Cernobyl: l'Onu minimizza, Legambiente chiede verità

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Rispetto per le vittime di Cernobyl: non solo per coloro che sono morti in seguito all'incidente nucleare avvenuto quasi venti anni fa, ma anche per le persone che ancora oggi vivono nelle aree contaminate. E' quello che chiede Legambiente in seguito alla presentazione del documento sul disastro nucleare elaborato dal "Forum Cernobyl", composto da un centinaio di scienziati, e raccolto in tre volumi per un totale di circa 600 pagine. L'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica dell'Onu, uno degli organismi coinvolti nello studio insieme all'Organizzazione Mondiale della Sanità, riassume con una "riduzione ai minimi termini" l'incidente avvenuto nel 1986. Si parla di circa 50 morti direttamente correlabili alla catastrofe nucleare e di danni di gran lunga minori alle previsioni come se altri dati, quelli che parlano di incremento di malattie e di numeri ben più elevati di decessi appartenessero ad un'altra storia.

"Tra poco si dirà che a Cernobyl non è successo nulla. Nessuno vuole entrare nel balletto dei numeri dei deceduti, ma è assurdo ridimensionare una delle più grandi catastrofi nucleari del nostro tempo." Così Legambiente, per voce del coordinatore nazionale del Progetto Cernobyl, Angelo Gentili commenta con stupore e disappunto lo studio pubblicato in questi giorni a Vienna in occasione di un convegno sull' "eredità" di Cernobyl. "La realtà - continua Gentili - è che gli effetti dell'incidente di Cernobyl si fanno ancora sentire. In Bielorussia il tasso di natalità è diminuito del 50 per cento, mentre si registra un forte aumento dei casi di cancro tiroideo''.

Non solo l'associazione ambientalista di contro ai dati del Forum Cernobyl, porta come esempio il caso del prof. Youri Bandazhevsky, anatomo-patologo, che lavorando per nove anni nei territori contaminati ha scoperto che il Cesio 137 distrugge progressivamente gli organi vitali. Non solo nelle sue ricerche ha scoperto anche un tipo di cardiopatia direttamente correlabile alla presenza di Cesio nell'organismo. Proprio questo medico dopo aver pubblicato le sue scoperte è stato arrestato e condannato per presunta corruzione.

"Preoccupa- aggiunge Roberto Rebecchi Presidente di Legambiente Solidarietà Emilia Romagna - anche il ritorno delle popolazioni nelle aree contaminate. Sono rientrate nei pressi della centrale più di mille persone che mangiano tutti i giorni cibo fortemente radioattivo e bevono acqua ai radionuclidi con conseguenze gravi per la loro salute i cui effetti si avranno tra decenni. In quelle zone aumentano le malattie, ospedali che non hanno farmaci, intere popolazioni rassegnate e abbandonate a sé stesse''. Legambiente continua ad operare nelle aree contaminate con progetti di cooperazione nelle aree contaminate. Per il ventennale organizzerà iniziative e manifestazioni per ribadire i danni causati dall'utilizzo dell'energia atomica.

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