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Firenze: “Terra Futura”, un segno di speranza
Consumo critico
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Nel 2002, nel pieno del boom della finanza creativa, dell’euforia dei mercati che si stavano appropriando del mondo e degli uomini, il “Social Forum Europeo” di Firenze lanciava alcuni forti e chiari segnali d’allarme, riguardanti soprattutto l’insostenibilità di un sistema che voleva creare esclusivamente denaro dal denaro e sostituire l’industria, l’agricoltura, la produzione con la finanza... Nel 2003, sulla scia di questo evento, nacque “Terra Futura”.
Oggi, dieci anni dopo, la situazione economica mondiale si è completamente rivoltata: i mercati sono saltati, anche se chi li guida e li comanda dalla stanza dei bottoni” sta ancora arrecando danni enormi all’umanità e lasciando gli esseri umani che la compongono in una crisi che non è più solo caratterizzata da mancanza di lavoro o di scarsità di denaro, fino ad arrivare sotto la soglia di povertà, ma è ormai una crisi esistenziale globale.
In buona sostanza la globalizzazione dei mercati, delle informazioni, delle lingue, ha globalizzato contestualmente l’umanità in una crisi che tutti tocchiamo con mano ogni giorno.
“Terra Futura” è stata quest’anno non uno specchio di questa crisi, ma piuttosto una lente che ha cercato di rintracciare la speranza spesso nascosta in un modo nuovo di interpretare la vita.
La parte espositiva non è cresciuta rispetto allo scorso anno, ma molti sono stati gli incontri culturali con partecipanti di altissimo livello (da Vandana Shiva, fisica indiana e studiosa dei nuovi modelli di sviluppo, a Leonardo Becchetti, da Rodolfo Sabelli a Nadia Urbinati).
Negli spazi espositivi erano presenti mille idee, dalle cinture fatte con i copertoni delle biciclette riciclati, alle borse fatte con i copertoni d’auto, dal cibo “vegano” a quello semplicemente “biologico”, dai vestiti riciclati alle scarpe prodotte da scarpe usate, dai prodotti naturali per la bellezza del corpo alle tecniche della ginnastica orientale.
Tutte idee, applicazioni, tecniche di riutilizzo, di risparmio, di rinuncia all’”usa e getta” che i “mercati” ci vorrebbero obbligare ad avere come “stile di vita”, e che fa bene solo alle tasche dei pochi proprietari del mondo finanziario.
Quello che è cresciuto a “Terra Futura” è lo spirito positivo, il desiderio di ripartire in modo sostenibile ed etico, seguendo principi elementari di microeconomia che possono influire in realtà anche sulla macroeconomia: dalle “R” di Serge Latouche (riciclare, riparare, riutilizzare, ecc.) alla scelta personale di una vita “eticamente compatibile” con le risorse esistente e con la convinzione che la vita sostenibile è sicuramente migliore di quella che ci costringe a correre per acquistare prodotti che pochissimo tempo dopo siamo “costretti” dal mercato a buttare via.
La cosa più bella... le famiglie e i bimbi che hanno partecipato in numero veramente molto considerevole a questa “kermesse” dello “starebeneinsieme” in un mondo meno agitato e più vivibile e sereno.
Paolo Merlo da “Terra Futura”
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