Petrolio: verso il picco con conflitti dimenticati

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Secondo molti studiosi in questi anni si sta raggiungendo il picco della produzione degli idrocarburi che genererà una crisi economica più profonda e duratura della Grande Depressione. Gia con il prossimo inverno la domanda globale di petrolio aumenta di 3 Mbd (Milioni di barili al giorno) ma secondo gli analisti questi non ci saranno e quindi si dovrà imparare a fare con meno. Questo non perché non c'è abbastanza petrolio ma perché paesi come il Kuwait e l'Iraq non possono aumentare abbastanza in fretta la produzione che richiede grandi investimenti. Secondo il Gruppo Consumo Critico di Milano a questo inverno, seguirà una nuova crisi economica che farà declinare la domanda di petrolio e abbassare i prezzi del barile.

"Nel frattempo il Kuwait, e forse l'Iraq, si attrezzeranno per aumentare le esportazioni, così che tra due-tre anni saremo di nuovo pronti per l'insostenibile ripresa economica e a quel punto davvero non ci sarà più un giacimento non sfruttato in tutto il mondo" conclude l'editoriale il gruppo di Milano.

Causati dagli sfruttamenti del petrolio sono in atto numerosi conflitti nel mondo tra cui quello in Colombia, dove il popolo indigeno U`wa sta resistendo per chiedere alla Ecopetrol di sospendere immediatamente la combustione di gas e l'estrazione di petrolio. Nel 2001, la multinazionale petrolifera Usa Oxy, attiva in Colombia, ha pubblicamente riconosciuto gli scoraggianti risultati rispetto l'aspettativa di ricchezza di giacimenti petroliferi nel blocco Gibraltar 1, situato in territorio sacro U`wa. Oggi l'impresa Ecopetrol sta continuando il lavoro iniziato dalla Oxy. L'inquinamento generatosi dalla combustione del gas sta causando gravi problemi di salute alla comunità indigena U'wa, e al contempo sta generando gravi problemi ambientali che incidono nel cambio climatico e provocano grandi smottamenti di terreno. Per gli U`wa, a seguito di un minuzioso studio sulla loro origine, la loro storia e sulle gravi violazioni delle loro leggi superiori e dei diritti fondamentali e ambientali, consacrati dalla costituzione politica del 1991 e dalle leggi internazionali, da parte dello Stato colombiano e della Ecopetrol, non possono permettere che si continuino a perpetrare tali delitti nella totale impunità.

Il gruppo ambientalista "Friends of the Earth" ha presentato a inizio luglio un dossier su i danni causati dagli impianti della Shell in tutto il mondo. Il gruppo aveva pubblicato un rapporto analogo anche nel 2003, ma nel corso dell'ultimo anno dal Texas, da Manila nelle Filippine, da San Paolo in Brasile sono partite molte cause legali contro la Shell. Gli attivisti degli Amici della Terra chiedono dei cambiamenti nella legislatura inglese affinché sia possibile intentare cause a Londra ad imprese inglesi che hanno comportamenti irresponsabili verso le comunità che le ospitano. Inoltre gli Amici della Terra vogliono proporre una campagna per introdurre misure che rendano le imprese legalmente responsabili verso le comunità lese dalle loro attività. Presenti al meeting generale della Shell, gli attivisti della regione del Durban sul delta del Niger dove la multinazionale usa impianti e procedimenti datati, hanno dichiarato che "la situazione nell'ultimo anno è addirittura peggiorata con un incidenza di asma, leucemia e cancro sempre più alta". La Shell ha dichiarato di contare di eliminare il processo di flaring entro il 2008. Ma alcuni attivisti sostengono che in realtà la Shell eliminerà questo processo solo nel 2015, mentre potrebbe già sospendere ora il suo uso, come è stato fatto in Danimarca.

Altre fonti: Gruppo Consumo Critico Milano, Asud

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