Nucleare: critiche per le scorie mandate all'estero

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Dall'Italia dovrebbe partire entro la fine del 2005 l'operazione di export di rifiuti nucleari pericolosi, per finire entro il 2007. Il materiale (1.300 elementi) viaggerà in speciali contenitori corazzati (da un minimo di 62 a un massimo di 81) preferibilmente su treno. Secondo preliminari valutazioni dei tecnici Sogin le 235 tonnellate di combustibile irraggiato che si trova negli impianti nucleari di Trino Vercellese e Saluggia e Caorso verrà diviso tra Francia e Inghilterra per risparmiare tempo. La maggior parte del carico prenderà la via della rotaia sia per questioni logistiche sia per la sicurezza. Ma prima del trasporto effettivo, va oliata la macchina della burocrazia. Per la pubblicazione del decreto e dell'ordinanza i tecnici Sogin pensano a non meno di 30 giorni. Quindi partirà la gara internazionale, e sono altri 60 giorni, poi altri 3 mesi per l'aggiudicazione e si arriva a metà 2005. Scattano poi tutte le procedure per ottenere le autorizzazioni.

Una decisione che arriva a un'anno dall'aspra contestazione esplosa sull'individuazione del deposito nazionale a Scanzano Jonico. Ma questa decisione non viene condivisa dal mondo ambientalista secondo cui non viene risolto il problema in quanto vige il principio che ciascun paese è responsabile dei rifiuti nucleari che ha prodotto e che le scorie riprocessate in Francia o Inghilterra dovranno tornare in Italia per la loro collocazione definitiva. Per Wwf e Greenpeace l'unica scelta possibile sarà quella di un deposito nazionale di superficie, che sia facilmente controllabile e reversibile che presuppone l'abbandono dell'idea di un sito geologico profondo in cui seppellire, dimenticandole, delle bombe ecologiche e sanitarie a tempo. "La soluzione tampone trovata dal Governo italiano costituisce una mina vagante considerando il rischio concreto che dalle scorie a maggiore radioattività si estragga plutonio utile alla proliferazione delle armi atomiche".

Le organizzazioni ambientaliste chiedono che il Governo faccia chiarezza sul rischio di utilizzo a fini militari e sul deposito nazionale. Inoltre viene chiesto che l'esecutivo chiarisca in Parlamento tutti i motivi della nuova scelta adottata e come questa si concili con il ruolo del commissario straordinario per l'emergenza rifiuti radioattivi, il generale Carlo Jean, presidente di SOGIN SpA, società incaricata ad individuare un deposito nazionale entro il 9 gennaio 2005 (secondo quanto stabilito all'art. 3 della legge n. 368/2003), e del vicepresidente vicario di SOGIN SpA Paolo Togni, Capo di Gabinetto del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, nonché quali funzioni abbia la Commissione di 19 esperti che doveva contribuire a trovare una soluzione nazionale credibile e difendibile".

In ambito europeo soddisfazione era stata espressa dagli Amici della Terra per il ritiro da parte dell'uscente Commissario Europeo per l'Energia e i Trasporti , Loyola de Palacio del cosiddetto "Pacchetto nucleare", ovvero le proposte di Direttive Euratom relative agli obblighi e ai principi generali sulla sicurezza degli impianti nucleari e alla gestione del combustibile nucleare esaurito e ai rifiuti radioattivi. "Le proposte non appaiono adeguate a salvaguardare davvero i cittadini europei dal rischio nucleare e non si prevede un obbligo per gli Stati membri di dare attuazione alle raccomandazioni contenute nelle Direttive, né si prevedono sanzioni" ha dichiarato Laura Radiconcini, rappresentante dell'organizzazione ambientalista che chiede alla nuova Commissione di ridiscutere seriamente la questione dell'Euratom, anche perché il sostegno particolare al nucleare rispetto ad altre fonti energetiche contrasta con gli attuali orientamenti comunitari in materia di concorrenza del mercato elettrico.[AT]

Altre fonti: Amici della Terra, Campagna Clima e Energia

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