Rifiuti: 'inceneritori zero' dagli Stati Uniti in Italia

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E'iniziato il processo ai cinque climbers attivisti di Greenpeace che nel luglio 2002 avevano scalato sulla ciminiera dell'inceneritore di Como alta circa 25 metri, mentre un'altra dozzina di attivisti bloccarono i cancelli dell'ingresso principale dell'impianto. L'organizzazione ambientalista in collaborazione con la Rete Nazionale dei Comitati Popolari per Rifiuti Zero rilancia la tematica con una serie di incontri con il professor statunitense Paul Connett, che per le sue ricerche sulla gestione dei rifiuti lo hanno portato in 49 stati degli Stati Uniti ed in altri 47 Paesi nel mondo. Negli ultimi 18 anni ha tenuto numerose conferenze sui pericoli dell'incenerimento e sulle possibili alternative. Un altro suo campo d'interesse è il meccanismo con cui le sostanze tossiche (come diossine, PCB e metalli pesanti) agiscono sull'organismo.

Secondo dati raccolti dall'Environmental Protection Agency (Epa) degli Stati Uniti, l'Italia non uscirà dall'emergenza rifiuti fino a quando non ci sarà la consapevolezza collettiva di quattro semplici realtà: innanzitutto che i rifiuti non si possono distruggere e poi che il rifiuto che si gestisce meglio è quello che non si produce. A questo si aggiunge secondo l'Epa che termovalorizzazione è una vera e propria "bufala" in quanto l'energia che si recupera bruciando giornali, imballaggi, contenitori di plastica è nettamente inferiore a quella necessaria per produrre gli stessi oggetti a partire dalle materie prime. Quarta considerazione è quella del riciclaggio dei materiali post consumo, raccolti in modo differenziato che richiede una quantità di energia nettamente inferiore a quella necessaria per la produzione ex-novo di questi stessi materiali. Scelte governative, basate su queste "realtà", hanno permesso agli Stati Uniti di mantenere, negli ultimi dieci anni (1990-2000) la produzione pro-capite di rifiuti stabile a 2 kg al giorno, riducendo il numero di discariche da 6.326 a 1.967 e ottenendo un tasso di riciclaggio superiore al 30% portando nel 2000 solo il 14,5 % dei rifiuti a essere "termovalorizzato".

Dall'Osservatorio Nazionale sui rifiuti si legge che con la sentenza 2 dicembre 2004 (causa C-97/04), l'UE condanna il nostro Paese per la mancata adozione, entro la scadenza del 28/12/02, delle disposizioni nazionali per il recepimento della dir.2000/76/CE, finalizzata a prevenire o limitare gli effetti negativi dell'incenerimento o del coincenerimento dei rifiuti sull'ambiente e a limitare i conseguenti rischi per la salute umana. Intanto in Italia continuano le 'gite' di rappresentanti delle pubbliche amministrazioni agli impianti di incenerimento dei rifiuti all'estero, per trarne informazioni, indicazioni, con l'obiettivo di creare in Italia impianti all'avanguardia. Ma i gestori dei moderni termovalorizzatori, avendo capito l'importanza dell'immagine nella vendita di un prodotto, sono molto attenti all'inserimento nel paesaggio delle loro "creature". Ad esempio, il camino del nuovo termovalizzatore di Milano (Silla 2) è stato oggetto di particolari studi per minimizzarne l'impatto visivo. Questo obiettivo è stato raggiunto con una vernice metallizzata, le cui tonalità azzurre si modificano, in sintonia con le condizioni atmosferiche. Diametralmente opposta la scelta per il termovalorizzatore di Vienna che, affidato alle "cure" di un famoso architetto, è diventato una vistosa opera d'arte contemporanea. A Genova il previsto inceneritore doveva essere realizzato a due passi dalla Lanterna, il faro simbolo del capoluogo ligure; con questa scelta il moderno termovalorizzatore entra in simbiosi con il vecchio simbolo della città e diventa esso stesso "paesaggio"!

Lo scorso 18 dicembre ad Acerra si è tenuto un incontro nazionale dei comitati popolari per la strategia rifiuti zero. Nel documento finale la Rete ha ribadito il proprio no a tutta quanta la 'filiera' dell' incenerimento ivi compresi i processi di combustione in impianti non dedicati ( ad esempio cementifici, centrali termiche) e quelli relativi alle biomasse, le quali devono al contrario essere utilizzate come ammendante agricolo anche per contrastare la perdita di fertilità dei suoli ed i crescenti processi di desertificazione. Tra gli obiettivi della rete rimane l'avvio di vertenze e campagne contro la privatizzazione delle aziende municipalizzate e per la ripublicizzazione di quelle già privatizzate "perché i beni pubblici e collettivi non possono essere finalizzati all' interesse privato, ma al contrario ai bisogni collettivi". [AT]

Altre fonti: Italia Nostra, Environmental Protection Agency, Osservatorio Nazionale sui rifiuti, Social press

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Rifiuti nell'inceneritore di Acerra: Primo carico