Difensori dei diritti umani sotto attacco

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Foto: Unsplash.com

Il nuovo Report del Business & Human Rights Resource Centre è dedicato alle difficoltà affrontate dai difensori dei diritti umani durante la pandemia di Covid-19 e afferma che gli attacchi agli attivisti dei diritti umani sono stati senza sosta, anche perché durante la crisi sanitaria diversi governi con tendenza autoritaria hanno attivato misure che hanno sostanzialmente diminuito i diritti civili, dispiegando anche la forza per reprimere le proteste. “In troppi paesi i difensori dei diritti umani sono stati ridotti al silenzio attraverso minacce, intimidazioni, violenze e uccisioni” denuncia il Report, in base al quale da marzo a settembre 2020 ci sarebbero stati 286 casi di attacchi ad attivisti dei diritti umani - venti in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni - con repressioni perpetrate da governi ed attori economici

In particolare, i difensori dei diritti dei lavoratori, gli attivisti ambientali e chi si batte per il diritto alla terra - tra questi ci sono molti leader indigeni - sono stati molto colpiti. Ad esempio, l’8 giugno 2020 Susana Prieto, avvocato messicano impegnata per la tutela dei diritti dei lavoratori, è stata arrestata con l’accusa di resistenza e incitamento alla violenza. Una decisione che i suoi familiari e colleghi hanno denunciato come un tentativo di intimidazione. La donna, infatti, aveva denunciato gli scarsi interventi per prevenire la diffusione del coronavirus nelle fabbriche, sostenendo che all’interno degli stabilimenti produttivi la salute dei lavoratori fosse messa a rischio. Nel corso degli anni, Prieto si è fatta molti nemici rappresentando i lavoratori che lottano per salari più alti e cercando di organizzare sindacati indipendenti presso le maquiladoras, le fabbriche in larga parte di proprietà straniera che producono prodotti per l’esportazione.

Quello di Susana Prieto non è un caso isolato. Un altro caso studio descritto nel Report descrive come l’azienda “Ocho Sur P” abbia continuato ad operare nelle piantagioni di palma da olio in Perù, nonostante la pandemia Covid-19 avesse colpito il 90% dei lavoratori e nonostante due ordinanze delle autorità peruviane avessero prescritto delle limitazioni a causa della deforestazione dell’Amazzonia, un processo che sta esponendo le comunità indigene a minacce e attacchi di cui viene accusata anche la compagnia “Ocho sur P”. 

Un altro caso riporta quanto accade in Indonesia, dove alcune aziende stanno traendo vantaggio dal peso mediatico dato alla pandemia per intensificare il land grabbing, l’accaparramento della terra. “In molti casi – denuncia il Report – nei settori delle costruzioni, delle miniere e dell’agrobusiness, le aziende hanno ricevuto il permesso legale di continuare ad operare durante la pandemia, aumentando i rischi per la salute dei lavoratori e delle comunità locali. Qualche azienda, inoltre, continua ad operare anche senza autorizzazione”.

In Zimbabwe vengono riportati altri casi di attacco ad attivisti. “In Zimbabwe, il governo ha usato la pandemia Covid-19 come una scusa per disperdere le proteste di massa contro la corruzione legata all’acquisto di dispositivi di protezione”: Hopewell Chin’ono è un giornalista che ha denunciato la corruzione del governo nell’acquisto di dispositivi di protezione dal coronavirus, denunciando il figlio del presidente. Chin’ono è stato arrestato e tenuto in prigione per parecchie settimane: “Ho vissuto in una cella da 16 posti dove siamo stati stipati in 44, per 17 ore al giorno e senza acqua corrente” denuncia il giornalistaRecentemente, a novembre, è stato nuovamente arrestato con il motivo di aver infranto le condizioni della libertà condizionata, un’accusa che fonti legali descrivono come “senza senso”.

In media, tra marzo e settembre 2020 ogni giorno si è registrato un attacco contro un difensore dei diritti umani.Secondo quanto emerge dal Report, un quarto delle vittime è donna, mentre in più di un terzo dei casi si tratta di persone che sono parte di popoli indigeni. Si tratta di un’ulteriore conferma del fatto che queste comunità pagano un prezzo particolarmente elevato nelle loro battaglie per la difesa dei diritti umani. La maggior parte degli attacchi sono avvenuti nell’ambito dell’attivismo contro i settori minerario (circa un terzo) e delle costruzioni (circa il 20%), mentre è l’America Latina a confermarsi il continente più pericoloso.

Per quanto riguarda la tipologia degli attacchi, sono state censite 108 detenzioni arbitrarie; gli omicidi sono stati 46, mentre i casi di intimidazioni e minacce sono state 51. Le autorità statali e locali sono state coinvolte in un terzo dei casi, mentre in 39 casi su 286, si legge nel Report, «c’è stato il coinvolgimento di più di un soggetto». Oltre alle autorità statali, viene segnalato il coinvolgimento delle forze di polizia, di rappresentanti delle aziende, di vigilanza privata, e in alcuni casi di membri della criminalità organizzata.

Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.

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