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Libertà di stampa: i cyber-dissidenti
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Ai tempi di internet vi è l'idea che il web sia uno dei veicoli più sicuri ed efficaci per diffondere le proprie idee. Ma non è così. Si susseguono le denunce di arresti, perquisizioni, multe nei confronti di cibernauti dissidenti.
E' Reporters sans Frontiéres a rendere noto che è l'Asia il continente dove la censura e la repressione sono più dure. Innanzitutto in Cina dove secondo il Digital Freedom Network almeno 34 persone sarebbero in carcere per aver pubblicato in internet senza autorizzazione propri articoli. Recente è la notizia della condanna a cinque anni di carcere inflitta al cinese Huang Qi per aver postato sul proprio sito notizie ritenute pericolose per l'integrita' dello stato, come elenchi di persone scomparse o lo statuto del Partito democratico.
Casi simili si registrano però anche in Vietnam, Malesia e nelle Maldive dove recentemente per una mail critica nei confronti del governo sono state condannate all'ergastolo quattro persone. La situazione è grave anche nella vicina Tunisia dove un giornalista, Zoheir Yahiaoui, curatore di un giornale web, Tunezine, critico nei confronti del regime di Ben Ali, è stato arrestato e condannato a 24 mesi di carcere. Il sito www.tunezine.com è oggi una bandiera di solidarietà con la sua battaglia per la libertà d'espressione.
Nei giorni scorsi Human Rights Watch, tra le organizzazioni che più sono state attente alla libertà d'espressione sul web, ha lanciato un appello a favore della liberazione di "giornalisti, studenti, webmaster imprigionati dai propri governi esclusivamente per aver espresso le proprie opinioni via Internet". "Tunisia, Cina, Vietnam, tutti Paesi che promuovono al comunicazione elettronica quale veicolo di modernizzazione" ha dichiarato Minky Worden, direttore della sezione sui media elettronici dell'HRW, "ciononostante questi governi continuano ad imprigionare giornalisti web e semplici utenti".
Fonti: Lettera 22, Human Rights Watch, Digital Opportunity Channel;