Ecco come ti stampo la buccia!

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Trattamenti a luce pulsata. No, non siamo dall’estetista, siamo al supermercato! Nel nord Europa per la precisione, tra Olanda e Svezia, dove Nature & More, rivenditore ortofrutticolo già leader nell’utilizzo di imballaggi ecocompatibili e rifornitore, tra gli altri, anche dei supermercati francesi Carrefour, insieme alla catena di supermercati ICA, ha deciso di abbandonare le etichette adesive su frutta e verdura. Una scelta apparentemente insignificante nella scala di possibilità d’azione per incidere su un futuro più sostenibile, ma in realtà un passo importante per una riduzione rilevante del consumo di plastica ed energia, nonché per la diminuzione di emissioni di CO2. Una scelta che arriva in risposta alle domande dei consumatori di contenere l’utilizzo degli imballaggi e che al momento è stata sperimentata su avocado e patate dolci.

L’alternativa messa in pratica, che nel Regno Unito Marks & Spencer ha sperimentato sulle noci di cocco e sulle arance, consiste nella marcatura della buccia rimuovendone alcuni pigmenti, senza però danneggiare la polpa, influenzarne negativamente il gusto o la naturale deperibilità. Con l’utilizzo di questo sistema e prendendo in considerazione solo la quantità di avocado biologici venduti in un anno, si risparmia l’equivalente di 200 km di nastro plastificato largo 30 cm, riferisce Peter Hagg per conto di ICA. Il risparmio corrispondente ammonta a oltre 2 kg di plastica e all’equivalente in emissioni di CO2 che provocherebbe una macchina che percorresse il giro del globo per 1,3 volte. Nessun cambiamento radicale, è vero, ma un passo in più verso un carrello della spesa più leggero per il Pianeta, soprattutto considerando che la tecnologia laser produce meno dell’1% di emissioni di CO2 necessarie per la creazione di un’etichetta di misura analoga.

Alle spalle di questa tecnologia c’è un’azienda spagnola, la Laser Food, che lavora nell’idea che, considerando i milioni di etichette adesive utilizzate nel mondo, la marcatura pulsata adottata su larga scala permetterebbe di ridurre, oltre al consumo di energia per la produzione e il trasporto, anche il consumo di carta, inchiostro e colla. E sappiamo che la sostenibilità è un fattore rilevante per i consumatori consapevoli, sempre di più e sempre più attenti e preoccupati per le conseguenze delle loro scelte d’acquisto sui cambiamenti climatici e sulla salute. E se il passaggio dagli imballaggi di plastica a quelli di carta è un processo già in atto da tempo, il poter vendere prodotti sfusi e contemporaneamente tracciabili (la normativa europea ne impone l’etichettatura) rappresenta secondo Hagg un ulteriore passo in avanti, perché spesso l’imballaggio è richiesto per il semplice fatto di avere un supporto su cui apporre le informazioni necessarie, senza contare che la marcatura della buccia riduce anche la possibilità di perdita di informazioni dovute allo scollamento delle etichette tradizionali.

La tecnologia laser per la marcatura è ormai da diversi anni utilizzata per brand non alimentari, ad esempio nel campo dell’abbigliamento, ma non sempre e non necessariamente per esplicite finalità legate alla sostenibilità (a volte semplicemente perché, soprattutto nei capi sportivi, l’etichetta irrita la pelle). Il costo di una macchina a luce pulsata è considerevole ma la spesa iniziale viene ampiamente ammortizzata sia a livello economico che a livello ambientale, perché non si tratta soltanto di un investimento in denaro ma anche e soprattutto di un investimento sul futuro che rappresenta comunque un elemento rilevante di risparmio per il bilancio aziendale.

Il prossimo passo sarà quello di sperimentare la cosiddetta “etichettatura naturale” su prodotti la cui buccia sia edibile, come ad esempio le mele o le pesche. Tutto dipende dalla reazione dei consumatori che, se positiva, potrà permettere di estendere questo processo a una moltitudine di prodotti, a partire da quelli più difficili da etichettare (p.es. i meloni) e migliorandone le prestazioni per quei frutti che si “autoriparano”, come ad esempio gli agrumi (dalla cui buccia la marcatura laser tende a cancellarsi in breve tempo).

Forse è prematuro quantificare ora il risparmio che ne potremmo trarre se, solo a livello europeo, l’intero settore si convertisse alle etichette laser. Certo è che un investimento in sostenibilità vale sempre la pena di essere sostenuto e messo alla prova, soprattutto quando la prospettiva di incidenza, riferendosi a prodotti di largo consumo, è decisamente rilevante come in questo caso.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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