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Uranio impoverito: sit-in in attesa della Relazione parlamentare
Contaminazioni
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Stamane si è svolto un sit-in davanti davanti a Palazzo Chigi delle famiglie dei militari ammalati o deceduti a causa dell'uranio impoverito in occasione della presentazione che avverrà domani al Senato della Relazione sull'inchiesta circa le morti per uranio impoverito. L'ex on. Falco Accame - oggi presidente dell'Ana-Vafaf, associazione che tutela le famiglie dei militari malati causa gli effetti dell'uranio impoverito - ha elencato nei giorni scorsi responsabilità, ritardi e omissioni, come quelle del ministro della Difesa Martino che negò l'utilizzo del'uranio nei bombardamenti sulla ex Jugoslavia, malgrado la NATO avesse ammesso di averne sparato 11.000 proiettili. Ben 44 militari italiani reduci dai Balcani sono morti e 300 ammalati, con aumento esponenziale di tumori e leucemie per tutti i civili della ex Jugoslavia. E un recente video dal Giappone testimonia l'utilizzo dei proiettili all'uranio impoverito anche a Nassiryia: sono già 15 i soldati italiani malati.
Ma secondo la bozza di Relazione, dalle verifiche compiute dalla Commissione, "non sono emersi elementi che consentano di affermare" che le patologie in questione siano da attribuire agli effetti derivanti dall'esposizione alle radiazioni o alla contaminazione dovuta al munizionamento all'uranio impoverito. La Commissione però sottolinea che ogni forma tumorale ha quasi sempre "un'eziologia multicausale" ed è in questo contesto che vengono prese in considerazione quelle situazioni di degrado ambientale ed inquinamento "che possono aver giocato un ruolo particolarmente importante nel primo periodo di operatività dei contingenti, quando più alta era la concentrazione di inquinanti derivanti da manufatti industriali o civili danneggiati o distrutti dalle operazioni belliche".
Il senatore Luigi Malabarba, uno dei membri della commissione d'inchiesta, ha così commentato il lavoro fin qui svolto: "La Commissione si è trovata di fronte a difficoltà nel reperire e valutare i dati a disposizione del Ministero della Difesa. C'è da ritenere che siano state fatte delle statistiche poco attendibili su campioni e su realtà assolutamente disomogenee tra loro, quindi non comparabili. Ma probabilmente non è stato fatto neppure un lavoro di ricerca epidemiologica sufficientemente accurato per cui non sappiamo neppure se il Ministero disponga di effettivi dati. Allora, o ne dispone e non sono stati forniti alla Commissione come richiesto, o non ne dispone. In entrambi i casi c'è una responsabilità di una certa gravità che incombe sul Ministero della Difesa".
Il senatore Malabarba osserva che, grazie ai lavori della Commissione, probabilmente "si incomincerà a riconoscere la causa di servizio ai militari che hanno avuto delle patologie in missione, qualunque fosse la causa che ha prodotto la malattia durante o a ritorno dalla missione. I primi militari che si sono ammalati ci hanno testimoniato direttamente di non essere stati informati sull'uranio impoverito. Questo è già quindi un fatto molto grave.". Sull'origine delle neoplasie e leucemie riscontrate Malabarba afferma: "Ritengo che l'uranio impoverito sia uno dei "killer" da tenere sotto osservazione. Ma vanno anche, probabilmente, valutate altre concause che possono essere quelle relative all'inquinamento dei territori prodotto dai bombardamenti che hanno colpito non solo edifici ma fabbriche chimiche e che hanno disperso sul territorio degli agenti tossici coinvolgendo la popolazione civile e anche i contingenti militari presenti nei Balcani. Quindi è probabile che vi siano più elementi che concorrono a creare queste patologie".
Sotto accusa anche i poligoni di tiro soprattutto in Sardegna e Puglia; ma la Commissione richiama la dichiarazioni della Difesa, secondo cui non è mai stato autorizzato sul territorio nazionale l'impiego di proiettili all'uranio impoverito.
La Sindrome dei Balcani, la "variante italiana" della Sindrome del Golfo che colpì i militari statunitensi che parteciparono alla prima guerra contro l'Iraq, nel 1991, anche loro venuti a contatto con l'uranio impoverito (le scorie del processo di arricchimento dell'uranio, utilizzato nei proiettili per la sua alta capacità perforante). In questi anni ci sono state le indagini della commissione scientifica di nomina ministeriale e della commissione parlamentare d'inchiesta e le ricerche scientifiche indipendenti che hanno evidenziato il legame fra uranio impoverito e linfomi; sullo sfondo omertà, depistaggi, lobby da proteggere, superficialità e pesanti responsabilità dei vertici militari e di parte della classe politica che non ha esitato a mandare allo sbaraglio giovani soldati pur di non mettere in discussione l'alleanza politico-militare con gli Usa.
Di particolare interesse per la Commissione sono stati gli studi compiuti dalla dottoressa Antonietta Gatti, responsabile del Laboratorio dei biomateriali presso il Dipartimento di neuroscienze dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia: grazie a nuovissime attrezzature ha potuto riscontrare nei tessuti di militari ammalatisi in missione la presenza di "nanoparticelle" prodotte dall'esplosione dei proiettili all'uranio impoverito ad altissime temperature, fra i 2.000 e i 3.000 gradi. [GB]