India: diciannove anni dopo a Bhopal

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Era la notte tra il 2 e il 3 dicembre del 1984 quando a Bhopal, in India, fuoriuscirono da uno stabilimento per la produzione di pesticidi della Union Carbide 40 tonnellate del gas mortale Isocianato di Metile (MIC). 7500 persone morirono. Pochi giorni dopo altre 16 mila persone persero la vita a causa degli effetti tossici dell'inquinamento chimico provocato dalla fabbrica.

Nella notte scorsa a Bhopal c'è stata una lunga veglia per ricordare il disastro e chiedere giustizia. Greenpeace e la Campagna Internazionale Giustizia per Bhopal (ICJB), hanno indetto per oggi una giornata mondiale contro i crimini delle industrie con una serie di iniziative a sostegno delle migliaia di persone che a Bhopal

soffrono ancora le conseguenze di quella tragedia e per protestare contro la mancanza di norme internazionali che rendano le imprese responsabili dei danni all'ambiente e alla salute.

Secondo Greenpeace "Pericolose sostanze chimiche sono ancora presenti nella fabbrica abbandonata e hanno contaminato il suolo e quindi le falde idriche. Migliaia di persone cucinano con quest'acqua, la bevono e la usano per lavarsi. Finché non avverrà la bonifica dell'area secondo gli standard più elevati, la gente continuerà a morire a Bhopal". In Italia, oggi, è stata spedita alla sede della Dow la lettera che hanno scritto le associazioni delle vittime, nella quale si chiede che la multinazionale si faccia carico della pesante situazione ereditata dalla Union Carbide.

Oggi, almeno 150.000 persone, inclusi bambini nati da genitori esposti ai gas, hanno seri problemi di salute. Un recente studio condotto a Bhopal sui modelli di crescita degli adolescenti, pubblicato dal "Journal of American Medical Association" ha trovato un ritardo selettivo nella crescita dei bambini maschi. [RB]

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