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Big Jump 2013: un tuffo per fiumi e laghi puliti
Contaminazioni
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I fiumi e i laghi italiani costituiscono un patrimonio naturale importantissimo, che contribuisce a rendere unica l’Italia, ma la balneabilità dei fiumi, soprattutto nelle città, sembra oggi un’utopia. Come avevamo ricordato solo qualche mese fa, oltre la metà delle acque interne italiane sono contaminate dai pesticidi. Così a meno di 2 anni dalla scadenza imposta dall’Unione Europea per il ripristino del buono stato ecologico dei diversi ambienti acquatici, solo il 46% dei fiumi e il 37% dei laghi italiani non contengono inquinanti. La situazione non è migliore in Europa. Per questo il 14 luglio alle 15.00 decine di migliaia di europei si sono tuffati simultaneamente in 100 fiumi e laghi di tutta Europa per il Big Jump 2013, la campagna dell’European rivers network(Ern), per rivendicare la balneabilità di tutti i corsi d’acqua.
In Italia, dove l’iniziativa coordinata da Legambiente è giunta la scorsa domenica alla settima edizione, sono stati programmati 10 Big Jump in tutta Italia organizzati dai circoli territoriali del Cigno verde a cominciare da quello di Torino dove il tuffo nel Po è stato preceduto dalla presentazione del rapporto “Acqua per i nostri fiumi”. In Piemonte a Valchiusella, nell’omonimo torrente, e in Lombardia a Turbigo (Mi) sulle rive del Ticino, oltre al tuffo, atleti e neofiti si sono dilettati in prove gratuite di kayak e canoe canadesi. A Milano l’appuntamento è stato sulla riva sinistra del Lambro nell’omonimo parco dove, fin dal mattino, sono stati programmati laboratori per bambini, proiezioni e visite guidate storico naturalistiche. In provincia di Varese il Big Jump era a Malnate e in provincia di Lecco a Paderno d’Adda presso il traghetto di Leonardo ad Imbersago. Nel Lazio ci si è tuffati a decine: a Roma nell’Aniene e in provincia di Rieti a Varco Sabino nel Lago del Salto dove, proprio domenica, ha fatto tappa la Goletta dei Laghi, la campagna itinerante di Legambiente per il monitoraggio scientifico e naturalistico delle acque lacustri. Due tuffi collettivi sono puntualmente avvenuti anche in Sicilia: a Ragusa nel fiume Alcantara e a Catania, dove si sono ripuliti anche i rifiuti portati dalle piene. La domenica italiana è stata uno specchio della partecipazione europea che anche quest’anno ha lanciato un messaggio forte alle istituzioni locali e internazionali “affinché adottino tutte le politiche necessarie al ripristino, entro il 2015, del buono stato ecologico dei diversi ambienti acquatici”.
“Il tuffo ha voluto accendere i riflettori sulla salute dei fiumi e dei laghi che in particolare nel nostro Paese subiscono ancora le gravi conseguenze della presenza di scarichi inquinanti, depuratori spesso mal funzionanti e di una artificializzazione sempre più intensa - ha spiegato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente -. Interventi che oltre ad aggravare il rischio idrogeologico del territorio italiano hanno anche gravi ripercussioni in termini di qualità dei fiumi e delle acque. Perché l’acqua continui invece a svolgere la sua funzione naturale la tutela della qualità dei corsi d’acqua e dei laghi in Italia deve diventare una priorità per le istituzioni locali e nazionali”. Questo è quanto prevede anche la Direttiva Quadro (2000/60CE), recepita nel nostro Paese con il Dlgs 152/2006, che ha il compito di definire obiettivi di qualità per i diversi corpi idrici e prevedere misure atte a raggiungerli entro il 2015. In particolare, entro la data fissata, “i corpi idrici superficiali e sotterranei devono raggiunger il livello di qualità buono o mantenere quello elevato, nel caso sia già stato raggiunto”.
Per Legambiente “occorre dunque puntare rapidamente sull’integrazione di strategie volte a ridurre i prelievi e i carichi inquinanti; non solo con misure classiche come il potenziamento di fognature e di depuratori, ma anche innovative ed efficaci nei confronti del carico di origine diffusa, quali ad esempio la riqualificazione del reticolo di bonifica per trattenere gli inquinanti e la fitodepurazione” ha concluso Dezza. “I nostri corsi d’acqua possono e devono ritornare ad essere quelli di una volta, pieni di vita acquatica e con la possibilità di fare il bagno in sicurezza” ha dichiarato Giorgio Zampetti, responsabile scientifico Legambiente. “Oggi ne abbiamo la possibilità tecnica e legislativa, visto che l’Europa ci chiede di attuare entro il 2015 un piano per riportare le acque dei nostri fiumi a un buono stato, con moderati sintomi di inquinamento o di alterazione. Come Legambiente lavoreremo per spronare le istituzioni al raggiungimento di questo obiettivo”, soprattutto dopo che il Governo Letta e le lobby industriali hanno introdotto nel cosiddetto “Decreto del Fare” una norma di modifica del testo Unico sull'Ambiente che per il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ci fa ritornare all'anno zero nel settore delle bonifiche introducendo il principio che “chi inquina non pagherà più”.
Ancora una volta a quanto pare tra il dire e il fare delle istituzioni c’è di mezzo, in questo caso, più di un lago, a cominciare da quello di Garda, dove la Goletta dei Laghi di Legambiente sulla sponda veneta ha riscontrato 5 prelievi su 9 inquinati. Ad 8 anni dal varo della Goletta dei Laghi anche quest’anno i tecnici di Legambiente non hanno faticato a trovare situazioni critiche che minacciano l’ecosistema del Garda: “è bastato focalizzare l’attenzione sui sistemi di depurazione ancora oggi non adeguati alle reali necessità”. I risultati presentati il 9 luglio a Verona mostrano che sui 9 punti esaminati, 3 sono risultati fortemente inquinati: a Pai ed a Lazise, alla foce del torrente Marra e a Valeggio sul Mincio in località Salionze. Due quelli inquinati: le foci del torrente Gusa e del torrente San Severo, rispettivamente nei comuni di Garda e Bardolino. “Criticità che non nascono oggi - ha spiegato Simone Nuglio responsabile di Goletta dei Laghi - come dimostra il fatto che dal 2010 alcuni punti sono risultati sempre fuori dai limiti di legge. Il torrente Gusa, a Garda è risultato fortemente inquinato dal 2010. Malato cronico anche il torrente San Severo a Bardolino, che nel 2010 è stato segnalato come fortemente inquinato, mentre dal 2011 risulta inquinato. Da segnalare ancora il caso del torrente Marra a Lazise: un piccolo e breve corso d’acqua che, dopo un risultato entro i limiti nel 2012, torna a presentare una concentrazione di Escherichia coli tale da risultare fortemente inquinato come nel 2010 e nel 2011”. Tutto a posto all’imbarcadero a Malcesine, presso l’impianto di sollevamento a Torri del Benaco località Lido Brancolino, alla foce del rio Sermana a Peschiera del Garda (località Maraschina) e alla foce del Dugale a Castelnuovo del Garda in località Ronchi.
“Il nostro compito - ha concluso Nuglio - è quello di individuare le criticità dei bacini lacustri con particolare attenzione, non solo dove sappiamo esserci maggiore afflusso di bagnanti, ma soprattutto dove intravediamo un rischio più elevato di inquinamento, così come viene indicato dal decreto legislativo 116/2008. La nostra operazione non è in contrasto con chi ha la responsabilità di decretare la balneabilità, anzi siamo convinti possa ampliare lo sguardo d’insieme sul bacino e sul sistema territorio che insiste su di esso. Le analisi ci confermano, infatti, che la maggior parte dei problemi per il più grande lago italiano continua ad arrivare direttamente dai corsi d’acqua che ancora scontano i ritardi nel collettamento fognario e nella depurazione delle acque interne”. L’Europa ci da quindi una scadenza che è anche un’opportunità: avviare le azioni fondamentali per far ripartire l’economia dei territori dalla bellezza e da un’offerta turistica di qualità.
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