Foreste: critiche di Deutsche Bank e azione in cartiera

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La Deutsche Bank ha deciso di uscire dalla partnership che aveva instaurato con la United Fiber System per l'acquisto della cartiera di Kiani Kartas, in Borneo (Indonesia). La mossa della banca tedesca fa seguito alle pressioni che oltre 100 tra Ong di sviluppo, ambientaliste e per la difesa dei diritti umani avevano esercitato negli ultimi mesi per evidenziare le problematiche legate all'intero progetto. In precedenza già la Banca mondiale non aveva ritenuto opportuno sostenere finanziariamente il Kiani Kerts Paper and Pulp Mill, destinato, se portato a regime, a devastare le splendide ed ancora incontaminate foreste del Borneo. In passato in Indonesia l'industria del legno aveva provveduto a deforestare centinaia di ettari di territorio, con gravi casi di violazioni dei diritti umani delle popolazioni indigene.

Ed in Uruguay, una dozzina di attivisti di Greenpeace, tra cui un volontario italiano, Rossano Filippini, hanno fatto irruzione ieri in una cartiera in costruzione ma sono stati arrestati dalla polizia, che li ha poi rilasciati. L'azione di Greenpeace è l'ultima novità di un contenzioso che si trascina da settimane tra i governi di Argentina e Uruguay, poichè 300 chilometri a nord est di Montevideo, la società finlandese Botnia e la spagnola Ence, stanno costruendo due cartiere che utilizzano una tecnologia altamente inquinante, che rischia di alterare irrimediabilmente l'ecosistema locale, soprattutto quello del fiume Uruguay.

Greenpeace chiede l'impiego di tecnologie di sbiancamento senza cloro ed un impegno verso l'impiego di materie prime riciclate o almeno certificate FSC per la buona gestione forestale (Forest Stewardship Council). Inoltre si chiede ai governi dell'Argentina e dell'Uruguay di fermare la costruzione delle cartiere, fino a quando non sarà varato un piano industriale basato su tecnologie responsabili. Ma il ministro degli esteri uruguaiano Reinaldo Gargano ha invece dichiarato che ''continueranno i lavori'' per la realizzazione delle due cartiere, di rilevante importanza economica per il Paese. Intanto l'organizzazione ambientalista propone di inviare una lettera ai presidenti di Argentina e Uruguay.

E' chiaro che bisogna agire con urgenza per porre fine alla deforestazione. Ma l'Italia che fa? Il nostro paese importa l'80% del legname impiegato dalla propria industria e nei paesi esportatori l'erosione delle foreste si traduce in un rapido declino della biodiversità, soprattutto perché grandi quantità di legno provengono da taglio illegale. Per questo Greenpeace propone al Governo e alle amministrazioni locali di dotarsi di strumenti che fermino questo traffico. Tra i cosumi di legno e carta gli acquisti pubblici rappresentano circa il 14% del mercato europeo. La campagna "Città amiche delle foreste" propone di far pressione sul proprio Comune affinchè approvi una mozione che chieda il l'uso di prodotti certificati Fsf, per un uso responsabile delle foreste in quanto non provenienti dalla distruzione delle foreste primarie. [AT]

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