Una Prima Ministra gentile e concreta

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Foto: Unsplash.com

“Viviamo in un mondo sempre più polarizzato. Un posto dove sempre più persone hanno smarrito l’abilità di vedere il punto di vista dell’altro. Spero che con queste elezioni la Nuova Zelanda abbia dimostrato che questo non è ciò che siamo noi; che come nazione possiamo ascoltare, e possiamo dibattere. Dopotutto, siamo troppo piccoli per perdere di vista la prospettiva degli altri. Le elezioni non vanno sempre bene per unire le persone, ma non c’è bisogno che le dividano.”

Le parole di Jacinda Ardern sono più significative di qualsiasi commento. La leader del partito laburista neozelandese è appena stata rieletta Prima Ministra con un consenso altissimo, il 49.1%. Questo risultato conferisce al suo partito la maggioranza assoluta in Parlamento. 

La vittoria schiacciante della leader progressista neozelandese suggerisce che la politica urlata a cui ci stiamo assuefacendo non ha sempre la meglio. Anzi. Ardern ha dimostrato come una comunicazione pacata, composta, educata possa essere ben più incisiva di slogan sguaiati e turpiloqui. Gentilezza ed empatia sono i tratti fondamentali del suo stile politico.

Il suo modo di comunicare va di pari passo con un’azione politica concreta ed efficace. La Premier neozelandese è diventata famosa all’estero per la gestione efficiente del Covid-19. La diffusione del virus è stata contenuta con misure precoci e severe, basate sui consigli del mondo scientifico. La Nuova Zelanda si è sottoposta ad un lungo lockdown, riuscendo a contenere il numero dei contagi e il numero delle vittime. Nonostante lo sforzo richiesto alla popolazione, un sondaggio di aprile aveva rivelato che l’88% dei neozelandesi aveva piena fiducia nelle decisioni del governo. 

La pandemia non è l’unica prova a cui il piccolo Paese insulare è stato sottoposto. Il ricordo dell’attentato terroristico nelle due moschee di Christchurch è nitido. La strage del 2019 è stata compiuta da un 28enne australiano. Il suprematista bianco aveva filmato e mandato in diretta Facebook l’esecuzione. Il popolo neozelandese aveva assistito sgomento ed era rimasto distrutto. “Queste cose non capitano qui”, diceva la gente sconcertata. 

Ma la Prima Ministra ha saputo esserci, ha saputo traghettare i suoi concittadini fuori da uno stato di shock e sofferenza. Ardern si è recata nella cittadina, ha abbracciato, consolato e pianto con le famiglie delle vittime. È tornata più volte in quel luogo per dare conforto e sostegno. Non ha chiuso gli occhi, non si è dimenticata di quella ferita. Ha scelto di non nominare mai il nome dello stragista, per non dargli la popolarità che andava cercando. 

Ed è proprio questo modo di prendersi cura della sua gente che piace all’estero e l’ha resa così popolare, evidentemente anche in patria. Il suo partito sarà ora in grado di governare da solo. 

Le critiche che le sono state mosse riguardano l’incapacità di mantenere alcuni impegni elettorali. Durante i tre anni di mandato, la sua politica ha avuto un impatto minimo sulla povertà infantile e ha abbandonato il progetto – troppo ambizioso – delle case a costo accessibile. Delle 100.000 case previste, ne sono state costruite appena 500. Tra l’altro, il governo neozelandese ha demolito la proposta di mettere delle imposte sulle plusvalenze.

C’è da dire che la Prima Ministra 39enne ha dovuto governare in coalizione con NZ First, partito nazionalista e conservatore. Ciononostante è riuscita far mettere al bando le armi semiautomatiche e d’assalto in 72 ore dopo la strage di Christchurch. Non solo. Ardern ha portato a casa anche la proibizione di esplorazioni future per lo sfruttamento di gas e petrolio, l’aumento del congedo parentale retribuito, del salario minimo e dei sostegni ai cittadini indigenti. 

A qualche giorno dal voto, la Premier ha dichiarato di non avere finito e di avere bisogno di un altro mandato per fare quello che si era ripromessa. 

I successi conquistati finora non dispenseranno la Prima Ministra dal dover affrontare sfide difficili e decisive per il futuro del Paese. La Nuova Zelanda si prepara a fare i conti con una dura recessione. Qualche osservatore ha sottolineato la necessità di arginare la ricchezza eccessiva di alcuni a discapito dei più poveri. Inoltre, si dovranno affrontare i danni causati dai sempre più frequenti fenomeni climatici e naturali. 

Forse i laburisti decideranno di allearsi con i verdi, le cui istanze a favore dell’ambiente sono simili, ma comunque ora avranno più libertà decisionale. Le politiche del governo potranno essere più progressiste ed ecologiste. 

A proposito di stile, la Premier neozelandese si è fatta riconoscere anche in ambito internazionale, presentandosi al Palazzo di Vetro con in braccio la sua bimba. Probabilmente era la prima volta che una bebè partecipava all’Assemblea Onu. Durante i tre anni di mandato, Ardern ha dato alla luce la piccola Neve e ha continuato a lavorare, rispondendo ai detrattori “non sono malata, sono solo incinta”. 

È la sua sobrietà a colpire. Lei non ha bisogno di essere una lady di ferro. Le basta semplicemente essere una donna educata e sobria, una leader rassicurante che ascolta e non alza la voce. Lei è un esempio di gentilezza e compassione, valori che la politica può (e dovrebbe) mettere in pratica.

Jacinda Ardern è un monito per noi che, dalla parte opposta del pianeta, ce ne stiamo dimenticando. Siamo così abituati alle deliranti campagne elettorali alla Donald Trump, ai metodi negazionisti alla Jair Bolsonaro, ai toni disumani e disumanizzanti dei vari populismi europei, che ci sembra di essere agli antipodi. Non solo geograficamente.

Ed è proprio alla politica che si è appellata la Carta di Roma, chiedendo che si utilizzino “parole adeguate e un linguaggio coerente alla realtà, perché rispondano al concetto elementare di verità dei fatti. L’associazione è nata “per dare attuazione al protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione, siglato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (CNOG) e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI)”. Citiamo l’immigrazione non a caso, dato che è l’esempio lampante di come l’uso della lingua possa incidere significativamente sulla percezione e sulle idee delle persone. Per non parlare di quanto influisca sulla diffusione di fenomeni d’odio e razzisti.

Nell’appello al nuovo governo italiano, la Carta di Roma scrive: “Nell’ultimo anno abbiamo ascoltato e subito una comunicazione istituzionale incattivita e violenta, centrata sulla necessità di incutere paura utilizzando argomenti lontanissimi dalla realtà dei fatti. […] Che l’odio non sia più un messaggio legittimo da diffondere attraverso il linguaggio politico, e, soprattutto, attraverso il linguaggio istituzionale.” 

Insomma, noi cittadini dovremmo pretendere che i toni, il linguaggio e i modi siano quelli usati dalla Premier neozelandese. Perché se è vero che la politica può talvolta trasformarsi in polemica, questo non significa che lo scontro debba diventare una sceneggiata scadente e volgare. La comunicazione e il linguaggio dovrebbero avere maggiore importanza, perché sì, la forma a volte coincide con la sostanza. 

Maddalena D'Aquilio

Laureata in filosofia all'Università di Trento, sono un'avida lettrice e una ricercatrice di storie da ascoltare e da raccontare. Viaggiatrice indomita, sono sempre "sospesa fra voglie alternate di andare e restare" (come cantava Guccini), così appena posso metto insieme la mia piccola valigia e parto… finora ho viaggiato in Europa e in America Latina e ho vissuto a Malta, Albania e Australia, ma non vedo l'ora di scoprire nuove terre e nuove culture. Amo la diversità in tutte le sue forme. Scrivere è la mia passione e quando lo faccio vado a dormire soddisfatta. Così scrivo sempre e a proposito di tutto. Nel resto del tempo faccio workout e cerco di stare nella natura il più possibile. Odio le ingiustizie e sogno un futuro green.

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