Il Maghreb troverà soluzioni coese per il dopo Covid-19?

Stampa

Foto: Unsplash.com

TUNISI, La settimana scorsa è terminato un Ramadan che quest’anno è stato più votato all'intimità familiare, meno festaiolo, ma più consono alla sua natura spirituale: come si percepisce nell’aria primaverile che distribuisce i primi calori nell’area urbana di Tunisi, questa atmosfera potrebbe aiutare ad affrontare più serenamente un futuro prossimo, comunque ancora insidioso, fra una guerra infinita nella vicina Libia, il Covid 19 sempre presente e un’economia che traballa.

Anche l’Aid El Fitr (letteralmente “ Festa dell'interruzione del digiuno”), una celebrazione, che segue il Ramadan e dura tre giorni, - solitamente caratterizzata da visite a parenti e amici, con l'offerta di dolci e con bambini festanti nei loro abiti nuovi che bussano alle porte del quartiere, a parenti e amici, chiedendo qualche centesimo per farsi una “paghetta” di sostanza - quest’anno é stato circoscritto alle mura domestiche a causa del perdurare del confinamento.

Per una volta una decisione come la restrizione alla libera circolazione delle persone é stata condivisa dai governanti di tutti i 5 Paesi del Maghreb (Libia, Tunisia, Algeria, Mauritania e Marocco), con un inasprimento speciale in Algeria, il Paese dell’area più colpito dal Covid19, che per i tre giorni di festa ha anticipato il coprifuoco alle ore 13.

Uniti nelle misure interne di contenimento e uniti nel decidere il blocco della circolazione fra i 5 Paesi, con le frontiere ancora chiuse, e non si sa fino a quando.

Complessivamente il Covid19 nel Maghreb é stato meno disastroso, almeno per il momento, di quanto ci si potesse aspettare, tenuto conto anche della presenza di sistemi sanitari inadatti o impreparati alla gestione di un’ epidemia: ad oggi, venerdì 29 maggio, su una popolazione complessiva di circa 100 milioni di persone i contagiati sono stati poco meno di 20 mila ed i decessi di poco sotto la soglia dei 900 (dei quali 600 nella sola Algeria che conta 42 milioni di abitanti); ad onor del vero con poche decine di migliaia di tamponi eseguiti.

Molti possono essere i fattori che hanno determinato questa minore incidenza. La prima spiegazione che viene in mente é quella ambientale con un inquinamento limitato, non essendoci in tutta l’area grandi concentrazioni industriali come in Europa.  Per dirla alla Flaubert: "l'aria è così morbida che impedisce di morire".  Altre cause potrebbero essere la limitata densità abitativa (17 abitanti per chilometro quadrato) e una età media assai govane delle popolazioni maghrebine (poco meno di 28 anni).

Da non sottovalutare che, dall'apparizione del virus e degli allarmi dell'OMS, i paesi del Maghreb hanno reagito molto rapidamente e hanno adottato misure drastiche, anche se talvolta disattese dalle frange più popolari delle popolazioni, per contenere la pandemia, in particolare in termini di confinamento.

Passando alle sensazioni spirituali e religiose che sempre pervadono il modo di essere musulmano, dal più praticante a quello meno, il “maktoub”(destino o volontà divina) é quello maggiormente evocato, accanto alla sottolineatura di un’igiene regolare sublimata dall’abluzione cinque volte al giorno prima di pregare e il rispetto della raccomandazione del Profeta Maometto di isolarsi dalle epidemie. 

La meticolosa pulizia degli alloggi, con il lavaggio quotidiano dei pavimenti con abbondanza di acqua e cloro, accompagnato anche a quello delle pareti ad ogni cambio di stagione, che comunque contrasta con la pulitura del bene comune (strade e spazi condominiali), non altrettanto puntuale e rigorosa, viene messo in evidenza da chi vuol trovare argomentazioni per darsi risposte al fatto che il Covid19 in questi lidi non abbia avuto un terreno fertile come altrove. 

Così pure nell’alimentazione, omogenea in tutti i 5 Paesi del Maghreb, a base di olio d'oliva, limone e spezie con proprietà molteplici. Cogliendo sfumature più filosofiche si passa dalla “baraka”, il segno distintivo della grazia divina elargita ad ogni buon musulmano, alla “assabiya”, il concetto di coscienza di gruppo, senso di scopo condiviso, coesione sociale e protezione dell’anziano, ben descritta da Ibn Kaldoun, storico, economista, geografo, demografo e precursore della sociologia, nato a Tunisi nel marzo del 1332. Un modo di essere comunità che certamente aiuta nei momenti difficli come é stato, ed é, il periodo Covid19.

La Libia che vive di buio proprio, alimentato da una guerra combattuta quasi in sordina ma con molta intensità fra i due contendenti, Fayez al-Sarraj e Khalifa Haftar, con l’ingresso non più celato di Russia e Turchia e dei Paesi del Golfo, confermando un presente, e un futuro, ormai negato all’ Europa, in generale e all’Italia, in particolare, sta vivendo l’epidemia come un banale effetto collaterale: 75 contagiati e 3 morti dichiarati quasi con sufficienza, ma senza reali strutture sanitarie che possano verificare e gestire il fenomeno, soprattutto nei centri di detenzione in cui si trovano decine di migliaia di migranti subsahariani, ormai dimenticati da tutti.

La Mauritania, confinata nei suoi vasti spazi desertici, con poco più di 4 milioni di abitanti ed una densità abitativa di 4 persone per chilometro quadrato, immutabile nel tempo ed abbastanza chiusa al mondo esterno, sta vivendo l’espandersi del Covid 19 discretamente, con poche risorse ma anche con pochi contagi ( 237 con 6 decessi, anche se queste cifre vengono messe in discussione dalle stesse autorità locali), preferendo concentrarsi al tramandare alle nuove generazioni i quattrocento racconti e i tremila proverbi della sua letteratura orale dalle forti influenze arabe, ma con sfaccettature berbere che evocano valori pastorali e tribali, senza trascurare i contributi delle popolazioni dei villaggi della valle del fiume Senegal.

Né Libia, né Mauritania subiranno forti contraccolpi economici a causa del Covid19. Sono gli altri Paesi del Maghreb, Tunisia, Algeria e Marocco che, secondo la maggioranza degli esperti, dovranno affrontare devastanti conseguenze economiche e sociali. In questa tempesta prevista, nessun settore di attività, si intuisce, sarà risparmiato. Fragili prima della pandemia di Covid-19, Tunisa, Algeria e Marocco dovranno ora affrontare uno scossone economico e sociale che già promette di allargare la povertà in strati di popolazioni già provate.

"Questi tre Paesi stavano già affrontando transizioni difficili con un calo significativo delle loro entrate dovuto principalmente al rallentamento dell'economia mondiale ma anche, per l'Algeria, alla diminuzione delle sue entrate petrolifere", ha spiegato François Touazi, esperto delle economie del Maghreb e del Golfo Persico.

In Tunisia, come in Algeria o in Marocco, le drastiche misure prese nel tentativo di limitare i danni del Covid-19 hanno notevolmente aggravato le già evidenti disuguaglianze sociali. I loro governi si troveranno a breve ad affrontare la difficile impresa di imporre trattamenti di austerità con una situazione sociale esplosiva, mentre cercheranno i modi per rilanciare l'economia con mezzi finanziari limitati.

Come altri Paesi esportatori di petrolio, l'Algeria è stata duramente colpita dal calo del prezzo di un barile, che ha perso il 60% del suo valore da gennaio. Gli idrocarburi rimangono il motore dell'economia algerina e la pandemia di Covid-19 ha sferrato un nuovo colpo all'attività del Paese. Per far fronte alla crisi, le autorità hanno effettuato tagli di bilancio estremamente significativi, in particolare del 50% nel bilancio operativo statale e notevoli cali delle importazioni, nell'ordine di dieci miliardi dollari.

ln Marocco la fattura è già di 3 miliardi di dollari per il primo trimestre del 2020. Il Paese che sapeva da molto tempo attrarre investimenti stranieri, in particolare in aeronautica, automobile e offshoring, ora dovrà pagare lo scotto, dato che questi settori saranno inevitabilmente colpiti dalla crisi.

Per completare il quadro, sta affrontando una grave siccità che colpisce direttamente la sua agricoltura, per non parlare del settore turistico che rischia di rimanere una speranza perduta per molto tempo, finché l'epidemia non si estinguerà e gli Europei potranno riprendere a viaggiare.  Anche in Tunisia il settore turistico, punta di diamante dell’economia, che da’ da vivere a quasi 400 mila famiglie e rappresenta fra il 15 ed il 20% del PIL, è in subbuglio. La stagione 2020 è già molto compromessa con la chiusura delle frontiere con l'Europa e l'attività di trasporto aereo a un punto morto. Inoltre il modello economico tunisino basato su un'industria a basso costo e una forza lavoro a basso salario sta implodendo su se stesso, per mancanza di innovazione, di diversificazione settoriale e di una strutturata situazione di difesa sociale e salariale.

E’ indubbio che per l'Algeria, il Marocco e la Tunisia, il sorgere contemporaneo di recessione economica, Covid 19 e crollo del prezzo del petrolio rischia di presentare un conto molto salato. Ma può anche essere un momento opportuno per avviare riforme reali e forse giocare più collettivamente tra loro, avendo economie complementari.

L’UMA (Unione dei Paesi del Maghreb) risorgerà dalle sue ceneri?

Ferruccio Bellicini

Pensionato, da una quarantina d’anni vivo nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo: Algeria, prima, Tunisia, ora. Dirigente di una multinazionale del settore farmaceutico, ho avuto la responsabilità rappresentativa/commerciale dei Paesi dell’area sud del Mediterraneo, dal Libano al Marocco e dell’Africa subsahariana francofona. Sono stato per oltre 15 anni, alternativamente, Vice-Presidente e Segretario Generale della Camera di commercio e industria tuniso-italiana (CTICI). Inoltre ho co-fondato, ricoprendo la funzione di Segretario Generale, la Camera di commercio per lo sviluppo delle relazioni euro-magrebine (CDREM). Attivo nel sociale ho fatto parte del Comitato degli Italiani all’estero (COMITES) di Algeri e Tunisi. Padre di Omar, giornalista, co-autore con Luigi Zoja del saggio “Nella mente di un terrorista (Einaudi 2017).

Ultime su questo tema

Il futuro è (era) in un volo d’ape

25 Giugno 2025
I servizi ecosistemici di cui l’uomo e l’ambiente beneficiano ogni giorno grazie all’impollinazione sono a rischio. (Alessandro Graziadei)

Ravenna: le contestazioni alla nave rigassificatrice BW Singapore

24 Aprile 2025
La contestazione al rigassificatore si inserisce in una critica più ampia a una politica climatica giudicata insufficiente e contraddittoria. (Rita Cantalino)

Da Campania Felix a Terra dei fuochi

22 Marzo 2025
In poche decenni la stessa area, prima chiamata Campania Felix, era la Terra dei fuochi. (Rita Cantalino)

La Francia pagherà per gli esperimenti nucleari realizzati in Algeria?

19 Febbraio 2025
L’Algeria cerca di obbligare la Francia a pagare per il suo passato coloniale. (Miriam Rossi)

Pfas, in Veneto sono oltre la “zona rossa”

02 Gennaio 2025
Arriva fino alla laguna di Venezia la contaminazione da sostanze per- e polifluoroalchiliche delle acque superficiali in Veneto. È uno dei dati emersi da "Operazione fiumi", la campagna d...

Video

La7 Malpelo: L'Ilva di Taranto (1/7)