I rapaci delle Alpi vittime del saturnismo

Stampa

Immagine: Pexels.com

Entro il 20 ottobre sono 500.000 le firme da raggiungere per poter avviare le procedure necessarie ad indire il referendum per l’abolizione della caccia. Ad oggi quelle raccolte sono circa 200.000. Una questione che evidentemente non tocca le corde dei più e che non suscita sufficiente interesse. Se questo non sarà il luogo per dilungarsi sulle ragioni che sottendono alla promozione di questa iniziativa, sarà però il luogo dove dare spazio a una riflessione sull’attività venatoria che solleva perplessità su una pratica anacronistica, spesso irrispettosa delle regole e probabilmente oggigiorno ormai poco giustificabile alla luce degli incidenti che provoca, dei danni ambientali di cui è causa, degli interessi economici che alimenta.

Quello su cui ci soffermeremo è un problema emerso in tempi recenti e legato a uno studio condotto su un campione di 252 esemplari di rapaci tra aquile reali e avvoltoi, raccolti feriti o morti in Europa centro meridionale. La ricerca, promossa da ERSAF – Direzione Parco Nazionale dello Stelvio e dalla Provincia di Sondrio, condotto in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna “Bruno Ubertini” e di ISPRA, ha evidenziato come il 44% degli animali analizzati (111 individui) mostrasse valori cronici di piombo superiori al normale e il 26% (66 individui) avesse livelli da avvelenamento clinico (saturnismo). Una scoperta riassunta in un video che racconta una silenziosa strage e che spiega come questo metallo pesante venga ingerito dai rapaci quando si cibano delle carni di animali colpiti dai cacciatori e non recuperati o delle viscere che i cacciatori di ungulati lasciano sul luogo di caccia per preservare le qualità organolettiche delle carni.

L’assunzione del piombo, inoltre, è facilitata dalla circostanza che pallini e proiettili si frammentano quando impattano contro il bersaglio, formando una grande quantità di schegge anche di piccolissime dimensioni che si irradiano nei tessuti della preda. Per di più spesso accade che i grandi rapaci si dedichino attivamente alla ricerca dei visceri degli ungulati lasciati sul terreno dai cacciatori, che rappresentano un ghiotto banchetto di facile accesso. È quanto è stato in molti casi osservato sulle Alpi e nei luoghi dove lo studio è stato condotto, segnalando in particolare l’abitudine delle aquile a seguire i movimenti stessi dei cacciatori, sapendo di poter beneficiare di un pasto assicurato senza troppo sforzo.

I numeri derivati dallo studio mettono in luce non solo l’elevata percentuale di animali intossicati, ma anche le gravi ripercussioni sulle popolazioni stesse dei rapaci, molte delle quali sono caratterizzate da uno stato di conservazione sfavorevole e sono oggetto di costosi interventi di conservazione da parte dell’Unione Europea e dei diversi Stati Membri.

Se il dibattito sull’abolizione della caccia chiama in campo ragioni molteplici che non esploreremo in questo frangente, certa è l’urgenza di superare questa problematica perlomeno introducendo il divieto all’utilizzo di munizioni al piombo per lo svolgimento dell’attività venatoria o in alternativa l’obbligo per i cacciatori di sotterrare le viscere di animali colpiti con proiettili al piombo. Altre strade? Esistono materiali atossici già ampiamente utilizzati in Paesi come la Danimarca, che da anni ha deciso di bandire dal mercato delle munizioni spezzate le cartucce al piombo destinate all’abbattimento degli uccelli acquatici.

Per preservare la salute dei grandi rapaci e garantirne la sopravvivenza sarebbe dunque fondamentale bandire in via definitiva le munizioni al piombo utilizzate per abbattere gli ungulati, sostituendole con “palle” costituite da materiale completamente atossico (ad es. il rame), in modo da rallentare la scia delle decine di grandi rapaci diurni che ogni anno si contaminano non solo sulle montagne italiane, ma anche nelle restanti parti d’Europa.

Nello stesso Parco Nazionale dello Stelvio (settori altoatesino e lombardo, il cui territorio copre circa il 60% della popolazione italiana di Gipeto e ospita anche 30 coppie di Aquila reale) dal 2011 è in atto un programma di contenimento della locale popolazione di cervo: tra il 2013 e il 2019 circa 3300 cervi sono stati abbattuti in quest’area utilizzando solo proiettili atossici, con soddisfazione dei circa 350 cacciatori coinvolti nel Piano di controllo. Si tratta di un’esperienza di successo che sarà utilizzata anche nei prossimi anni come esempio di “best practice” per 5 aree protette delle Alpi italiane, nell’ambito di un progetto LIFE intitolato “AlpsLeadFree” che è in fase di valutazione da parte dell’Unione Europea 

La problematica è vasta, ma le soluzioni tecniche sono già sul mercato e già praticate in alcuni siti europei e la strada si apre anche in Italia, come ad esempio sta succedendo nella Provincia di Sondrio. Serve un cambio di rotta nelle regole e nelle pratiche, ma anche nella cultura venatoria che, se non potrà essere cancellata, potrà almeno garantire impatti meno pesanti sulla fauna e sulla sopravvivenza delle specie. 

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

Ultime su questo tema

Il futuro è (era) in un volo d’ape

25 Giugno 2025
I servizi ecosistemici di cui l’uomo e l’ambiente beneficiano ogni giorno grazie all’impollinazione sono a rischio. (Alessandro Graziadei)

Ravenna: le contestazioni alla nave rigassificatrice BW Singapore

24 Aprile 2025
La contestazione al rigassificatore si inserisce in una critica più ampia a una politica climatica giudicata insufficiente e contraddittoria. (Rita Cantalino)

Da Campania Felix a Terra dei fuochi

22 Marzo 2025
In poche decenni la stessa area, prima chiamata Campania Felix, era la Terra dei fuochi. (Rita Cantalino)

La Francia pagherà per gli esperimenti nucleari realizzati in Algeria?

19 Febbraio 2025
L’Algeria cerca di obbligare la Francia a pagare per il suo passato coloniale. (Miriam Rossi)

Pfas, in Veneto sono oltre la “zona rossa”

02 Gennaio 2025
Arriva fino alla laguna di Venezia la contaminazione da sostanze per- e polifluoroalchiliche delle acque superficiali in Veneto. È uno dei dati emersi da "Operazione fiumi", la campagna d...

Video

La7 Malpelo: L'Ilva di Taranto (1/7)