistemi molto sensibili e vulnerabili. Sul fronte bellunese, è già la seconda volta che Cortina d'Ampezzo ospiterà le Olimpiadi invernali, la prima volta fu nel 1956, e il trampolino da sci in stato di abbandono che si può scorgere entrando in città ne fa da testimone.
Purtroppo, dall’elenco delle opere da realizzare in vista dei Olimpiadi invernali 2026 (Bollettino della Regione Veneto, link), si evince che la crisi energetica e il cambiamento climatico in corso non sembrano essere ragioni sufficienti per dare un vero taglio sostenibile a questa grande manifestazione sportiva, e la logica generale che porterà strade e cemento in montagna è in linea, ancora una volta, con la tendenza consumistica odierna che privilegia impianti e visibilità mediatica ad ambiente e sviluppo sostenibile locale.
Ce lo ha dimostrato poco tempo fa la Cina con i Giochi olimpici del 2022, nel corso dei quali è stata usata solo neve artificiale, oppure l’Arabia Saudita, paese torrido e desertico ma nonostante questo scelto come sede per i Giochi panasiatici invernali del 2029. Viene spontaneo domandarsi quindi, perché organizzare Conferenze delle parti sul clima e darsi obiettivi ambiziosi come quelli previsti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, se poi vengono ammessi simili eventi, assolutamente poco ecologici?
Elide Mussner, esperta di turismo sostenibile e assessora per la gioventù, il turismo, la sostenibilità e le pari opportunità nella Giunta comunale di Badia (Bolzano), è una delle prime personalità a battersi apertamente contro l’attuale forma di gestione dei Giochi: “Il problema legato a queste Olimpiadi è che arriverà una grande macchina organizzativa, fatta di persone estranee al territorio locale che stanno agendo come se fossero a casa loro, senza includere minimamente la popolazione nei processi decisionali. Questi eventi sono fuori dal tempo ormai, mi ricordano gli anni ‘80, periodo in cui si credeva nello sviluppo irrefrenabile. Continua la Mussner: “La domanda che ci si deve porre è: servono veramente degli eventi così grandi per far sì che vengano realizzate le infrastrutture di cui la gente ha bisogno, qui in montagna?”.
Nel caso delle prossime Olimpiadi invernali, la maggior parte degli investimenti da realizzare in Veneto riguarderà strade e viabilità, cosa che stride con la realtà montana attuale, caratterizzata da boschi molto fragili, suoli che franano e alluvioni sempre meno prevedibili. Il mantra “Olimpiadi uguale fondi, quindi sviluppo” appare essere il classico specchietto per le allodole, di cui però la gente inizia a diffidare, e nel territorio dolomitico sono diverse le voci che stanno comunicando le loro perplessità circa questo carosello ricreativo dalle conseguenze ambientali disastrose.
Luigi Casanova, è Presidente onorario di Mountain Wilderness Italia e autore del recente libro "Ombre sulla neve", edito da Altreconomia, spiega che secondo il dossier di candidatura il 92% delle opere dovevano essere basate su infrastrutture già esistenti, ma che in concreto non è così e le strutture in essere hanno bisogno ristrutturazioni profonde per diventare idonee all’uso. L’autore evidenzia anche come questi investimenti siano in contrasto con la difficoltà ad accedere ai servizi sociali di base e che i problemi strutturali del vivere in montagna siano dimenticati ancora una volta. “Le nostre famiglie non arrivano alla fine del mese, la sanità non riesce a trovare medici e infermieri, e in questo contesto spendiamo 4 miliardi di euro per una manifestazione sportiva di 15 giorni”.
Per il momento i cantieri stentano a partire. A prescindere dal fatto che il ritardo sia voluto o meno, il poco tempo rimasto potrebbe consentire di mantenere il carattere d’urgenza legato alla realizzazione dei lavori, saltando così il confronto con i portatori d’interesse e consentendo delle gare di appalto senza l’applicazione delle procedure preliminari previste dalle direttive europee.
Per non parlare del rischio d’infiltrazione delle organizzazioni mafiose. Il presidente di Libera don Luigi Ciotti ha recentemente annunciato una maratona di fiaccole da Milano a Cortina prevista per la primavera 2023, per fare sensibilizzazione sulla possibile presenza di associazioni a delinquere nell’organizzazione dei Giochi.
Insieme a Libera, sono varie le associazioni ambientaliste che stanno facendo fronte comune a livello nazionale per avviare azioni collettive volte a informare la cittadinanza sulla realtà dei fatti e limitare gli scempi ambientali derivanti dalle opere previste. Un comunicato stampo uscito il 27 ottobre scorso e sottoscritto da ben quattordici firmatari (link), indica forti preoccupazioni circa il non rispetto delle procedure dell’Agenda Olimpica 2020 e il fatto che “le infrastrutture previste non si attengono ai principi enunciati nel Dossier di candidatura, secondo il quale i Giochi Olimpici del 2026 devono costituire un evento a impatto zero e al mancato rispetto del principio di sostenibilità, non essendo stata fatta la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) prevista per legge, e del principio di partecipazione e condivisione delle scelte. Infatti tutte le opere in programma sono state commissariate, impedendo di fatto a soggetti portatori di interessi, come associazioni e cittadini, di venire a conoscenza dei progetti per poter intervenire con le proprie osservazioni in tempi utili”.
Lucia Michelini

Sono Lucia Michelini, ecologa, residente fra l'Italia e il Senegal. Mi occupo soprattutto di cambiamenti climatici, agricoltura rigenerativa e diritti umani. Sono convinta che la via per un mondo più giusto e sano non possa che passare attraverso la tutela del nostro ambiente e la promozione della cultura. Per questo cerco di documentarmi e documentare, condividendo quanto vedo e imparo con penna e macchina fotografica. Ah sì, non mangio animali da tredici anni e questo mi ha permesso di attenuare molto il mio impatto ambientale e di risparmiare parecchie vite.