Ogm: ricerca 'boomerang' sulla colza non ferma l'Ue

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Una ricerca del governo britannico condotta dal Centre for Ecology and Hydrology con base nel Dorset ha dimostrato che la colza modificata, prodotta dalla Bayer, ha contaminato geneticamente attraverso il polline una erba infestante molto comune, la senape dei campi, rendendola resistente agli erbicidi. Fa specie che l'ex ministro Michael Meacher, lo stesso responsabile dell'introduzione delle sperimentazioni su larga scala delle colture Ogm, ha dichiarato che il risultato della ricerca dimostra che "non possiamo assolutamente correre il rischio che le colture Ogm contaminino piante selvatiche in maniere imprevedibili. Se le erbacce diventano resistenti agli erbicidi a causa di una impollinazione incrociata, entriamo in acque molto pericolose". Il danno immediato sarà quindi la necessità di usare nuovi erbicidi più potenti e costosi, creando una diseconomia annunciata per gli agricoltori e un prevedibile aumento delle rendite delle aziende chimiche, che producono sia il danno che la cura.

"Niente di nuovo nello studio inglese sulle colture biotecnologiche, se non la libera interpretazione del Guardian": così Roberto Gradnik, presidente di Assobiotec, l'Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, che fa parte di Federchimica, commenta il recente studio commissionato dal ministero dell'Ambiente britannico sulle presunte contaminazioni tra coltivazioni Ogm ed erbe infestanti, reso noto dal Guardian. "Il fenomeno descritto dallo studio, ovvero l'insorgenza di resistenze, è noto da anni, e le buone pratiche agricole insegnano che tale fenomeno si controlla semplicemente accostando alle coltivazioni Ogm piccoli campi convenzionali. Cosa che peraltro avviene da anni in tutti i Paesi che coltivano varietà biotecnologiche", aggiunge Gradnik. "Il nostro augurio è che la coesistenza in agricoltura, la cui attuazione concreta è indispensabile per lo sviluppo di una agricoltura innovativa e concorrenziale, possa presto divenire realtà anche in Italia, a tutto vantaggio dei consumatori e degli operatori agricoli". Era proprio quello che gli scienziati del governo britannico avevano assicurato che non sarebbe potuto accadere.

Finora lo studio non ha analizzato il polline, per cui gli scienziati non sono sicuri se contenga o no il tratto Ogm. Per ora il problema appare di portata limitata, poiché nel Regno Unito le colture transgeniche non sono consentite a scopo commerciale. Inoltre questa senape selvatica è resistente a un solo erbicida, anziché a più di uno. Ma le implicazioni per il futuro appaiono comunque profonde: tanto per cominciare, inizialmente gli scienziati del governo credevano che la colza e la senape selvatica fossero imparentate troppo alla lontana perché avvenisse una cosa del genere. Rabbrividiscono gli ambientalisti, tra cui Emily Diamond, ricercatrice sugli Ogm per l'organizzazione "Friends of the Earth", la quale dice: "Questo studio è stato uno shock. Avevano assicurato che non sarebbe potuto accadere, ora che è successo la scoperta è stata messa da una parte. Questo è esattamente quello che temevano i francesi e i greci, quando si erano opposti all'introduzione della colza transgenica".

Intanto la Commisssione europea ha dato il via libera al mais transgenico della Monsanto nonostante uno studio segreto della stessa multinazionale che ha dimostrato che topi nutriti del MON863 hanno sviluppato reni più piccoli del normale, una diversa composizione del sangue e altre gravi anomalie fisiche.

"La Commissione approfitta del mese di agosto per prendere una decisione che non può non sollevare dure critiche da parte di tutti coloro che ne hanno seguito l'iter. Quanto meno l'importazione del mais Mon863 è bloccata finchè non arriva l'autorizzazione per uso alimentare che sarà discussa a settembre. Certo è che la Commissione continua a muoversi con i paraocchi, fidandosi esclusivamente dell'Efsa [ Autorità europea della sicurezza alimentare ] che anziché valutare scientificamente i nuovi Ogm, fa da passacarte alle richieste delle multinazionali" afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace. [AT]

Fonte: Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer

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